LE IDI DI MARZO
Regia: George Clooney
Lettura del film di: Franco Sestini
Titolo del film: LE IDI DI MARZO
Titolo originale: THE IDES OF MARCH
Cast: regia: George Clooney – scenegg.: George Clooney, Grant Heslov, Beau Willimon – liberamente tratto dall’opera teatrale «Farragut North» di Beau Willimon – fotogr.: Phedon Papamichael, ASC – scenogr.: Sharon Seymour – mont.: Stephen Mirrione, A.C.E. – cost.: Louise Frogley – mus.: Alexandre Desplat – colore – durata: 102’ – interpr. princ.: Ryan Gosling (Stephen Meyers), George Clooney (Governatore Mike Morris), Philip Seymour Hoffman (Paul Zara), Paul Giamatti (Tom Duffy), Marisa Tomei (Ida Horowicz), Evan Rachel Wood (Molly Stearns), Max Minghella (Ben Harpen), Jeffrey Wright (Senatore Thompson) – produz.: Smokehouse, Appian Way – produtt.: Grant Heslov, George Clooney, Brian Oliver – origine: USA, 2011 – un’esclusiva per lItalia Rai Cinema – distrib.: 01 Distribution (13 gennaio 2012)
Sceneggiatura: George Clooney, Grant Heslov, Beau Willimon
Nazione: USA
Anno: 2011
Presentato: 68. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia - 2011 – Concorso - FILM D'APERTURA
Premi: Premio Brian –
È la storia di Stephen – chiamato da tutti Steve – un giovane “spin doctor”, cioè dirigente della campagna elettorale di un politico, che fa parte in qualità di numero due, dello staff che segue la campagna del Governatore Mike Morris, per le primarie dei democratici.
Il primo problema che si pone è il distacco – lieve ma comunque che genera una qualche preoccupazione – dall’altro candidato democratico, il quale sembra vicino ad accaparrarsi i voti del senatore Thompson, “bottino” che sembra destinato a far pendere l’ago della bilancia.
In questa prima parte del film, si vedono le due anime della contesa elettorale: da una parte lo staff che segue il candidato e che ne escogita di tutti i colori per mettere in cattiva luce l’avversario e fare rifulgere di grande luce il proprio “cavallo”; in questa prima parte quindi si hanno due particolarità: alla “cialtroneria” delle persone che lavorano per il Governatore, a cominciare dal capo dello Staff, Paul Zara, fino ad arrivare all’ultimo scagnozzo si contrappongono i discorsi ufficiali del candidato tutti pieni di luoghi comuni e di affermazioni retoriche e roboanti; ve ne propongo solo una: “non sono religioso e neppure ateo, ma credo nella Costituzione degli Stati Uniti e mi batterò per fare in modo che tutti possano professare la loro fede”.
Dai componenti della macchina organizzativa, viene fuori una giovanissima ragazza, Molly, stagista impegnata nella campagna presidenziale accanto al padre che risulta uno dei maggiori finanziatori; la ragazza (venti anni) ha quasi subito una storia con Steve e i due si ritrovano a letto insieme; una notte, mentre la ragazza è addormentata, squilla il suo telefonino e allo stupito Steve viene in mente di guardare chi è quello che la chiama nel cuore della notte: grande sorpresa nel vedere che è addirittura il Governatore; ovvio e naturale l’interrogatorio al quale Steve sottopone Molly e dal quale emerge che la ragazza è stata a letto anche con lui.
Intanto il numero uno dello staff avversario, Tom, ordisce una finissima congiura ai danni del “nemico”, avvalendosi dell’aiuto di una giornalista del Times (Ida): il tutto si articola in due mosse, la prima è una chiamata di Tom verso Steve con la richiesta di cambiare campo, il tutto naturalmente infiorettato da una miriade di complimenti e di rassicurazioni sul suo futuro; Steve rifiuta di cambiare campo, ma la cosa non si ferma lì, dato che Tom rivela a Paul – il capo di Steve – dell’incontro, senza peraltro dirgli che Steve aveva rifiutato e così Paul si lega al dito la cosa.
