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BLACK SWAN (Cigno Nero)



Regia: Darren Aronofsky
Lettura del film di: Franco Sestini
Edav N: - 2010
Titolo del film: BLACK SWAN
Titolo originale: BLACK SWAN
Nazione: USA
Anno: 2010
Presentato: 67. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia - 2010 - In Concorso

È la storia di Nina, una giovane ballerina che è in ballottaggio con altre della compagnia di New York per sostituire Beth, la prima ballerina che si ritira dalle scene, nell’interpretazione di una nuova versione del Lago dei Cigni; dalle prime prove Nina appare adattissima per interpretare il “Cigno Bianco”, cioè la parte “pura” del personaggio, mentre è in difficoltà nell’entrare nel ruolo del “Cigno Nero”, laddove si richiede una maggiore passionalità specie quando c’è la scena della seduzione del giovane Principe.

 Due parole sulla vicenda del balletto: il cigno è in realtà una giovane donna che, a seguito di un sortilegio, è stata relegata nel corpo dell’animale; tale incantesimo si scioglierà solo quando riuscirà a fare innamorare di se un giovane Principe; la cosa avviene – nei confronti del Cigno Bianco, ma quando entra in gioco il Cigno Nero e la sua passionale sensualità, il Principe resta ammaliato da quest’ultimo e così al CignoBbianco, quindi alla purezza, alla semplicità ed alla trasparenza, resta solo la morte: egli si getterà nel vuoto e così troncherà la propria esistenza, raggiungendo quindi la “felicità” eterna.

Nella trasposizione del balletto, Nina eccelle nella parte del Cigno Bianco, in virtù della sua perfezione tecnica e della sua algida bellezza, sinonimo di purezza, mentre nel ruolo del Cigno Nero, una collega della ragazza, Lily, appena giunta a New York da San Francisco, mostra maggiore predisposizione.

Nina è sospinta in questa carriera dalla madre, anch’essa ballerina classica in gioventù, frustrata dal fatto di aver dovuto lasciare il balletto per la nascita della figlia; così facendo, la madre rende la ragazza completamente succube di una situazione in cui Nina è coccolata oltre misura da una madre possessiva e autoritaria.

Agli inizi delle prove per il balletto, Thomas, direttore artistico dello spettacolo, si accorge della scarsa sensualità della ragazza e la invita a “sciogliersi”, a dare libero sfogo alle proprie esigenze interiori, e – a scopo di “istruzione programmata” - le consiglia di cominciare a masturbarsi; la ragazza – ovviamente di nascosto alla madre – procede a questa forma manipolatoria e ne prova piacere, pur rimanendone turbata.

Intanto, il dualismo tra Nina e Lily è sempre più vivo e quest’ultima cerca in tutti i modi di strappare la parte per se; ed è qui che Nina comincia a forzare il proprio inconscio ed a liberarsi di tutta una serie di “paure” e di “tabù”, giungendo a uccidere – solo a livello psicanalitico – la rivale e liberando così tutte le proprie energie vitati, in particolare quelle sensuali, occorrenti per realizzare una splendida performance del Cigno Nero.

La prima dello spettacolo è un grande successo e incorona Nina come nuova grandissima “prima ballerina” del Teatro; ma la ragazza, nel suo atto liberatorio si è ferita gravemente – come avrebbe voluto fare con Nina – e giace sul materasso che ha raccolto la sua caduta “scenica”; il film non dice se la ragazza sopravvivrà o meno all’evento, ma, di fatto, lei non risponde alle acclamazioni del pubblico.

Il film è diviso in tre parti: nella prima assistiamo alla presentazione di Nina ed al suo avvicinamento alla parte di protagonista nel nuovo balletto; in questo blocco, è preponderante la figura della madre, sia come “assistente” della figlia e sia come consigliera della stessa; il fatto che Nina abbia la camera piena di pupazzi di peluche, come una bambina di dieci anni, testimonia la mancata crescita – in tutti i sensi – della ragazza che vive all’ombra di questa madre possessiva e autoritaria ed infatti, nell’ultima parte del film, la prima cosa che Nina – sulla via per ricercare una propria autentica realtà fisica e psicologica - riesce a gettare sono proprio questi pupazzi.

Nella seconda parte del film, vediamo il progredire delle prove del balletto e l’impegno che il direttore artistico pone nel trasformare la “perfezione” di Nina in una esaltazione della propria essenza di donna, condizione che pare riuscire molto meglio a Lily.

Nella terza parte, abbiamo la presa di coscienza di Nina in base alla quale la ragazza cerca di superare tutte le proprie “costrizioni psicologiche”, in primis la madre, ma anche la sensualità di Lily che viene sbandierata in una strana serata in discoteca, alla quale Nina partecipa; in questo blocco, abbiamo anche il seguito della serata in discoteca: Nina, che rientra tardi e mezza sbronza, arriva in ritardo alla prova generale della mattina dopo e trova il proprio ruolo assegnato, sia puyre provvisoriamente,  a Lily: da lì il primo “modo” psicologico di superare la propria condizione: in una feroce litigata, ferisce la rivale e quindi riassume il suo ruolo principale; ovviamente tutto questo avviene a livello puramente inconscio, in quanto Lily, nella realtà, è perfettamente sana e senza alcuna ferita.

Da questa forma strutturale, possiamo trarre una significazione che recita, grosso modo così: l’essere umano deve riuscire sempre ad individuare la sua reale essenza interiore, al fine di realizzare, anche se solo fisicamente, quello che gli viene prospettato dalla vita; e solo così potrà realizzare alti traguardi e restare impresso nella memoria degli altri.

L’autore del film, già premiato l’anno scorso alla Mostra di Venezia con il discusso “The Wrestler”, continua nella sua tematica che abbina alla fisicità dei ruoli l’indispensabile interiorità dell’individuo chiamato ad affrontare le esperienze della vita; come si vede, possiamo parlare di un passo avanti, dato che in quel film l’impegno del protagonista è mirato alla “lotta libera - wrestling”, mentre adesso siamo passati al mondo del balletto; ma in entrambi i casi, la forza che l’uomo deve mostrare, occorre che sia supportata da una precisa liberazione del proprio inconscio dalle scorie accumulatosi nel passato.

Se vogliamo continuare nel paragone, il film dell’anno scorso aveva forse una maggiore spettacolarità e quindi il botteghino ne risentiva positivamente, ma in questo ultimo lavoro, si può notare una maggiore maturità artistica, anche se costellata da qualche difficoltà nella presentazione dei due universi della ragazza – il presente reale e l’inconscio – cosicché lo spettatore a volte può restare un po’ confuso nello sciogliere la narrazione.

C’è poi un’altra assonanza con il film precedente: in “The Wrestler” il regista ha avuto il merito di individuare un grande protagonista in uno smarrito Michey Rourke ed in questo ultimo ha scelto una portentosa Natalie Portman per il ruolo di Nina che sulla base di una interpretazione formidabile per forza e precisione, si candida per la Coppa Volpi: staremo a vedere se nel prosieguo della Mostra troveremo di meglio.

(Franco Sestini)
 


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