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LE FOSSE' (LA FOSSA)



Regia: Wang Bing
Lettura del film di: Franco Sestini
Edav N: - 2010
Titolo del film: LE FOSSE' (LA FOSSA)
Titolo originale: LE FOSSE'
Nazione: FRANCIA, BELGIO
Anno: 2010
Presentato: 67. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia - 2010 - In Concorso

È la storia di uno dei tanti “campi di lavoro forzato” dove il governo cinese rinchiuse negli anni cinquanta circa un milione di cittadini considerati “dissidenti di destra” a causa delle loro attività di critica al Partito Comunista o semplicemente a causa della loro provenienza sociale (vengono definiti “latifondisti” anche coloro che possedevano un campicello) e alcuni “intellettuali” invisi al partito, tra i quali erano inclusi anche molti professori.

Nel campo di Jiabiangou, situato nel cuore del Deserto del Gobi, assistiamo alle angherie, ai soprusi, alle privazioni  ed alle morti di migliaia di reclusi, adibiti formalmente a dissodare il terreno per eventuali future coltivazioni; in effetti, il lavoro è vanificato dalla penuria di cibo “concessa” ai detenuti che porta molti di loro alla morte e altrettanti all’inedia fisica.

Con la struttura narrativa di un documentario, l’autore ci mostra i patimenti di questi poveri disgraziati, la cui volontà viene progressivamente annientata dalla mancanza di cibo e quindi dalla spossatezza fisica e mentale; la ricerca del mangiare diventa l’obiettivo principale di ognuno di loro e tale impegno è di importanza vitale per sopravvivere ancora un po’, senza mai porsi obiettivi a medio e tanto meno a lungo termine.

La parte del “rancio” (chiamiamolo così) che viene distribuito giornalmente dalla direzione del campo ai poveri derelitti è l’elemento cinematografico più corposo: si tratta di immonde brodaglie con qualche chicco di cereale che viene litigato tra loro; in questo contesto assistiamo ad una delle scene più “disgustose”, ma anche più significativa del film: nella continua ricerca del cibo, uno dei reclusi vede un compagno che sta vomitando (forse perché il proprio stomaco non riesce più ad accettare questo tipo di mangiare) e lui si mette tranquillamente a recuperare ed a inghiottire quello che fuoriesce dalla bocca del disgraziato; credetemi che vedere questa scena alle nove di mattina come l’ho vista io, fa una certa impressione, ma credo che analogo effetto si abbia anche alle nove di sera.

Due sono le sequenze strutturate cinematograficamente in forma completa: la prima si riferisce alla moglie di un detenuto che, come altre volte, si reca a trovare il consorte partendo dalla lontana Shangai: arrivata al campo, si rivolge subito all’amico del marito, il quale è fortemente imbarazzato nel dover riferire che l’uomo è deceduto da otto giorno, dato confermato anche dalla guardia carceraria; la donna, dopo i pianti ed i lamenti di rito, chiede di vedere dove è stato sepolto l’amato bene e a questa domanda continua l’imbarazzo del compagno di prigionia che non ha il coraggio di dirle che i detenuti vengono seppelliti in forma molto superficiale in una sorta di fossa comune; fattosi forza, rivela alla donna la tragica circostanza e la invita ad andarsene dopo aver ritirato le poche e misere cose del coniuge.

Ma la donna si mette in testa di trovare il corpo del marito e di dargli una degna sepoltura; insieme all’amico, comincia a cercare tra i cadaveri fino a quando non riesce ad individuare il coniuge che viene così bruciato su una improvvisata pira di legno e le ceneri che restano a terra vengono consegnate alla vedova che se ne va appagata in questo estremo desiderio, recando con se l’estremo ricordo del marito..

L’altra sequenza che ha un certo peso strutturale vede protagonista un anziano “professore”, da tutti rispettato ed ammirato; uno dei suoi allievi decide di evadere e di portarsi dietro il proprio “maestro”, nonostante questi lo ammonisca di fare il viaggio nel deserto da solo; i due partono e per un po’ le cose vanno per il giusto verso, anche perché il professore si serve di un bastone che lo aiuta nella deambulazione; ad un certo punto, l’anziano stramazza a terra vinto dalla fatica e l’allievo se lo carica sulle spalle, ma questa forma di trasporto dura poco: anche il giovane stramazza a terra vinto dal peso dell’anziano e dalle privazioni patite in precedenza; è il vecchio che “ordina” all’allievo di andarsene da solo e di lasciarlo nel deserto; sarà ovviamente la morte sicura, ma tanto, a questo punto….

Al termine del film, vediamo che le misure carcerarie cominciano ad allentarsi e che alcuni detenuti cominciano ad essere rimandati nelle proprie case; sarà l’inizio di questo nuovo corso che vedrà una formale riabilitazione dei detenuti solo tra il 1978 e il 1981.

Cosa aggiungere del film? I “detenuti” sono tutti bravissimi nell’interpretare la loro parte di “cercatori di cibo” all’unico scopo di sopravvivere; le guardie sono altrettanto convincenti nell’esprimere la giusta durezza del ruolo che nella parte finale comincia ad attenuarsi.

Ma detto questo e data la giusta valenza al film come prodotto del pensiero, dobbiamo spendere due parole sull’origine dell’opera; come si può vedere dalla nota all’inizio della pagina, il film è stato prodotto da una coalizione formata da Francia e Belgio, senza cioè che la Cina abbia finanziato il prodotto; però – e questa è la novità – non mi risulta neppure che lo abbia osteggiato in questa partecipazione alla Mostra di Venezia, anzi devo dire che oltre alla folta delegazione del cast tecnico ed artistico, si è potuto vedere anche “comuni cittadini” che hanno assistito alla proiezione ed hanno sorriso compiaciuti agli applausi degli spettatori: che qualcosa sia cambiato veramente è ovvio e si respira da anni, ma ricordo che fino a non moltissimo tempo fa, alcuni film di Zang Hi Mon venivano boicottati in patria e, se andavano all’estero, non avevano l’avallo “ufficiale”  del Paese di origine..

Insomma, il colosso asiatico, impegnato in economia a mantenere le posizioni primarie (ha superato il Giappone è si è collocato al secondo posto dietro l’America nella classifica della “ricchezza prodotta”) e pur mantenendo le redini del Paese ben strette sul collo della gente, capisce che alcune cose devono essere concesse alle velleità degli intellettuali più o meno impegnati che operano nell’attuale periodo storico e quindi concede quello che non e più possibile…non concedere; spero di essere stato chiaro!!

Comunque, e qui concludo, il film è ben realizzato e, pur nella sua crudezza narrativa, si pone in ottima posizione nell’attuale produzione filmica, tant’è vero che non mi meraviglierei di un risultato di prestigio in questa rassegna.

(Franco Sestini) 
 


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