POST MORTEM
Regia: Pablo Larrain
Lettura del film di: Franco Sestini
Edav N: - 2010
Titolo del film: POST MORTEM
Titolo originale: POST MORTEM
Nazione: CILE
Anno: 2010
Presentato: 67. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia - 2010 - In Concorso
È la storia di Mario, un “funzionario” come egli ama definirsi, ma in effetto un impiegato addetto a ricevere sotto dettatura le considerazioni dell’anatomo-patologo sulle autopsie che vengono eseguite; lo incontriamo mentre scrive le risultanze del medico circa una ragazza morta per assenza di nutrizione e di idratazione, cioè, in parole povere, di fame e di sete.
Terminato il proprio turno di lavoro, Mario si dirige verso la sua abitazione; siamo nel 1973 e le manifestazioni dei comunisti a favore di Salvador Allende si susseguono numerose, ma Mario non se ne cura: ha la sua passione segreta, la dirimpettaia Nancy, ballerina di un cabaret, e non vede l’ora di mettersi a spiarla dalla finestra; un giorno, andato nel locale dove la ragazza si esibisce, scopre che il proprietario sta per licenziarla perché “è troppo secca” e lui si decide a presentarsi nel suo camerino per rincuorarla e ricolmarla di complimenti, poi l’accompagna a casa, ma sono interrotti da uno dei soliti cortei che inneggiano al “popolo” e la ragazza incontra un giovane – che poi si rivelerà il suo amante – che le impone di uscire dall’auto e di andarsene con lui nel corteo.
Intanto la situazione politica ha i ben noti eventi: i militari s’impadroniscono del potere dando luogo ad una vera e propria carneficina nei confronti dei dissidenti; tutti questi cadaveri affluiscono all’obitorio, cosicché il nostro Mario viene oberato di lavoro, insieme agli altri collaboratori; uscito dal proprio ufficio, si reca a casa e consuma un misero pasto composto da un uovo e da un po’ di riso; rivede Nancy e arriva a dichiararle il proprio amore, ma la ragazza accetta soltanto di ascoltarlo, senza degnarsi di rispondere.
La situazione del Paese precipita e i cadaveri si ammucchiano all’obitorio; Nancy nel frattempo è sparita da casa e Mario è in forte trepidazione per la sua sorte, tant’è vero che s’informa dalle autorità, senza peraltro ricevere alcuna notizia; una sera Nancy appare a casa di Mario al quale confessa di essere rimasta sempre nascosta nella soffitta di casa e lo prega di fare ricerche del padre e del fratello; Mario si sta immaginando il proprio futuro insieme alla bella Nancy e intanto provvede a sfamarla – sempre con uova e riso – nella vana ricerca del suo amore; l’unico gesto che la ragazza fa nei suoi confronti, è una rapida e fugace masturbazione, dalla quale anche Mario rimane sconcertato e sicuramente non appagato.
La ragazza è nascosta in soffitta, in un pertugio ricoperto da un armadio che lo nasconde alla vista della gente e così Mario la trova insieme all’amante che si permette di chiedergli di portare un po’ di sigarette: Mario esce dal nascondiglio ma oltre all’armadio ci mette dietro tutta una sfilza di mobili e suppellettili che ci sono nel locale, sedie, reti da letto eccetera, precludendo in questo modo l’apertura della porta dall’interno e l’uscita dei due amanti.
Dopo di che, esce dalla stanza e se ne ritorna tranquillamente a casa propria; la ragazza rimane chiusa dentro e sarà la stessa della quale vediamo Mario repertare la morte per inedia.
Il film, quindi, inizia con una scena che cronologicamente andrebbe collocata al termine della narrazione, ma questo non inficia assolutamente la comprensione della significazione, in quanto – oltre che avere riconosciuto la ragazza sul tavolo delle autopsie – la presenza di quelle immagini in quel particolare momento, non sposta la struttura narrativa che poi seguirà.
E vediamola questa struttura: oltre all’ immagine iniziale che possiamo definire un “prologo”, anche se in effetti rappresenta l’epilogo della vicenda, abbiamo il corpo del film che è suddiviso in tre parti: nella prima l’autore si propone di tratteggiare al meglio la personalità di Mario che vediamo al lavoro, un po’ imbranato e a casa, un po’ misogino e pieno di complessi aventi l’unico sfogo in in una sessualità che il nostro realizza in forma, diciamo così, “autonoma”.
Nella seconda parte abbiamo l’approccio con Nancy e i primi sogni di un rapporto regolare poi frustrato dall’apparire dell’amante della ragazza; sul posto di lavoro Mario è ancora lo stesso, imbranato e poco disponibile ad imparare altre cose, neppure l’uso della macchina da scrivere elettrica che faciliterebbe il grande lavoro che il golpe militare ha portato alla struttura.
Nella terza abbiamo l’epilogo della vicenda con l’acquisizione della consapevolezza di essere stato preso in giro dai due giovani e la vendetta che Mario consuma in modo tremendo.
Come corollario alle vicende di Mario e delle persone che egli si trova a frequentare, abbiamo la situazione drammatica nella quale si viene a trovare il Cile dopo l’uccisione di Salvador Allende e la presa del potere dei militari; non a caso, per legare i due filoni, l’autore conduce sul tavolo delle autopsie anche l’ex Presidente cileno, anch’esso repertato da Mario e dalla collega su indicazione del solito medico patologo e anch’esso barbaramente ucciso come gli altri anche se cercano di farlo passare per un suicidio.
E quindi cerchiamo di trovare qualche significazione al “modo” come il regista ci propone l’opera: anzitutto il legare la barbarie dei militari con l’altrettanta ferocia con cui Mario uccide l’amata ed il suo amante, ci induce a qualche riflessione: anche Mario si comporta in modo bestiale sia perché “provocato” dai due amanti, ma soprattutto per le turbe psicologiche che abbiamo potuto riscontrare durante la narrazione; quindi la violenza – sia essa privata o pubblica – deriva sempre da una sorta di malattia, direi meglio di malformazione mentale, che prende, nel film in esame, sia il “solitario” Mario che i militari alla ricerca affannosa del potere per il potere, altra forma di deviazione mentale.
Il film non è fatto male, si avvale di un ottimo interprete maschile ben calatosi nella psicologia del misogino-deviato e quindi ha un qualche valore soprattutto sotto il profilo della tematica; esteticamente, la narrazione, molto lenta e con tempi fortemente dilatati non possiede alcuna dote di godibilità e quindi è facile pronosticargli uno scarso interesse ai botteghini.