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JEAN GENTIL



Regia: Israel Càrdenas, Laura Amelia Guzmàn
Lettura del film di: Adelio Cola
Edav N: - 2010
Titolo del film: JEAN GENTIL
Titolo originale: JEAN GENTIL
Nazione: REP. DOMINICANA, MESSICO, GERMANIA
Anno: 2010
Presentato: 67. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia - 2010 - Orizzonti

Il protagonista del titolo, unico ‘personaggio’ al quale s’affiancano comparse simboliche (l’impiegato, il responsabile del cantiere di lavoro, i compagni di fatica, il raccoglitore di noci di cocco), è un insegnante nero di lingua francese. Lo vediamo uscire deciso dalla foresta, raccogliere la sua roba dentro un borsone ed un cartone legato con spago, tenuti poi sottobraccio, (dopo aver abbandonato un rifugio precedentemente adattato da un rudere in muratura), e avviarsi verso la città. Cerca lavoro, ma lo pagano molto poco. Cambia occupazione, ma si trova impreparato ad affrontare fatiche e sacrifici ai quali non è abituato. Egli è un intellettuale e quindi spera di trovare un degno impiego corrispondente alla sua cultura. Forse si sopravvaluta e ‘la città’ non è a sua disposizione. Troppa fatica lavorare in fabbrica, scarsa soddisfazione collaborare con colleghi nell’edilizia, incapacità di sopravvivere degnamente nella foresta, alla quale ritorna sfiduciato e deluso, che offre i suoi prodotti spontanei soltanto a chi, come l’agile raccoglitore di noci di cocco, sa scalare le piante come una scimmia. Egli non ha né l’età né l’adattabilità, e neppure la disponibilità di sapersi accontentare del puro necessario per sopravvivere. Si raccomanda a Dio e pone il Lui ogni sua speranza. Si lascia infine cadere a terra quasi disperato, senza essere riuscito a risolvere nessuno dei suoi problemi esistenziali. La cinepresa panoramica sull’immensa banlieu dei poveri come che si estende il oltre ‘la città’, dove lo spazio vitale è invaso dai grattacieli anonimi.

Forse i giovani africani (ma non soltanto loro!) troveranno efficace aiuto nell’affrontare il futuro dedicandosi fin da piccoli all’apprendimento delle lingue (abbiamo visto il protagonista dare lezione di francese ad una giovane allieva), dei mestieri e delle arti, che potranno un giorno esercitare dovunque le cicostanze favorevole si presenteranno.

La evidente partecipazione empatica dei registi alla problematica realtà del protagonista (bravo l’interprete, dignitoso e credibile nell’interpretazione) abbraccia simbolicamente tutti coloro che aspirano, come lui, a raggiungere una dignitosa condizione sociale migliore di quella attuale. (Adlio Cola)

 


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