LA PASSIONE
Regia: Carlo Mazzacurati
Lettura del film di: Andrea Fagioli
Edav N: - 2010
Titolo del film: LA PASSIONE
Titolo originale: LA PASSIONE
Nazione: ITALIA
Anno: 2010
Presentato: 67. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia - 2010 - In Concorso
Gianni Dubois, cinquantenne regista cinematografico in crisi di ispirazione, non realizza un film da cinque anni e adesso che avrebbe la possibilità di dirigere una giovane stella della tv non riesce a farsi venire in mente una storia nonostante le minacce del produttore. Come se non bastasse, una perdita d’acqua nel suo appartamento in Toscana ha rovinato un affresco del Cinquecento nella chiesetta adiacente.
Per evitare una denuncia e una pessima figura, Gianni deve accettare la proposta del sindaco del paese: dirigere la sacra rappresentazione del venerdì santo in cambio dell’impunità. Così si ritrova a passare una settimana nel caratteristico borgo toscano nel tentativo di mettere in scena i vari episodi della Passione: dall’Ultima cena alla Crocifissione. Ma deve anche pensare al film per Flaminia Sbarbato, la diva del piccolo schermo che non ne può più di aspettare. Quando tutto sembra sfuggirgli di mano, Gianni incontra Ramiro, un ex detenuto, pieno di buona volontà e spiantato quanto basta, a cui il regista aveva tenuto un corso di teatro durante la reclusione. Le cose sembrano prendere la strada giusta, ma non per molto: un brutto litigio con Flaminia manda all’aria il film, mentre Ramiro, avvisato da un ex complice, è costretto a fuggire perché ricercato dalla Polizia. A complicare la faccenda ci si mette anche un pessimo e vanitoso attore locale (Manlio Abbruscati) a cui è stata affidata la parte principale, quella di Gesù.
Quando tutto sembra perduto (nel frattempo Gianni ha mandato anche il produttore a quel paese), all’ultimo momento ricompare Ramiro, nei panni di Gesù, in sostituzione dell’infortunato Abbruscati (caduto sotto la croce). La sacra rappresentazione, tra non poche peripezie anche a causa della stazza di Ramiro, va comunque in scena. Vi partecipano tutti gli abitanti del borgo, compresi sindaco e assessori, ma soprattutto la giovane e bella polacca, Helga, che lavora nel bar del paese.
Film sostanzialmente di vicenda, LA PASSIONE affronta in chiave ironica e comica il tema della mancanza di creatività nella comunicazione (sia essa cinematografica che televisiva), ma anche il malcostume che ormai sembra aver contagiato persino la provincia italiana.
Al regista si chiede un’idea non perché debba comunicare qualcosa, ma perché possa soddisfare i capricci di un’attricetta diventata una star grazie al personaggio televisivo interpretato. Oppure gli si chiede di dirigere la sacra rappresentazione sotto il ricatto di una denuncia alle belle arti da parte di un assessore (al quale non a caso è affidato il ruolo di Giuda) in un paese dove la segretaria del Comune gioca con la Settimana enigmistica, mentre la bidella della scuola addirittura con il game boy.
Ma quello che alla fine prevale è il modo con cui il regista ha tratteggiato le caratteristiche umane di alcuni personaggi, che per sensibilità e inadeguatezza sono più esposti degli altri alle difficoltà della vita. Primo fra tutti Gianni Dubois, che non compare nemmeno nell’«Albero del cinema italiano», ma che alla fine (sotto una pioggia battente in un paese in cui il Vnerdì Santo non piove da anni) si accorgerà di avere per una volta combinato qualcosa di buono e sognerà per il suo film impossibile, ambientato in parte in Scandinavia, non più l’isterica Flaminia Sbarbato bensì la dolce Helga dalla quale è rimasto affascinato sin dal suo arrivo in paese e della quale ha segretamente seguito (da dietro le persiane) la tormentata storia d’amore con un pianista.
Da segnalare, in questa chiave, il personaggio di Ramiro, il più positivo: quello che compra tutte le copie del giornale per nascondere a Gianni quell’«Albero del cinema italiano» in cui nemmeno compare («sarà perché il cognome Dubois sembra straniero»); quello che s’improvvisa improbabile Gesù extra large pur di salvare la rappresentazione («ma oggi anche Gesù se tornasse sarebbe grasso», dice con molta tenerezza Gianni a Ramiro contraccambiando l’attenzione). A Ramiro si devono anche le sortite migliori del film, a partire dalla sequenza in cui non riesce a fotocopiare il copione della sacra rappresentazione perché sono guaste le fotocopiatrice del Comune e della scuola e decide di dettarlo (come se fosse appunto un dettato) ai bambini della scuola elementare.
Il film di Mazzacurati, che non scade di tono pur affrontando un tema a rischio come quello della Passione (un po’ al limite solo l’Ultima cena con i bicchieri di palstica), è senz’altro divertente, piacevole e ben recitato. Niente di più. Nelle sale sarà sicuramente un successo, ma alla Mostra del Cinema non ha molto da dire. (Andrea Fagioli)