Regia: Ramin Bahrani
Lettura del film di: Franco Sestini Titolo del film: GOODBYE SOLO Titolo originale: GOODBYE SOLO Cast: Regia: Ramin Bahrani; Sceneggiatura: Bahareh Azimi, Ramin Bahrani; Attori: Souleymane Sy Savane, Red West, Diana Franco Galindo, 'Roc' Lane Williams, Mamadou Lam, Carmen Leyva; Fotografia: Michael Simmonds; Montaggio: Ramin Bahrani; Musiche: M. Lo; Produzione: Gigantic Pictures, Lucky Hat Entertainment, Noruz Films; Paese: USA 2008; Genere: Commedia, Drammatico; Durata: 91 Min Sceneggiatura: Bahareh Azimi e Ramin Bahrani Nazione: USA Anno: 2008 Presentato: 65. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia - 2008 - Orizzonti
È la storia di Solo, un tassista di origine senegalese, che vive e lavora in una cittadina del North Carolina; gentile e socievole con tutti, il nostro tassista incontra William, un anziano dalla scorza dura, originario degli stati del Sud, il quale gli chiede di accompagnarlo – tra due settimane – sulla cima di una montagna da cui – anche se non esplicitamente dichiarato – ha intenzione di suicidarsi gettandosi di sotto.
Il giovane tassista accetta l’incarico con l’intenzione, peraltro, di dissuadere l’uomo a compiere l’insano gesto: per fare questo lo introduce nella sua famiglia, dove conosce la figlioletta, Alex, una bambina di grande intelligenza e umanità; stando una notte nella casa di Solo, avverte anche la tensione che esiste tra lui e la moglie, una sudamericana che gli rimprovera di non essere abbastanza disponibile per la famiglia.
Nel frattempo Solo affronta un esame per diventare Steward in una compagnia aerea, ed anche questo è motivo di attrito con la moglie che vorrebbe il marito un po’ più frequentemente in casa a disposizione della famiglia.
Intanto William ha venduto il proprio appartamento ed è andato ad abitare in un Motel; Solo cerca di scavare nelle motivazioni che conducono il vecchio a suicidarsi, ma la scorza è durissima e impenetrabile; seguendolo si accorge che frequenta spesso un cinema e parla con l’addetto alla biglietteria, un giovane biondo: gli chiede cosa rappresenti per lui e come risposta ha – dopo il consueto “fatti gli affari tuoi” – l’esplicito divieto di indagare su lui e sulla sua famiglia.
Sempre seguendolo, scopre che William ha prelevato tutti i suoi soldi azzerando il conto che aveva in banca; non può azzardarsi a chiedere spiegazioni in quanto qualsiasi domanda personale provoca una aggressione violenta dell’uomo che lo invita nuovamente a non intromettersi nella sua vita.
Arriviamo così al giorno fatidico scelto da William per essere condotto sulla cima della montagna; prima di affrontare il viaggio, Solo scopre un libriccino nel quale il vecchio scrive gli appunti delle ultime settimane e così scopre – oltre all’affetto ed alla considerazione per Alex – anche la figura del bigliettaio del cinema: è suo figlio e William lo descrive così: “l’ho fatto ridere e quando ride assomiglia tutto a sua madre”.
Per la salita alla montagna, Solo chiede a William di poter avere al suo fianco la figlia Alex, in particolare per il ritorno, facendo così capire che il colpo sarà talmente violento da avere la necessità di qualcuno vicino: ma anche questo non provoca il minimo ripensamento nell’uomo.
Quando i tre arrivano sulla cima del monte – dopo avere attraversato una vallata bellissima con alberi di tutti i colori che spuntano dalla nebbia – Solo chiede alla figlia di andare con lui a prendere un gelato e così si dividono: i due vanno verso il Bar e William si dirige sul sentiero che porta al dirupo; Alex e Solo raggiungeranno anch’essi, più tardi, il luogo dove si era diretto William, ma del vecchio non c’è traccia; l’unica cosa che si dicono è che la leggenda narra che “se butti un legno nel dirupo il vento lo porterà in cielo”.
Con questa frase e senza aver visto ne sentito niente di William, i due affrontano il viaggio di ritorno.
La sequenza finale è singolare in quanto non ci mostra se William manterrà la decisione e si suiciderà; peraltro tutta la narrazione non ci dice niente in contrario; quello che vediamo nelle immagini finali è una natura così bella da mettere pace nell’animo di qualunque uomo: ma chi ha detto che non sia pace anche “farsi portare in cielo dal vento impetuoso della montagna”; e se così è, la ritirata dalla vita non rappresenta una fuga ma un’uscita di scena come avviene per un attore che ha concluso la parte a lui assegnata.
E non c’è amicizia che tenga, quando siamo davanti a queste decisioni ognuno è solo davanti alla propria anima ed alla propria coscienza.
L’autore – al terzo lungometraggio della carriera – sviluppa tale concetto con autentica pietà e comprensione, ma con altrettanta consapevolezza che non c’è amicizia o affetto che possa trattenere un uomo che ha preso tale decisione.
Direi che il film, fatto salvo il finale non chiaro, ha una buona struttura narrativa dalla quale traspare abbastanza chiaramente il concetto che ognuno è solo davanti alle proprie scelte: Solo si arrabatta in ogni modo per capire le motivazioni di William, ma ciò non gli verrà mai concesso, a significare l’impossibilità dell’uomo di aiutare un altro simile se non standogli vicino e assistendolo nelle decisioni che solo lui può e deve prendere.
Siamo quindi in presenza di un’opera decisamente pessimista, nella quale la morale da trarre (non la tematica, perché non ne esistono i presupposti strutturali) è che ogni uomo è solo e coloro che gli sono vicino non possono incidere né sulle sue azioni e neppure sulle sue decisioni; non a caso Solo – che viene bocciato al concorso per steward tanto osteggiato dalla moglie – confiderà alla figlia che ci riproverà al più presto; quindi per l’autore siamo soli con noi stessi, con la nostra esistenzialità e nessuno può scalfire i nostri proponimenti, neppure coloro che ci dimostrano affetto.
E questo concetto, oltre che pericoloso è sinonimo di una amoralità che prescinde da qualsiasi pensiero religioso e si sposta verso un ateismo di facciata che, peraltro, mal si concilia con la bellezza della natura presentata nel finale drammatico del film; mi sembra che questo comporti una sorta di incongruenza nel pensiero del regista, specie perché il gettarsi nel dirupo porta ad essere sollevati fino al cielo dal forte vento che perennemente soffia sulla vetta: e nel cielo cosa trova il povero William al suo arrivo? L’autore ovviamente non lo dice e noi non abbiamo nessun titolo per cercare qualcosa che nel film non è minimamente chiarito.
Per il resto, bene la recitazione dei due personaggi maschili – Solo e William – e altrettanto bene la piccola Alex; per quanto riguarda la fotografia ho già detto del grande peso che ha nell’opera e devo aggiungere che non è mai calligrafica ma sempre espressivamente concepita. (Franco Sestini)
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