BARNEY'S VERSION (LA VERSIONE DI BARNEY)
Regia: Richard J. Lewis
Lettura del film di: Manfredi Mancuso
Edav N: - 2010
Titolo del film: BARNEY'S VERSION (LA VERSIONE DI BARNEY)
Titolo originale: BARNEY'S VERSION
Nazione: CANADA, ITALIA
Anno: 2010
Presentato: 67. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia - 2010 - In Concorso
È la storia di Barney Panofsky, ebreo proprietario di una casa di produzione televisiva indipendente. All’uscita di un libro che rivela alcuni momenti oscuri del suo passato, l’uomo viene spinto a ricordare alcuni punti salienti della sua vita, a cominciare dal primo matrimonio con Clara, una ragazza problematica e infedele che il giovane Barney conosce a Roma e sposa solo perché incinta di un bambino del quale ritiene essere il padre (ma che è in realtà di un comune amico della coppia). Venuto a sapere da un medico la verità sull’effettiva paternità, Barney abbandona il tetto coniugale, rifugiandosi dal suo migliore amico, Boogie, un ragazzo tanto intelligente quanto dissoluto. Clara rimasta sola si suicida, mentre Barney, preso dal rimorso, vive un momento di forte rimpianto, che termina solo quando il suocero racconta a Barney il carattere fragile e volubile di Clara, la quale già in gioventù aveva cercato più volte il suicidio. Chiamato a lavorare dallo zio nella casa di produzione, Barney si dedica anima e corpo al lavoro, fin quando, proprio sul posto di lavoro, spinto dallo zio, conosce una ricca ragazza ebrea e si convince a sposarla. Durante la cerimonia di nozze, però, Barney, rimane folgorato dalla vista di una giovane e bella ragazza, Miriam, della quale subito si innamora e alla quale propone, nel bel mezzo del ricevimento, di fuggire insieme. Ricevuto un netto rifiuto, Barney si rassegna però alla vita con la novella sposa, passando dei rari momenti di felicità al fianco di una donna petulante e viziata che non smette mai di parlare e di fare acquisti.
La vita coniugale con tale donna, che Barney considera insopportabile, non lo fa comunque desistere dal corteggiare Miriam, alla quale continua a inviare fiori e regali di ogni tipo. Un giorno, l’amico Boogie raggiunge la coppia e rimane nella loro casa a passare un po’ di tempo con loro. Per Barney il soggiorno dell’amico segna per sempre la sua esistenza: dopo aver sorpreso la moglie a letto con Boogie, l’uomo le chiede seduta stante il divorzio. Nasce poi un diverbio con l’amico Boogie che cade nel lago e annega (il suo corpo non viene però ritrovato). Per la morte dell’amico Barney viene accusato di omicidio da parte di un detective convinto della colpevolezza del produttore ebreo, ma, in assenza del cadavere, cade ogni accusa nei suoi confronti.
Libero da ogni impegno coniugale, Barney può così dedicarsi anima e corpo alla amata Miriam che, alla fine, riesce a convincere a diventare sua sposa. Il matrimonio con Miriam è finalmente un connubio felice e la coppia vivrà insieme serenamente, avendo anche due figli. Gli anni felici tuttavia passano in fretta, consumandosi infine per via della gelosia di Barney per un collega della moglie, Blair, che come la donna, lavora in un’emittente radiofonica. Roso dalla gelosia (la moglie è partita per New York per stare in compagnia del figlio, ma nella stessa città si trova fortuitamente anche Blair), Barney tradisce la moglie, avendo un’avventura di una notte con una donna. Al ritorno della moglie, egli, spaventato, corre dal medico per scongiurare possibili malattie veneree (che non ci sono), ma insospettitasi proprio per la chiamata del medico, Miriam riesce a farsi confessare da Barney il suo tradimento e, sconvolta, lo lascia.
Diventato ormai vecchio e malato (la memoria infatti lo abbandona sempre più spesso), Barney riesce per un’ultima volta a rincontrare la moglie – la quale, dal canto suo, pur essendosi risposata con il collega Blair, non ha mai smesso di amare il precedente marito –; la malattia però incombe e il vecchio Barney, pur circondato dall’amore dei due figli, ha solo il tempo di redigere il testamento prima di morire. La sua tomba, sulla quale la moglie piange l’ex marito, sarà destinata un giorno ad accogliere anche Miriam.
Questa la vicenda. Il racconto si caratterizza, in primo luogo, per l’alternanza dei piani temporali, passato e presente, che si alternano e si incastrano l’uno nell’altro, rendendo a poco a poco sempre più a tutto tondo la figura del protagonista Barney. Esuberante sotto il profilo affettivo, l’uomo viene “coinvolto” per due volte, quasi involontariamente, in due matrimoni diversi che si rivelano entrambi fallimentari proprio per la “passività” che li definisce: nel primo, l’uomo si convince a sposare la donna (che non ama) solo per il senso di responsabilità che sente verso il bimbo che la donna porta in grembo. Dovere che scema, dopo la morte del neonato, alla scoperta della propria “non-paternità”. Nel secondo matrimonio sarà invece lo zio a convincere Barney a incontrare la donna.
Soltanto il terzo e ultimo connubio è invece quello giusto, l’unico in cui l’uomo si rende per la prima volta parte attiva, restando fulminato dalla donna (che oltretutto lo comprende e lo asseconda nella sua passione per l’hockey) e facendole da quel momento avances galanti ma assidue.
Oltre l’intreccio dei due piani temporali il regista sceglie di impostare il racconto anche attraverso un differente impiego dei modi stilistici: a una prima parte tutta giocata sul filo dell’ironia, segue una seconda e ultima parte più seria e riflessiva, nella quale la malattia dell’uomo acquista valore nella misura in cui serve a introdurre e spiegare la tematica dell’amore. Si badi bene che l’amore di Barney, quello che lo lega alla terza moglie Miriam («la donna della mia vita»; l’unica con la quale l’uomo concepirà dei figli), è affatto diverso dai due precedenti tipi di amore che nel film hanno legato Barney alle donne. Non più senso del dovere, né passiva accettazione di uno status quo, ma autentico amore, ovvero sentimento di grande affetto e dedizione, che, come tutti i sentimenti validi, produce i suoi frutti. Il “bugiardo” Barney non osa infatti mentire davanti alla moglie, negandogli la scappatella extraconiugale, e la moglie, pur abbandonandolo, resta profondamente legata a Barney. Amore, che, come si vedrà nell’ultima sequenza del film, resiste anche agli aspetti contingenti (la morte dell’uomo), restando immutabile, sembra dire il regista, anche nell’aldilà. Pur sposata con Blair, la donna rende infatti omaggio alla tomba del precedente marito, sulla quale il suo nome, scritto sulla lapide a fianco di quello del defunto, anticipa e prevede l’attesa, nello stesso luogo, delle sue spoglie mortali.
L’opera del regista Lewis, pur non contenendo in sé grosse tematiche, risulta apprezzabile sia per la buona interpretazione degli interpreti, sia per l’evidenziazione di validi sentimenti universali e ben caratterizzati, come per l’appunto quello dell’amore, visto come momento di profondo affetto e dedizione. Film dal cuore buono, certamente non perfetto e con qualche squilibrio a livello strutturale, ma che resta una valida alternativa rispetto a molti altri film, visti nella presente mostra, che pur con linguaggi forse migliori lasciano, per qualità ed espressione di valori, l’amaro in bocca.