LA DOPPIA ORA
Regia: Giuseppe Capotondi
Lettura del film di: Franco Sestini
Edav N: 373 - 2009
Titolo del film: LA DOPPIA ORA
Cast: regia: Giuseppe Capotondi sogg. e scenegg.: Alessandro Fabbri, Ludovica Rampoldi, Stefano Sardo fotogr.: Tat Radcliffe mus.: Pasquale Catalano mont.: Guido Notari scenogr.: Totoy Santoro cost.: Roberto Chiocchi interpr.: Ksenia Rappoport (Sonia), Filippo Timi (Guido), Antonia Trupo (Margherita), Gaetano Bruno (Riccardo), Fausto Russi Alesi (Bruno), Michele Di Mauro (Dante), Lorenzo Gioielli (Vice direttore albergo), Lidia Vitale (Rossa speed date), Giampiero Iudica (Uomo speed date), Roberto Accornero (Uomo speed date), Lucia Poli (Marisa), Giorgio Colangeli (Prete anziano) durata: 95 colore produz.: Nicola Giuliano e Francesca Cima per Medusa Film, Indigo Film, in collab. Con Sky, Film Commission Torino Piemonte, Mercurio Cinematografica origine: ITALIA, 2009 distrib.: Medusa (09.10.2009)
Sceneggiatura: Alessandro Fabbri, Ludovica Rampoldi, Stefano Sardo
Nazione: ITALIA
Anno: 2009
Presentato: 66. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia - 2009 - Concorso
Premi: COPPA VOLPI per la migliore INTERPRETAZIONE FEMMINILE (Ksenia Rappoport)
È la storia di Guido, un ex poliziotto attualmente custode di una villa alla periferia di Torino, che in occasione di uno «speed date» incontra Sonia, una ragazza di Lubiana che lavora come cameriera in un albergo cittadino; mentre lui è un habitué di queste serate, lei è alla sua prima esperienza: i due provano un’istintiva ed improvvisa attrazione e da lí a finire a letto insieme il passo è breve. In pochissimo tempo imparano a conoscersi ed ad aprirsi: Guido è vedovo da poco tempo, mentre lei è reduce da varie esperienze sia in patria che in Italia, dove è venuta per ricongiungersi con il padre italiano.
Un bel giorno, Guido invita Sonia a visitare il parco della villa che lui custodisce; cosí facendo è costretto a disinnescare il sofisticato sistema d’allarme ed è cosí che una banda di ladri professionisti, attrezzatissimi fa irruzione e svuota tutti gli ambienti dai pezzi piú pregiati (mobili, quadri, suppellettili e quant’altro sia di valore); con due furgoni di una azienda di trasporti, portano via la refurtiva e, quando il capo della banda si prende delle libertà con Sonia, Guido interviene e riceve una pistolettata che colpisce anche la ragazza; i due sembrano mal ridotti, ma nella realtà, l’uomo è stato colpito in parti non vitali da un proiettile che è entrato ed uscito senza provocare grandi danni e la ragazza è stata raggiunta, dallo stesso proiettile, di striscio alla testa.
Sonia è comunque ricoverata in Ospedale in quanto è entrata in un coma particolare, derivante dal forte choc e da uno sbalzo di pressione: durante questo periodo, la ragazza ha l’impressione di continuare la propria vita e quindi anche la presenza di Guido provoca delle paure, stante la condizione di morte ritenuta dalla donna; quando poi si sveglia, scopre l’arcano e ritrova Guido che l’ha vegliata costantemente; ma in questo stato mentale particolarissimo rivede anche la sua vita passata e si ritrova con l’amante – un bandito che la usa per i propri colpi – che la sta aspettando per scappare insieme dopo aver rivenduto la refurtiva.
Nel frattempo, anche la Polizia ed in particolare un collega ed amico di Guido si sta interessando alla ragazza, in quanto sembra strano che proprio nel giorno in cui – per effetto della visita di Sonia a Guido – era stato disattivato l’allarme, la banda sia entrata in azione; la deduzione del poliziotto non fa una piega e le indagini proseguono in questo senso.
Fino alla sequenza finale lo spettatore non ha la certezza della connivenza di Sonia con i banditi, il capo dei quali è il suo amante; nell’ultima sequenza si apprende anche che la ragazza aveva già effettuato un colpo del genere nell’abitazione del padre, il quale l’aveva per questo disconosciuta ed inoltre mostra una sorta di mania compulsiva per l’attività banditesca che risulta da vari episodi della sua precedente esistenza; nell’ultima scena i due amanti – il bandito e la ragazza – si rivedono a Buenos Aires dove sono arrivati insieme al ricavato del furto: quindi i cattivi vincono e il povero Guido dovrà rassegnarsi.
Il titolo del film (LA DOPPIA ORA) sta ad indicare una particolare coincidenza oraria sul quadrante dell’orologio, nel quale la cifra delle ore è uguale a quella dei minuti: in questo caso si dice che la persona che nota questa coincidenza ha la possibilità di esprimere un desiderio; questa doppia ora la incontriamo subito all’inizio del film, quando i due protagonisti – Guido e Sonia – escono dal luogo in cui si tiene lo «speed date» e, all’invito dell’uomo di proseguire la serata insieme, la ragazza guarda l’orologio e nota che sono le 23.23; tale coincidenza appare altre volte nel corso della narrazione, ma non mi è parso che la struttura risentisse di tale circostanza; il significato, forse, è che la casualità della vita ti concede di fare queste scelte che alcune volte possono influire sul futuro, ma solo se eseguite con sincerità; infatti l’incontro tra Sonia e Guido sembra dare la possibilità ai due di cambiare la loro esistenza; il vedere «la doppia ora» poco prima di recarsi a casa per una focosa notte d’amore, aumenta tale possibilità: purtroppo il seguito mostra che non è sufficiente questa coincidenza numerica temporale per sistemare le esistenze delle persone.
Il film, pur nella sua discreta struttura narrativa, mostra che il tutto è solo in funzione di vicenda e mai tenta il salto per giungere al livello di idea tematica; il tutto comunque ci consegna un’opera che, pur nella sua narratività, ci presenta un prodotto fruibile e godibile, soprattutto per le interpretazioni dei due protagonisti, Guido (Filippo Timi) e Sonia (Ksenia Rappoport) che danno volto e corpo a due personaggi pieni di chiaroscuri che alternano durezza e consapevolezza a fragilità interiore ed a paure ataviche.
L’autore – che proviene da opere ben piú semplici, come i video musicali e gli spot pubblicitari – mostra di avere la possibilità di intraprendere una narrazione anche sofisticata e piena di difficoltà espressive. (Franco Sestini)