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SOMEWHERE



Regia: Sofia Coppola
Lettura del film di: Franco Sestini
Edav N: - 2010
Titolo del film: SOMEWHERE
Titolo originale: SOMEWHERE
Nazione: USA
Anno: 2010
Presentato: 67. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia - 2010 - In Concorso

È la storia di Johnny Marco, un giovane attore cinematografico di successo, che viene caratterizzato, sin dall’inizio, con due precisi elementi: possiede e guida una rombante Ferrari nera e vive nel leggendario Hotel Marmont dove ha una grande suite (più grande di qualunque appartamento medio); l’esistenza del giovane trascorre in un torpore languido e costellato da ragazze che “transitano” per il suo letto e da pasticche del quale egli fa un uso eccessivo; nella prima sequenza, probabilmente perché in preda a droghe e alcool, lo vediamo cadere dalle scale e fratturarsi un braccio e così, per quasi tutto il film, lo vediamo con il braccio al collo o comunque impedito nella completa funzionalità dell’arto.

Johnny è sposato ed ha una figlia che, dopo l’immancabile divorzio, abita con la madre e veder il padre saltuariamente; in una di queste occasioni la figlia undicenne Cleo, ci viene presentata come una ragazzina vispa e molto sveglia, ma allo stesso tempo assai affezionata al padre, affetto peraltro ricambiato….almeno fino a quando lei è con lui; la ragazzina dice di essere affezionata anche alla madre, ma anch’essa non sembra molto “presente” nella vita della bambina.

Dopo alcune sequenze che ci servono ad inquadrare sia il personaggio “divo” e sia l’ambiente che lo circonda – particolarmente esplicativa quella della ripresa fotografica per una pubblicità con successiva conferenza stampa – abbiamo il primo “perno strutturale” del film: preannunciata da una telefonata in cui la madre “impone” a Johnny di occuparsi della bambina “per un po’ di tempo”, dato che lei dovrà andarsene in giro per riflettere, Cleo piomba nell’albergo occupato dall’attore e inizia così una vita “a due” che, se da una parte fa piacere al padre ed alla ragazzina, dall’altra modifica le abitudini – strane finché si vuole ma sempre abitudini – di Johnny che si trova a dover incontrare di soppiatto le numerose ragazze che sono use frequentare la propria camera.

C’è poi la sequenza che include il viaggio fino a Milano, dove a Johnny viene assegnato il Telegatto d’Oro: il tutto serve a ribadire che il mondo dello star system è regolato da strane regole e in questo mondo il giovane cantante s’imbatte in tutta una serie di stereotipi classici di questa spcoetà, dalla valletta desiderosa di portarselo a letto per fare carriera, al produttore che cerca di ben figurare, per mezzo dell’attore, con le autorità che potranno poi sborsare i soldi per un futuro film, fino all’apparato che viene messo in moto ogniqualvolta Johnny decide di spostarsi.

E al termine della serata di gala per la consegna dei premi, Johnny ha il primo moto di repulsione che possiamo registrare nel film per tutto il sistema che lo gestisce ma al tempio stesso gli permette di condurre una bella vita: in compagnia di Cleo, senza avvertire nessuno, si imbarca per l’America e rientra a Hollywood, ma trova difficoltà a riprendere la stessa vita; sembra che qualcosa si sia “rotto” dentro il giovane che addirittura si rivolge alla ex moglie e – confessandole di sentirsi una “nullità” – le chiede di aiutarlo, cosa che la donna si guarda bene dal fare, lasciandolo con le sue pene assolutamente irrisolte.

E così, prima di accompagnare la figlia al campeggio estivo, disdice la camera al Marmont e chiede di “impacchettare” tutta la sua roba, in attesa che lui passi a ritirarla; quindi, nella sequenza finale, Johnny accompagna la figlia al campeggio estivo e raccoglie i pianti di Cleo che si sente trascurata da entrambi i genitori (la madre ha bisogno di riflettere “da sola” ed il padre vede la figlia solo quando può); a questo punto, dopo aver lasciato la figlia a destinazione, prosegue per una lunga strada e, giunto ad un certo punto, si ferma da un lato e, spento il motore e lasciata la chiave nel quadro, scende dall’auto e si incammina a piedi verso….cosa? Ci sarebbe da dire “da qualche parte”, come recita il titolo del film; comunque non si sa, il film non lo dice, ma sicuramente verso un futuro diverso da quello che ha avuto fino ad allora.

Il film acquisisce meriti soprattutto dall’analisi dell’ambiente dello star system, con le sue contraddizioni, con le sue furberie e con le sue sciocchezze presentate come cose intelligenti;  in questo contesto non esiste una sola persona che possa rappresentare degnamente l’”homo sapiens” se escludiamo la giovanissima Cleo e di questo Johnny si rende conto dopo moltissimo tempo che si è abbeverato a quella fonte allo stesso tempo amara e dolcissima.

L’altra ricerca è quella della significazione della vicenda e da questa possiamo trarre una questa considerazione:  un individuo, dopo aver avuto la “fortuna” di far parte di questo sistema e di aver potuto provare tutte le sue dolci cose, si accorge – a seguito di un evento che lo costringe a ricominciare a “pensare” – che tutto questo è uno zero assoluto che non può fare altro che generare delle “nullità, così come si è definito il giovane attore; per vincere la battaglia contro questo sistema, bisogna uscirne e combatterlo dall’esterno e infatti Johnny fuggirà da tutte le confortevoli situazioni che ha vissuto fino a quel momento (l’ultima ad essere abbandonata è la Ferrari) per cercare qualcosa di diverso; l’autrice non ci dice, ovviamente, cosa ricercherà il giovane, ma sicuramente il suo futuro sarà improntato ad una maggiore verità verso gli altri e verso se stesso.

Il film, molto ben recitato dai due attori principali, Stephen Dorff nel ruolo di Johnny ed Elle Fanning in quello di Cleo, scorre bene a livello narrativo e si presenta come un lavoro di buona godibilità, così da rendere felice il botteghino; sotto l’aspetto della struttura narrativa, non mi è apparsa totalmente convincente – sotto il profilo cinematografico - la presa di coscienza di Johnny circa la falsità del mondo nel quale ha vissuto fino a quel momento, circostanza che determina il finale ad effetto che è una buona soluzione filmica, ma che sarebbe stato ancora migliore se fosse stato supportato da una maggiore chiarezza nella narrazione dell’ultima parte del film.

Comunque, la brava Sofia Coppola si sta avvicinando sempre più alle prestazioni del “grande” genitore Francis Ford, ed è probabile che possa ancora migliorare sia sotto l’aspetto della cura della struttura e sia per quanto riguarda la gestione completa del cast.

(Franco Sestini) 
 


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