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HAPPY FEW



Regia: Antony Cordier
Lettura del film di: Franco Sestini
Edav N: - 2010
Titolo del film: HAPPY FEW
Titolo originale: HAPPY FEW
Nazione: FRANCIA
Anno: 2010
Presentato: 67. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia - 2010 - In Concorso

È la storia di due coppie di mezza età – entrambe con figli – le quali, a seguito di varie circostanze, si ritrovano e si mettono a fare quello che in gergo tecnico si chiama “lo scambio di coppie”, cioè gli uomini si scambiano le rispettive mogli e viceversa, incontrandosi a turno in casa di una delle coppie, dove effettuano giochi di sesso sempre più arditi e complicati, quello che, insomma, ognuno di loro ha sempre avuto in testa ed ora ha la possibilità di realizzare nella realtà.

Una buona parte del film è realizzato in gran parte con scene rappresentanti gli incontri a scopo sessuale delle due “nuove” coppie; ovviamente, mi dimenticavo di dirlo ma credevo fosse logico dedurlo, di “amore” non si parla mai, anche se si usano, magari impropriamente, i termini innamoramento, volersi bene, eccetera, ma comunque il sentimento, per quello che significa a mio parere, non fa mai capolino nell’intera vicenda.

La storia procede su questo binario unico e, salvo alcuni piccoli intoppi, le situazioni sono sempre le medesime: scene di sesso a letto o in altri luoghi e alternati tra le due coppie che si sono riformate; è chiaro che ogni tanto sorgono degli intoppi, soprattutto delle domande che qualcuno del quartetto pone al proprie partner attuale e che consistono in paragoni o confronti circa l’efficienza sessuale dell’altro o le prestazioni degli ultimi tempi e, soprattutto, sulle dimensioni dell’apparato dell’”altro”; tutto questo, dopo avere provocato un iniziale imbarazzo, ma niente di più, viene facilmente superato e così il  tran tran continua ad andare avanti con lo stesso ritmo e le stesse “procedure”.

Un incidente che riveste un rilievo maggiore è quello che accade quando la figlia di una delle due donne, scopre – in occasione di un party comune aperto anche ai figli – il diario della padrona di casa e se lo porta via; brutta l’azione della bimba e, soprattutto, cosa disdicevole il fatto di averlo letto; cosa ancora peggiore, però, è l’avere confidato alla madre di esserne in possesso e di averglielo consegnato; quest’ultima, con una azione comprensibile ma indegna, si mette a leggerlo e scopre le considerazioni della “rivale” – quasi tutte, ovviamente,  di carattere sessuale – circa le prestazioni del partner.

Direi anzi che, a livello di vicenda, è proprio questo l’elemento che fa scoppiare la bomba: l’iniziatrice del quartetto (dopo aver confessato di avere avuto una precedente relazione con l’altro coniuge) annuncia a tutti l’intenzione di porre fine alla torbida situazione e, dietro alla sua dichiarazione d’intenti, anche gli altri, sia pure di mala voglia, si adeguano alla decisione e sciolgono il quartetto.

Il film si compone di tre grossi blocchi con molte sequenze che possiamo definire “ripetitive”, in quanto appaiono in varie parti del film con caratteristiche molto simili tra loro; la prima parte presenta i quattro personaggi e l’incontro tra Rachel, creatrice di gioielli in metallo non nobile, e Vincent, realizzatore di siti web che avviene nell’”officina” della donna e prosegue nella casa della stessa con una cena delle due coppie, durante le quali avvengono le prime avances, che presto si concludono in una sorta di “patto”: nessuna regola e costrizione alle prestazioni sessuali, ma un obbligo che dice come gli incontri possano avvenire soltanto se anche l’altra “nuova coppia” è libera da altri impegni e quindi disponibile per fare sesso.

C’è poi il secondo blocco di sequenze che ha, come accennavo sopra, diverse ripetitività in quanto la gamma delle prestazioni sessuali ha una sua “fine”, dopo la quale esiste solo la ripetizione e nel film abbiamo proprio questa situazione: è insomma una sequela di “incontri”, tutti votati ad un unico scopo.

La terza parte prende l’avvio dal problema del diario rubato e riconsegnato a Rachel e giunge fino all’epilogo, con i quattro che riprendono le rispettive strade iniziali con le coppie originarie che vanno a ricomporsi; in questo ultimo blocco, abbiamo ancora degli accenni a problemi sentimentali, accenni che portano a farci comprendere ancora meglio l’assenza di qualunque sentimento amoroso e la presenza soltanto dell’abitudine al rapporto “diverso”.

Per cui, possiamo trarre qualche scarna conclusione, dato che siamo in presenza di una struttura narrativa non proprio felicissima e piena di grosse lacune; l’autore sembra dire che il sesso, sia pure esercitato nei modi più vari e appaganti, da solo non è sufficiente a tenere insieme un uomo ed una donna e neppure due uomini e due donne; per questo occorre il collante logico ed ormai ben conosciuto e cioè l’amore, cosa che nel film non compare affatto.

Detto questo circa la significazione dell’opera cinematografica, dobbiamo però aggiungere che l’intera narrazione è pervasa da una continua “amoralità”, magari di gran moda nei tempi moderni ma ancora non accettata da molti di noi. Ed inoltre il “modo” cinematografico con cui viene trattata la materia è sempre votato alla esposizione delle nudità e degli atti sessuali e mai contiene un qualche accenno a sentimenti e simili.

Una notevole lentezza nei ritmi narrativi e una non splendida recitazione dei quattro protagonisti, mi induce a considerare il film come un’opera non meritevole di grande rilievo specie in una rassegna come la Mostra di Venezia.

(Franco Sestini)
 


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