Mentre sta avvenendo questa congiura, Molly rivela a Steve di essere incinta del Governatore e gli chiede un po’ di soldi per andare a praticare un aborto clandestino, dato che la sua famiglia è cattolica osservante e non le consentirebbe un intervento “normale”; sconvolto dalla notizia, Steve paga la ragazza, l’accompagna in ospedale e la invita ad andarsene non appena uscita di lì.
Ma la cosa non finisce così: Molly viene trovata morta nella sua stanza d’albergo a seguito di una overdose di farmaci ed alcol (non è dato sapere se volontario o casuale) e quindi Steve si ritrova sulle spalle due problemi: la morte di Molly ed il suo licenziamento ad opera di Paul
Ma non basta: quando Steve accorre in Albergo per la morte di Molly, vede il suo telefonino e se ne appropria, ricattando così il Governatore con i vari messaggi presenti nell’apparecchio e quindi riacquistando il proprio posto, addirittura come numero uno, visto che Paul viene licenziato.
Il film termina con Steve che entra nel quartier generale della Campagna elettorale mostrando un piglio allo stesso tempo deciso e attento a quello che può ferirlo; insomma sembrerebbe proprio che avesse capito la lezione: in questo mondo della politica, si fanno tanti discorsi roboanti e pieni di belle parole, ma ci si comporta all’opposto, con poche parole e con tutte le brutte azioni che servono per restare a galla. E questa mi appare anche come la tematica che l’autore ha inteso esprimere.
Il film si divide in tre grandi parti: la prima che comprende la presentazione dei vari personaggi e l’esplicitazione della tematica che ho sopra accennato (molte belle parole affiancate da altrettante cattive azioni); la seconda parte comprende i due aventi chiave del film: l’aborto di Molly e la sua morte e la congiura che viene ordita da Paul alle spalle di Steve; la terza è determinata dalla “vittoria” di Steve, ma a prezzo di un ricatto, cosa che prima aveva sempre ripudiato.
Da notare che il film inizia con un buio corridoio nel quale entra una figura umana (che poi scopriremo essere Steve) che viene illuminata da un fascio di luce; la stessa figura e lo stesso personaggio lo ritroviamo nell’immagine finale e questa volta non ci sono giochi di luce: Steve è “illuminato” dalla sua vittoria ed ha un piglio militaresco, ben diverso da quello che mostrava all’inizio.
Il film è ben fatto e assai bene interpretato,in primis dal giovane Ryan Gosling nel ruolo di Steve e da Philip Seymour Hoffman in quello di Paul; con una struttura lineare e ben tracciata riesce a tenere un ritmo molto vivace; la narrazione è molto “dialogata” e sono ben poche le immagini veramente “importanti” per loro stessa natura, ma ormai siamo abituati a questo genere di cinema e quindi non ci sembra più neppure una pecca.
Clooney dirige molto bene tutti gli attori e si ritaglia per se una piccola – ma determinante – parte nella vicenda; da aggiungere che ho rivisto con piacere Paul Giamatti nel ruolo di Tom e mi è venuta in mente la scorsa edizione della Mostra in cui lo stesso attore recitava in quel delizioso film che è “La versione di Barney”; anche nel ruolo attuale è all’altezza della situazione.
Per concludere, due parole sul titolo del film (Le idi di Marzo): quell’evento storico che vide la congiura e l’uccisione di Cesare, viene portato ad esemplificazione in questo lavoro: tradimenti allora e tradimenti adesso, con l’unica differenza che Cesare non ebbe scampo, mentre Steve si è attrezzato per resistere alla congiura e con l’aiuto di un vergognoso ricatto riesce a rimanere sulla cresta dell’onda ed a fare addirittura carriera.
Il “progressista” Clooney, già autore di altri film sulla politica americana, in questo lavoro lancia una sorta di allarme nei confronti di una democrazia che procede grazie alla corruzione ed al ricatto; per cui il film in questione, presentato sotto forma di “thriller politico”, diventa un elemento di formazione delle coscienze dei giovani che si accingono ad entrare in questo mondo; da notare che l’opera è stata realizzata in piena area Obama, con tutti i democratici, americani e non, ad inneggiare alla “differenza” di quella amministrazione. E invece Clooney sembra affermare – con una profonda malinconia – che il futuro della democrazia non sarà quello che ci saremmo aspettati.