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Encarnação do Demônio



Regia: José Mojica Marins
Lettura del film di: Franco Sestini
Titolo del film: ENCARNAÇÃO DO DEMÔNIO
Titolo originale: ENCARNAÇÃO DO DEMÔNIO
Cast: Regia: José Mojica Marins; Sceneggiatura: José Mojica Marins, Dennison Ramalho; Attori: Cristina Aché, Giulio Lopes, José Celso Martinez Correa, Eduardo Chagas, Milhem Cortaz, Jece Valadão, Rui Resende, Luis Melo, Raymond Castile, Debora Muniz, José Mojica Marins; Fotografia: José Roberto Eliezer; Musiche: Andre' Abujamra, Marcio Nigro; Produzione: Gullane Filmes, Olhos de Cão Produções Cinematográficas; Paese: Brasile 2008; Genere: Horror; Durata: 90 Min; Formato: Colore .
Sceneggiatura: José Mojica Marins e Dennison Ramalho
Nazione: BRASILE
Anno: 2008
Presentato: 65. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia - 2008 - Fuori Concorso
È la storia di una strana figura, Zè do Caixao, un sadico beccamorto che viene rilasciato dal reparto psichiatrico del Penitenziario di Stato dopo molti anni di reclusione; per la scienza l’uomo è guarito e può rientrare nel mondo civile, nonostante le numerosissime malefatte compiute in passato.
Zè trova ad aspettarlo fuori dal carcere il vecchio servitore di una volta. Bruno, una copia quasi esatta del celebre Igor di “Frankestein Junior”; il servitore si mette immediatamente agli ordini del padrone che viene accompagnato in una sorta di nido che gli è stato preparato nel quartiere degradato delle favelas, in uno scantinato sotterraneo di difficile accesso per tutti; intanto un capitano di Polizia che ha avuto il padre ucciso dal terribile Zè, si mette immediatamente alla sua caccia per cercare di ucciderlo, vendicando così il genitore.
Il fido Bruno ha preparato per il padrone una sorta di piccolo ma agguerrito esercito composto da un paio di donne e da altrettanti uomini: sono tutti al servizio del padrone, disposti a dare la vita per lui.
L’obiettivo di Zè è quello di sempre: riuscire a diventare “immortale” attraverso una sua reincarnazione in un figlio perfetto, partorito da una donna che abbia determinate caratteristiche; questa affannosa ricerca è intervallata da frequenti visioni delle nefandezze compiute tempo addietro, con le vittime di allora che gli si scagliano contro per vendicarsi.
Le donne che si presentano per essere ingravidate da Zè sono Hilda, che viene sottoposta ad un sadico rituale che prevede addirittura atti di cannibalismo (l’uomo taglia una braciola della natica della donna e gliela da a mangiare!!); è poi la volta di Elena che viene posseduta in una sorta di lago di sangue proveniente dai cadaveri crocifissi delle due zie cieche della ragazza.
La ricerca di Zè viene interrotta dall’apparizione di una specie di angelo – demone che gli svela orrori bestiali ed inimmaginabili: intanto la scia di sangue che l’uomo sta seminando, ha allertato la Polizia che parte alla sua caccia, insieme ad uno strano sacerdote che brandisce un crocifisso con l’asta appuntita: sarà questa che colpirà a morte Zè, ma è proprio mentre l’uomo giace moribondo che una ragazza appare e si congiunge carnalmente con lui: potrebbe essere la mossa studiata per dare la stura ad un seguito della tragica vicenda? Il regista non dice se l’atto sessuale consumato con Zè moribondo possa avere dei frutti, ma questa domanda potrebbe trovare risposta in un prossimo film: com’è noto, le vie del business sono infinite.
Prima di parlare del film, mi sembra utile chiedersi il motivo per cui tale opera viene presentata alla Mostra di Venezia: possiamo fare alcune congetture, anche le più strampalate, partendo da quella che prevede il selezionatore che desiderava visitare il Brasile, oppure l’altra che ci vuol presentare un Brasile talmente diverso dalla iconografia classica che ha interessato l’addetto alla scelta dei film; insomma, potremmo proseguire in questa ricerca motivazionale, nella certezza, comunque, di non arrivare a capire il vero “perché” della scelta, ammesso che un “perché” ci sia.
Se poi vogliamo parlare del film, possiamo cavarcela in poche righe, dicendo che l’autore ha inteso parlare della ricerca incessante dell’uomo di restare immortale attraverso la generazione di una progenie che segua le sue orme; potremmo però aggiungere che per fare questo “c’è modo e modo”!
Oppure – e mi sembra l’ipotesi più valida – il regista, tale Mojica Marins di oltre 70 anni, che viene considerato un maestro del cinema horror, ne ha voluta fare una parodia assolutamente sopra le righe, per prendere in giro il genere che lo ha reso famoso.

Comunque sia, il film di cui trattasi, visto di mattina – la proiezione è iniziata alle ore 9.00 – non è una cosa che auguro a nessuno, neppure a qualcuno che mi sta antipatico: il sangue che colava sullo schermo, la carne dei corpi brutalizzati che viene addirittura ingoiata, credetemi che pur ripetendomi che “è tutto finto”, non sono certo che il mio stomaco lo abbia capito!! (Franco Sestini)

 


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