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ALPIS



Regia: Yorgos Lanthimos
Lettura del film di: Gian Lauro Rossi
Titolo del film: ALPIS
Titolo originale: ALPIS
Cast: regia: Yorgos Lanthimos – scenegg.: Yorgos Lanthimos, Efthimis Filippou – fotogr.: Christos Voudouris – mont.: Yorgos Mavropsaridis – scenogr.: Anna Georgiadou – cost.: Thanos Papastergiou e Vassilia Rozana – suono: Leandros Ntounis – interpr.: Aggeliki Papoulia, Aris Servetalis, Johnny Vekris, Ariane Labed – durata: 93’ – colore – produz.: Athina Rachel Tsangari (Haos Film), Yorgos Lanthimos – origine: Grecia, 2011 – distrib. inter.: Tha Match Factory
Sceneggiatura: Yorgos Lanthimos, Efthimis Filippou
Nazione: GRECIA
Anno: 2011
Presentato: 68. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia - 2011 – Concorso
Premi: OSELLA per la migliore sceneggiatura a YORGOS LANTHIMOS e EFTHIMIS FILIPPOU –

È la storia di una infermiera (facente parte di una associazione chiamata ALPIS) che, per aiutare persone bisognose, utilizza ogni mezzo possibile per raggiungere lo scopo, compresa la pratica del sesso che esercita in modo freddo e distaccato, senza nessuna attinenza con l’amore. Questa pratica e questo modo di fare la portano all’abbandono da parte di tutti, inducendola verso una incredibile solitudine.

 
Il racconto così si articola:
 

-       la scena iniziale ci mostra una ballerina di ginnastica artistica che desidera che i suoi saggi siano accompagnati da musica “pop”: ne è contrario l’istruttore che non la ritiene idonea per tale musica, perché ancora immatura tecnicamente. Tale decisione, la porta allo sconforto tanto da scegliere di suicidarsi per la delusione subita. Salvata dalla infermiera all’ultimo momento, riesce, alla fine del film, ad ottenere di danzare con musica “pop”. Tutto ciò, è stato possibile per l’intervento della infermiera sull’istruttore, concedendosi sessualmente in modo molto distaccato e volgare;

 

-       in Ospedale, suo ambiente di lavoro, l’infermiera si prende cura di una giovane tennista che, a seguito di un grave incidente stradale, perde poi la vita. In questo filone l’infermiera si propone di alleviare la sofferenza dei genitori, chiedendo di sostituirsi alla figlia nella loro famiglia. Questo strano vissuto famigliare, dopo un inizio positivo, subisce un’involuzione, tanto che i genitori ed in particolare il padre della ragazza deceduta, la allontana in malo modo. Questo rifiuto è conseguente alla prestazione sessuale, sempre molto fredda e distaccata, concessa al fidanzato della giovane tennista morta.

 

-       un atto d’amore, privo di patos, che l’infermiera consuma con un membro della società ALPIS, senza trasporto emotivo, tanto da indurre lei ad una clamorosa risata;

 

-       la gelosia del presidente dell’associazione ALPIS, che si era attribuito il nome di Monte Bianco, il monte più alto delle Alpi, (ogni membro della società aveva il nome di un monte di questa catena per indicare altezza, stabilità e insostituibilità) il quale, dopo averla seguita all’incontro con il ragazzo della tennista morta, la colpisce violentemente sulla guancia con un oggetto contundente;

 

-       il diverso ruolo delle donne rispetto a quello degli uomini, da questi maltrattate, comandate con autoritarismo e trattate non come persone umane e sensibili, ma come mezzi di soddisfazione dei loro desideri sessuali e di potere;

 

-       il rapporto dell’infermiera con il proprio padre, all’inizio premuroso ed affettuoso fino al momento in cui gli si avvicina con azzardate premure sessuali, tanto da essere respinta con un ceffone dallo stesso padre.

 

Da questi elementi si può tentare di trarre l’idea centrale «in una società (come ALPIS) organizzata in modo autoritario e maschilista, le donne sono considerate soggetti di categoria inferiore e quando decidono di muoversi in piena autonomia, convinte di fare del bene, anche annullandosi, vengono poi emarginate dagli uomini».

Tale universalizzazione può ritenersi possibile, perché ai componenti della società ALPIS vengono attribuiti non nomi propri, ma di alte vette, quasi ad indicare l’osservazione dall’alto della storia umana.

 

Il film è realizzato in modo confuso e con una struttura narrativa poco chiara, che produce sconcerto tra il pubblico che non capisce se si trova dinnanzi ad una originale opera d’arte o ad un film di scarso livello. (Rossi Gian Lauro) 

 


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