DREI
Regia: Tom Tykwer
Lettura del film di: Franco Sestini
Edav N: - 2010
Titolo del film: DREI
Titolo originale: DREI
Nazione: GERMANIA
Anno: 2010
Presentato: 67. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia - 2010 - In Concorso
Casualmente (ad una conferenza) Hanna conosce Adam, un genetista che studia l’utilizzazione delle staminali e la seconda volta che si vedono, finiscono a letto insieme: la cosa avviene mentre Simon è in ospedale dove è stato trattenuto per essere operato ad un testicolo, per rimuovere un tumore; l’uomo invano cerca di entrare in contatto con la donna che è impegnata in ben altre cose.
Uscito dall’ospedale, Simon riprende la vita consueta e si reca nella solita piscina, dove incontra, casualmente, lo stesso Adam e i due rimangono reciprocamente folgorati alla prima occhiata: da tale sguardo, si passa subito ad un primo contatto, puramente manuale, eseguito da Adam nei confronti di Simon che ne rimane al tempo stesso turbato ma soddisfatto.
Mentre Hanna è semplicemente “una che tradisce il compagno con un altro uomo” (situazione normale nella società), Simon è uno che si è accorto di essere anche “frocio”, come si definisce lui, e che ha un rapporto con un altro “frocio”; ben presto al turbamento ed alle titubanze subentra il desiderio e gli incontri che Adam mette in piedi separatamente con i due compagni di vita, diventano sempre più frequenti.
Improvvisamente un nuovo elemento subentra nella vicenda: Hanna scopre di essere incinta e, dato che con Simon non c’è mai riuscita, deduce che il padre del nascituro sia Adam e si precipita a casa sua per dargli la lieta novella; guarda caso, a casa di Adam, proprio in quel momento, c’è Simon e allora, oltre alla novità della gravidanza, viene fuori la relazione triangolare che abbraccia i tre personaggi: dopo lo stupore iniziale (niente scene isteriche, per carità!!) si tratta di trovare una soluzione a questa situazione.
I due compagni iniziali – che proprio in quei giorni festeggiano i venti anni dal loro primo bacio – si ritrovano a pensare un modo per uscirne e, visto che entrambi affermano a chiare lettere “di non poter fare a meno di Adam”, la cosa si risolve in un triangolo accettato da tutti, nel quale ognuno recita il proprio ruolo, in attesa del nascituro che poi, dall’ecografia risultano essere due gemelli: se non considerassi l’affermazione assolutamente blasfema, potrei dire che i due figli sono stati “mandati” per destinarli uno per ciascun padre presunto.
Di Tom Tykwer avevamo apprezzato durante la Mostra del 1998 l’interessante “Lola corre” e quindi ci aspettavamo un qualcosa di più di questo inno alla destrutturazione della coppia, con immagine finale che, dai tre corpi uniti insieme, passa a portarli in una sorta di provetta, quasi a voler significare che il mondo futuro “nascerà” da queste situazioni “triangolari”.
Con tutto il rispetto per il nostro Tom, vorrei solo eccepire una cosa: in tutta la narrazione, sia quando abbiamo il rapporto a due e sia quando il rapporto si sposta con l’ingresso della terza persona, non ho mai sentito pronunciare, da nessuno dei tre personaggi, la parola “amore” e quindi mi viene in mente di pensare che nel futuro ipotizzato dall’autore tedesco, la procreazione avverrà soltanto in seguito a meri istinti sessuali.
C’è poi da aggiungere che il bisessuale Adam, viene presentato come un mezzo scienziato e viene in seguito descritto come un infaticabile cacciatore di sesso (vanno bene sia uomini che donne!): oltre ai due personaggi di cui si parla qui sopra, il nostro eroe viene visto impegnato anche con un collega più giovane, con il quale scambia dapprima solo sguardi assassini e poi….qualcosa di più; da notare poi, che Adam ha una famiglia, dalla quale è ovviamente diviso, composta da moglie (alla quale narra le sue disavventure erotiche), e da un figlio che vediamo una volta impegnato in un videogioco che ha iniziato circa dodici ore prima: se questi sono i prodotti del mondo triangolarizzato (scusate il neologismo), Dio ce ne scampi e liberi!! (Franco Sestini)