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POLLO ALLE PRUGNE



Regia: Marjane Satrapi e Vincent Peronnaud
Lettura del film di: Franco Sestini
Titolo del film: POULET AUX PRUNES
Titolo originale: POULET AUX PRUNES
Cast: regia e sceneggiatura di Marjane Satrapi e Vincent Peronnaud, tratta dall’omonimo romanzo di Marjane Satrapi – fotografia: Christophe Beaucarne - montaggio Stéphane Roche – scenografia: Udo Kramer – costumi: Madeline Fontaine – musica: Olivier Bernet - produzione: Hengameh Panahi (Celluloid Dreams) – origine: FRANCIA / BELGIO / GERMANIA, 2011 – colore – durata: 90’- interpreti: Mathieu Amalric, Edouard Baer, Marie de Madeiros, Golshifteh, Eric Caravaca, Chiara Mastroianni, Isabella Rossellini, Jamel Debbouze – distribuzione internazionale: Celluloid Dreams e Studio 37 – distrib.: Officine Ubu (6.4.2012)
Sceneggiatura: Marjane Satrapi e Vincent Peronnaud
Nazione: FRANCIA / BELGIO / GERMANIA
Anno: 2011
Presentato: 68. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia - 2011 – Concorso

È la storia di Nasser Ali Khan, un iraniano che dopo aver girato mezzo mondo ed esser diventato un virtuoso del violino, rientra in patria e si sposa (con una donna che non ama), ma qui trova la grande delusione: la moglie, è una autentica arpia, interessata solo al lato materiale delle cose ed i due figli adolescenti avuti nel matrimonio sono dei mezzi scemi; l’unica soddisfazione continua ad essere la musica che Nasser suona su uno strumento regalatogli dal suo maestro, ma che la moglie – in occasione di un litigio particolarmente violento – getta per terra, rompendolo in maniera irreparabile; la ricerca di altri strumenti similari non ha esito alcuno in quanto nessuno di quelli che gli vengono proposti appare all’altezza della sua tecnica; ed è così che il nostro violinista decide di morire, mettendosi a letto senza bere né mangiare (non è attratto neppure dal “Poulet aux prunes” che pure gli piace tanto e che la moglie, colta da rimorso, gli cucina), ad aspettare che la morte arrivi e se lo porti con se.

Ed effettivamente la morte arriva e gli “concede” una settimana perché ripensi alla sua vita; in questo lasso di tempo, riaffiorano i ricordi del passato, dal peregrinare per il mondo, con un breve squarcio sulla vita in America, passando per il successo come virtuoso del violino,  fino al grande amore per una bellissima ragazza, Iran, la figlia di un orologiaio della quale Nasser s’innamora perdutamente ed arriva a chiederla in moglie, venendo però rifiutato dal padre e quindi gettato in uno stato di grave sofferenza.

La ragazza la rincontrerà da anziano, ma lei farà finta di non riconoscerlo, continuando così a farlo soffrire nuovamente; il film non dice se e quando Nasser verrà ghermito dalla morte, dato che per l’autore era più importante mostrare il periodo precedente e soprattutto far vedere “perché” doveva morire, visto che la vita, senza l’amore e senza il suo violino non ha proprio nessuna attrattiva.

Il film, diretto dall’iraniana Satrapi e dal francese Paronnaud e prodotto dall’iraniano Panahi, non poteva essere che una sorta di allegoria sulla condizione di quel Paese e sulla sua indisponibilità ad accogliere autori come i due iraniani sopra citati, che continuano ad essere rigettati dal regime attualmente al potere; ed anche di come la perdita di questa partecipazione alla vita del Paese (la ragazza si chiama Iran) sia dolorosa ed arrivi addirittura a far perdere ogni interesse per la vita stessa.

I due registi, provengono entrambi dal fumetto e se ne vede questa origine proprio nella tecnica realizzativa e nella carica espressiva; dal registro comico – magistralmente realizzato dal protagonista – si passa a quello drammatico ed il tutto gira attorno all’impossibilità di lavorare pienamente nel proprio Paese.

Il film è ben fatto ed ha anche una notevole godibilità, anche se alcune cedenze strutturali – specie nell’ultima parte – producono delle smagliature nella narrazione che poi risulta difficile ricucire.

(Franco Sestini)
 


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