LE PELLICOLE TRICOLORE
di REDAZIONE EDAV
Anno: 2011
Chiavi tematiche: pellicole tricolore Unità d'Italia
1860 I MILLE DI GARIBALDI, 1934, Italia, BN, 81’, regia di Alessandro Blasetti
La Vicenda di Carmeliddu (che attraversa tutta l’Italia per cercare rassicurazioni circa l’intervento in aiuto agli insorti di Sicilia e che ritornerà con i Mille di Garibaldi) e della sua giovane sposta Gesuzza è tenue e quasi annegata nella composizione corale – la Sicilia e il resto d’Italia – costituita dal film.
La tematica è fare l’epopea di un fatto della nostra storia: l’unità nazionale sentita come bene comune. Il film, oltre che per il fatto di rompere la routine del film storico tradizionale, entra vistosamente nella storia del cinema quale antesignano del neorealismo: penetrare la realtà e scoprirla nel suo interno, grande o minuta che sia.
È il primo esempio di un’opera impegnata in una interpretazione del Risorgimento italiano.
(da Edav, n. 146, febbraio, 1987 Nat; per approfondimenti v. Schedario Cinematografico, alla voce, 1962, BER, ed. Centro San Fedele dello Spettacolo).
PICCOLO MONDO ANTICO, 1941, Italia, 107’, regia di di Mario Soldati
Un matrimonio contrastato, una bambina che muore, l’amore più forte della disgrazia nei due coniugi, sullo sfondo delle guerre risorgimentali.
Dal romanzo (1895) del vicentino Antonio Fogazzaro, sceneggiato con Mario Bonfantini, Emilio Cecchi e Alberto Lattuada M. Soldati.
IL BRIGANTE DI TACCA DEL LUPO, 1952, Italia, BN, 104’, regia di Pietro Germi
Ad una compagnia di bersaglieri, comandata dal capitano Giordani, è affidato il compito di liberare una zona della Basilicata dai briganti, capeggiati dal bandito Raffa Raffa, partigiano dei Borboni.
CAMICIE ROSSE (Anita garibaldi), 1952, Italia, BN, 99’, regia di Gofredo Alessandrini
Inseguito dalle truppe borboniche e austriache, dopo la caduta della Repubblica Romana nel 1849, Garibaldi con 4000 volontari si dirige verso il nord. San Marino offre rifugio ai superstiti. Lo raggiunge Anita che vicino a Ravenna muore.
SENSO, 1954, Italia, C, 123’, regia di Luchino Visconti
A Venezia, alla vigilia della battaglia di Custoza, una patrizia veneta, la contessa Livia Serpieri, il cui marito parteggia per l’Austria, si innamora di un giovane ufficiale austriaco, Franz Mahler. L’amore diventa ben presto passione e non tarda a privarla di ogni ritegno. Franz è un individuo equivoco e vile che finge di amare Livia mentre in realtà mira solo al suo denaro perché ne ha bisogno per pagare un medico e farsi esonerare dal servizio militare. Livia è così cieca che non si accorge di nulla e quando lui le chiede il denaro lei non esita a dargli quello che i patrioti italiani le hanno affidato per le spese di guerra. Franz, avuto quello che voleva, non si fa più vivo con Livia, ma lei si mette sulle sue tracce e lo raggiunge. L’incontro è terribile. Livia fuori di sé, corre al Comando austriaco e rivela con quale inganno Franz sia riuscito a farsi esonerare. Il giovane viene fucilato e Livia perde la ragione.
I BRIGANTI ITALIANI, 1961, Italia, BN, 108’, regia di Mario Camerini
Sante Carbone, un brigante del napoletano, si pone al servizio di Francesco II. Ma quando le sorti dei lealisti saranno definitivamente compromesse, egli verrà abbandonato alla sua sorte. Convintosi che l’unica cosa da fare, sia quella di costituirsi ai piemontesi, si reca a Stigliano, presieduta dalle truppe italiane. Ma appena entra nel paese, egli è ucciso. I “borboni” hanno così evitato che egli possa riferire sui contatti avuti con alcuni maggiorenti delle zone.
VANINA VANINI, 1961, Italia, 125’, regia di Roberto Rossellini
È la storia dell’amore tra il carbonaro Pietro Missirilli e la principessa Vanini nella Roma del 1823 sullo sfondo del malgoverno papalino, dei primi fermenti liberali, della vita quotidiana del popolo.
VIVA L’ITALIA, 1961, Italia, BN, 106’, regia di Roberto Rossellini
La spedizione dei Mille del 1860 guidata da Garibaldi, dallo scoglio di Quarto (5 maggio), sino all’incontro di Teano (26 ottobre) con re Vittorio Emanuele II.
IL GATTOPARDO, 1963, Italia/Francia, C, 205’, regia di Luchino Visconti
È LA STORIA DI don Fabrizio, principe di Salina, anziano e fiero aristocratico siciliano, il quale, coinvolto con tutta la sua famiglia negli avvenimenti risorgimentali di Sicilia (lo sbarco dei garibaldini e i disordini a Palermo), assiste consenziente ma amareggiato all’ascesa al potere della nuova classe borghese (rappresentata da don Calogero Sedara) e all’avvento dei nuovi spregiudicati tempi (nei quali si inserisce l’amore del nobile Tancredi, suo nipote, per Angelica, figlia di don Calogero), finché, avvertendo tutto il peso della vecchiaia e il fatale declino della sua classe, accetta con animo sereno l’idea della morte imminente.
