ANGELE ET TONY
Regia: Alix Delaporte
Lettura del film di: Adelio Cola
Edav N: - 2010
Titolo del film: ANGELE ET TONY
Titolo originale: ANGELE ET TONY
Nazione: FRANCIA
Presentato: 67. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia - 2010 -Settimana della critica
La protagonista, ANGELE; ha ventisette anni e da due anni non vede il figlio, affidato dal giudice legalmente ai nonni dopo die anni di carcere della madre. Ella lo vuole almeno rivedere; la legge non le permette di riprenderselo con sé. Ora è costretta a sbarcare il lunario servendosi di stratagemmi. Cerca lavoro (più volte la vediamo pedalare allo scopo sulle strade della provincia con una bicicletta rubata), ma non sa fare quasi niente. Casualmente s’incontra con l’uomo della sua vita (il marito è morto), TONY , un povero pescatore in casa con madre anziana. Storia di due solitudini: generoso e rispettoso lui, scorbutica e provocante lei (la prima inquadratura del film la esibiva ‘in braccio’ ad uno sconosciuto, che le regala un pupazzetto asiatico). Eppure con il passare del tempo s’intendono e iniziano a coltivare sentimenti d’amicizia. Il problema del bambino sembra irrisolvibile, (“regalalo tu questo ‘pupazzetto’ a lui, da me non lo accetta!”, chiede al nonno), vede la madre come un’estranea. “Bisogna capirlo, dargli tempo, capirà!” La madre è fiduciosa e aspetta che la cosa maturi. I due decidono di sposarsi: “Il matrimonio può rendere facilitare l’affidamento del figlio”. Ogni difficoltà verrà risolta e la nuova famiglia andrà con fiducia incontro al futuro.
Detta così, la storia sembra quasi banale nel prevedibile svolgimento. La preziosità del film è nel disegno (starei per dire nella ‘scultura’!) dei caratteri dei due protagonisti. Molto distinti e quasi contraddittori all’inizio, evolvono lentamente maturando e affinando i rapporti umani affrontando in comune i comuni problemi sociali ed economici. Anche la madre di lui, che era la meno disposta ad accettare in casa una ex carcerata, cede infine riconoscendo che la scelta del figlio è sincera e maturata dalle prove affrontate con solidarietà affettuosa. Quello che sembrava offrire ostacolo alla soluzione del progetto era il figlio minore del futuro sposo, non ancora rassegnato alla perdita del padre annegato in mare sei mesi prima durante una battuta di pesca e mai ritrovato. (Questa poteva diventare una seconda storia all’interno della storia di Angèle et Tony, ma la regista è abilmente sfuggita al pericolo di comprometterne la struttura portante. L’interprete femminile è molto abile nel mantenere con coerenza lo spigoloso temperamento della protagonista, che soltanto alla fine, abbigliata da sposa novella, concede sereni sorrisi alle riprese. Tony suscita simpatia e tenerezza con i suoi modi gentili e rozzamente signorili: è un pescatore buono e generoso. Anche il bambino evolve e s’aggrappa felice alla madre, quando l’affetto lo spinge istintivamente fra le sua braccia .
La storia è bella, narrata, diretta e interpretata bene. IL film figura degnamente nella selezione di quelli della settimana della critica del festival veneziano. (Adelio Cola)