AKADIMIA PLATONOS (ACCADEMIA PLATONICA)
Regia: Filippos Tsitos
Lettura del film di: Adelio Cola
Edav N: - 2010
Titolo del film: AKADIMIA PLATONOS (ACCADEMIA PLATONICA)
Titolo originale: AKADIMIA PLATONOS
Nazione: GRECIA / GERMANIA
Anno: 2009
Presentato: 67. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia - 2010 -Giornate degli autori
Anche il Festival, pur nel suo solenne programma, vuole raccontare storie, bella in questo caso, intitolata umoristicamente ‘Accademia Platonica’.
E lasciatemi, allora, che ve la racconti: vale la pena d’essere riferita anche ai ragazzi di scuola. Parla di cose che possono succedere anche ai giorni nostri e, come tutte le storie, contiene una ‘trasparente’ morale, che anticipo: l’adesione volontaria e convinta all’ideale della cultura multimediale con l’accoglienza dei contributi di tutti, OGGI è condizione necessaria per vivere in pace.
Nella Grecia contemporanea un gruppetto di amici (tutti adulti) di STAVROS, tabaccaio gestore d’un piccolo negozio di oggetti d’ogni tipo quasi ignorato dai clienti, si distinguono per la pigrizia che li spinge ad ammazzare il tempo occupando le sedie, poste davanti alla rivendita di sigarette, guardando quelli che passano per la strada e vanno a lavorare. Un giorno osservano un folto raduno di giovani cinesi (“la loro forza sta nel numero e nella volontà d’impresa!”) che armeggiano attorno ad un’insegna originale, che ai nostri non piace. Intendono aprire nella piazzola, dove gli sfaticati giocano a calcio, un “Centro di cultura multimediale”. Sono ‘stranieri’ e per di più ‘cinesi’!: bisogna impedire che l’iniziativa maturi “e quindi decidiamo di distruggerne gli inizi!”. I pacifici ‘immigrati’ reagiscono con la pazienza in attesa di tempi migliori. Ai congiurati xenofobi s’aggiunge…Patriota, un cucciolo ‘da favola’. “Scommettiamo che esso abbaierà soltanto se vede passare un albanese?” Gli amici sfilano davanti al cagnolino; Patriota abbaia a Stavros: “Allora sei albanese!” “Ma siete matti? Volete credere al cane?” “Anche tua madre, adesso che ha l’Alzheimer, parla albanese!...Come facciamo ad essere ancora tuoi amici?” Entra nella storia un altro personaggio: un operaio albanese passa per la strada e Patriota naturalmente ne rivela l’identità! Ed ecco intervenire “la FATA”, rappresentata dalla madre, deliziosa vecchina, di Stavros, la quale abbraccia l’uomo riconoscendolo: “Figlio mio!”. La storia si complica, anzi si va chiarendo! Il figlio cerca inutilmente di convincere sua madre che quello è un operaio straniero che arriva dall’Albania. Ella supplica il presunto figlio di fermarsi a mangiare con lei e con ‘il fratello’, di tornare a farle visita ogni giorno, anzi di fermarsi a vivere con loro, perché “io non riesco a vivere senza di te”. Gli episodi grotteschi, allegri per noi e preoccupanti per Stavros, si susseguono interessanti e gustosi, spesso venati di umorismo. Arriva il momento in cui ‘la Fata’ esce dalla storia (muore). Al cimitero il “vero” albanese svela la sua identità: sua madre è emigrata in Grecia portandolo con sé neonato e dopo qualche tempo l’ha abbandonato. Neppure Stavros è greco, come avevamo già capito, e va in bestia con lo pseudo fratello, che non gli ha detto fin da principio chi era. Del resto, neanch’egli sapeva come mai si trovasse in Grecia con la madre albanese, che non l’aveva mai informato circa il suo passato. Sono, dunque, tutti e due ‘stranieri’! “Dopo un funerale, spiega il presunto fratello della ‘madre’ appena sepolta, da noi in Albania si beve qualcosa in memoria della persona defunta”. Gli amici …nicchiano…ma finiscono per brindare in compagnia come amici. Sotto le poltrone sbocconcella un pasticcino il simpatico Patriota. I cinesi intanto hanno terminato la costruzione del primo lotto del Centro di cultura multimediale. Il loro responsabile chiede a Stavros di acquistare il suo negozio, “che soffre per mancanza di clienti mentre noi…” (Chiara la situazione?...) Egli non neppure l’ascolta e rifiuta. Egli è separato da Dina, che lo lasciò, rimproverandogli di “occuparsi soltanto della sua vecchia madre e di non avere mai tempo per stare con lei!” Vivendo con lui “si sentiva soffocare per mancanza d’aria!” La madre stessa del resto, malgrado il suo Alzheimer!, gli aveva consigliato di sopportare la cosa e di “rendersi conto che Dina aveva bisogno ogni tanto d’una boccata d’aria fresca!” Ora lei convive con un altro marito-’padrone’, affetto da gelosia smaniosa.
Il film mostra la difficoltà ed insieme la necessità di accettare con buona pace i ‘diversi’, in particolare gli immigrati, che a causa delle attuali straordinarie circostanze politico sociali rischiano addirittura di compromettere anche la loro oscura identità: “Ma allora, chiede Stavros al ‘fratello’ nel punto critico semiologico del film, chi sei tu? E chi sono io?”).
Film, dunque, positivo nella tesi, anche se puntellata soltanto da una bella ‘favola’ con personaggi, (si comportano spesso come quattordicenni giocherelloni e capricciosi!), messi lì a simboleggiare persone con problemi reali provocati dal nostro tempo ‘difficile’. Stavros è talmente ‘vero’ nella sua interpretazione, che non sembra personaggio da favola. (Adelio Cola)