POTICHE
Regia: Francois Ozon
Lettura del film di: Franco Sestini
Edav N: - 2010
Titolo del film: POTICHE
Titolo originale: POTICHE
Cast: Catherine Deneuve (Suzanne), Gérard Depardieu (Babin)
Sceneggiatura: Francois Ozon
Nazione: FRANCIA
Anno: 2010
Presentato: 67. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia - 2010 - In Concorso
È la storia di Suzanne, una donna non più giovanissima ma ancora piacente, sposata con Robert, un ricco industriale che dirige la fabbrica di famiglia che produce ombrelli, con pugno di ferro e, allo stesso modo gestisce le faccende domestiche: la moglie viene considerata alla stregua di un “vaso di valore” (da qui il titolo del film) che non deve occuparsi di niente se non di gestire le faccende domestiche; anche i figli – già adulti - non hanno voce in capitolo nella vicenda dell’azienda di famiglia e vengono relegati a livello di semplici spettatori non autorizzati a intromettersi.
Siamo nel 1977 e le lotte sindacali sono molto accese e vivaci: cominciano le prime de-localizzazioni aziendali e il sindacato autorizza e addirittura fomenta diversi scioperi; in uno di questi, effettuato nella fabbrica di Robert, il titolare è tanto esagitato da arrivare a colpire con un pugno un operaio che è anche sindacalista: da qui la decisione del Consiglio di Fabbrica di prendere in ostaggio Robert fino alla conclusione della vertenza.
L’intervento di Babin, esponente del Partito Comunista, sindaco della cittadina dove ha sede l’Azienda e deputato in Parlamento (nonché piccola “scappatella” di gioventù per Suzanne), agevola la svolta nelle trattative che hanno uno sblocco nella liberazione di Robert a patto che qualcun’altro della famiglia ne prenda il posto nella discussione e soluzione della vertenza in atto; rientrato a casa, Robert apprende le condizioni e in preda ad una crisi di collera, viene colpito da un infarto che lo porta diritto diritto in Ospedale per una quindicina di giorni (almeno); in questo lasso di tempo chi gestirà l’Azienda? Malgrado le sue molteplici e ripetute riluttanze, viene scelta Suzanne, finora mostratasi come “semplice ochetta”, per gestire la fabbrica e, in prima istanza il contenzioso con gli operai.
La donna si dimostra molto al di sopra di ogni più rosea aspettativa: riesce ad ingraziarsi gli operai e ne ottiene una fattiva collaborazione; affronta anche il problema della situazione contabile ed amministrativa della fabbrica ed attua profondi cambiamenti; infine riesce a fare entrare nello staff dirigenziale dell’azienda anche i due figli che, fino a quel momento, non ne avevano voluto sapere.
Tutto procede per il meglio, fino a quando Robert non viene dimesso dall’Ospedale e, dopo una gita in Grecia per ritemprare le forze, si ripresenta in fabbrica per riassumere il suo posto di “Capo Indiscusso”; ma qui ha la sorpresa di trovare una moglie completamente diversa da quella che aveva lasciato: Suzanne è un’altra donna e non è disposta a mollare la posizione acquisita, tant’è vero che arriva fino a convocare il Consiglio di Amministrazione (che poi è quasi un consiglio di famiglia) per contare i voti favorevoli a lei e quelli che sono per Robert: per pochissimo, il marito riesce a scalzarla e – guarda caso – l’ago della bilancia che vota per il padre anziché per la madre è proprio la figlia (sia pure sotto una specie di ricatto paterno), primo esempio di quello che poi continuerà a verificarsi nel movimento femminista, dove sono state proprio le donne a fare pollice verso alle loro simili.
Comunque, Suzanne non demorde e, sia pure rientrata nell’alveo domestico, non ha abbandonato i sogni di lotta a favore della gente: è così che alle prime elezioni politiche, si candida alla Camera dei Deputati ed ha come avversario proprio Babin, la sua “scappatella” giovanile, che, peraltro le avrebbe fatto anche delle profferte in tarda età, cosa che la donna rifiuta sia pure con garbo e dignità, ma lasciando l’uomo profondamente deluso.
Al termine del film abbiamo Suzanne che può gioire per l’elezione al Parlamento e mentre il figlio sta festeggiando con lei, il marito Robert, viene visto mentre assiste alla trasmissione televisiva che sancisce il trionfo della moglie: è con la figlia, emaciato, con in braccio i nipotini e con un’aria dimessa e malaticcia, tutto il contrario di come l’avevamo visto finora; Suzanne, dal canto suo sta già facendo i progetti per la nuova avventura parigina e, come prima mossa, “ruba” la segretaria/amante del marito e l’assume come sua assistente; ci sarebbe da chiedersi se l’avventura femminista non stia prendendo una strada diversa!!
Il film è diviso in tre grossi blocchi: il primo ci mostra la figura di Suzanne che compie le sue azioni quotidiane, dal jogging mattutino alla preparazione del pranzo, insomma tutte quelle cose che fa una cosiddetta “donna di casa” e lei ne è il prototipo esemplare; nel secondo blocco abbiamo la donna impegnata nella direzione della fabbrica e ci vengono mostrate le qualità di negoziatrice della donna unite ad un grande buon senso che l’aiuta a superare ogni ostacolo; nella terza parte assistiamo alla lotta, prima con il marito – che riesce ad estrometterla con un ricatto nei confronti della figlia – e poi con Babin per la conquista della vittoria nella elezione alla Camera dei Deputati.
Realizzato con una struttura lineare che usa pochi flash back – tutti bene individuabili – il film non mostra molte difficoltà di comprensione e quindi possiamo giungere facilmente alla significazione della vicenda, dicendo che l’autore ha voluto dare una dimostrazione di come le donne abbiano un loro ruolo sia nel mondo della politica che in quello degli affari e che lo saprebbero svolgere con acume e puntualità se non avessero contro tutta una sequela di pregiudizi che derivano proprio dal fattore del sesso. Il film tratta argomenti di attualità nel 1977, ma potremmo attaccarlo all’attualità senza che niente ci sia da aggiungere o da togliere.
I due grandi vecchi (non me ne vogliano per il termine che uso in modo affettuoso) danno prova ancora una volta della loro grandissima classe: sia la Deneuve, che è indubbiamente la protagonista del film, che Depardieu (ingrassato forse per l’occasione?) sono come sempre all’altezza dei loro ruoli e quando appaiono sullo schermo, illuminano così tanto la scena da mettere in ombra tutti gli altri, pur bravi, comprimari.
Per concludere, un film che, pur nella sua semplicità espressiva, rispolvera un tema caro agli anni ‘70/’80, ma ancora non del tutto risolto.