Moralmente si deve rilevare come il film, pur essendo animato da una volontà di denunciare i germi che logorano e determinano lo sfaldamento di tutta una società, sottintende una concezione della vita e dei valori eccessivamente relativistica, permeata di un pessimismo quasi fatalista e legata ad una visione della realtà che è più vicina al marxismo che al cristianesimo. Il materialismo, che è al fondo del film, gli impedisce ogni apertura positiva sui veri valori dell’uomo e della vita.
(da Schedario Cinematografico, alla voce, 1967, GES/BER, ed. Centro dello Spettacolo e Comunicazione Sociale CiSCS)
NELL’ANNO DEL SIGNORE, 1969, Italia, C, 105’, regia di Luigi Magni
Nella Roma papale (1825) schizza la ghigliottina sulla testa di due Carbonari. Il film narra i precedentidi quel fatto tragico, impostandolo – oltre sui due – sul cardinale governatore e giudice, sul comandante di polizia, su su uno scarparo che regolarmente attacca i suoi fogli satirici al busto di Pasquino, su una ebrea che in qualche modo rappresenta l’amore oppresso dalla politica e su un ingenuo fraticello che si ostina a voler «convertire» i due condannati. Sullo sfondo, un popolo che non ha ancora la coscienza della libertà.
(da Note Schedario n. 9, novembre 1969, Nat)
BRONTE: CRONACA DI UN MASSACRO CHE I LIBRI DI STORIA NON HANNO RACCONTATO, 1972, Italia/Jugoslavia, C, 109’, regia di Florestano Vancini
L’impresa dei Mille significava sostanzialmente l’annessione della Sicilia al Regno d’Italia, ma non risolveva i secolari problemi dei siciliani. Nino Bixio, tutto preso dai preparativi per lo sbarco in Calabria, non poteva lasciare focolai di rivolta alle sue spalle e si recava personalmente a Bronte con un forte contingente di garibaldini. Deciso a dare all’intera Sicilia un esempio salutare, fa fucilaregente comune.
SAN MICHELE AVEVA UN GALLO, 1972, Italia, C, 87’, regia di Paolo e Vittorio Taviani
È la storia di Giulio Manieri, ricco borghese convertito all’anarchia internazionalista, il quale con un pugno di amici tenta di sollevare la popolazione di un piccolo paese, ma – pur avendo preso prigioniero il Sindaco e distribuito il grano a tutti – non riesce nell’intento rivoluzionario per il mancato aiuto della popolazione: e viene arrestato e condannato al carcere a vita. Uscito dalla segregazione dopo i dieci anni (sano di corpo e di mente), mentre viene condotto ad un altro carcere incontra un gruppo di giovani rivoluzionari, anch’essi detenuti, dai quali apprende che nel frattempo le condizioni sociali e politiche hanno subito delle grosse modifiche e, pertanto, la lotta che questi gruppi sovversivi tentano di condurre nei confronti del sistema si basa ora su metodi scientifici: lui quindi è tagliato fuori dai loro programmi e dai loro… ricordi. Dopo aver appreso questa nuova situazione socio-politica, il Manieri si sdraia sulla prua della barca, sorride e improvvisamente si lascia scivolare in acqua.
QUANTO È BELLO LU MURIRE ACCISO, 1975, Italia, C, 85’, regia di Ennio Lorenzini
Biografia di Carlo Pisacane. Amico di Mazzini, nel 1857 parte con 24 compagni da Genova per alimentare una rivoluzione in meridione. Nel tragitto si ferma prima a Ponza, dove libera 323 galeotti, e poi sbarca a Sapri. Ma senza armi Pisacane, con i suoi 300 uomini, viene sconfitto a Padula.
IN NOME DEL PAPA RE, 1977, Italia, C, 93’, regia di Luigi Magni
Tipico caso di falso storico e di bugia semiologica.
L’episodio storico al quale il film si riferisce (siamo a Roma, negli ultimi anni dello Stato Pontificio) è quello della condanna a morte per ghigliottina dei due rivoltosi Monti e Tognetti, i quali – in prossimità della Battaglia di Mentana (1867) – avevano fatto saltare una caserma degli zuavi francesi provocando la morte di parecchi di essi e una grossa tensione nelle truppe di stanza a Roma, oltre che un’ovvia grande impressione nella città. L’episodio si colloca nella crisi del regno temporale dei papi, iniziata già parecchi anni prima, e che doveva concludersi tre anni dopo con la presa di Porta Pia.
(da Edav n. 54, gennaio 1978, Nazareno Taddei)
LI CHIAMAVANO BRIGANTI, 1999, Italia, C, 130’, regia di Pasquale Squitieri
È la storia del «brigante» Carmine Donatelli (detto Crocco) e delle violenze che i bersaglieri piemontesi, per ordine del generale Cialdini, compirono sulle popolazioni inermi del meridione.
I VICERÉ, 2007, Italia, C, 120’, regia di Roberto Faenza
Sicilia, metà dell’Ottocento. La dominazione borbonica sta per terminare e con essa tutto un mondo è in dissoluzione e deve fare i conti con l’imminente nascita dello Stato italiano.