DON’T EXPECT TOO MUCH
Regia: Susan Ray
Lettura del film di: Adelio Cola
Titolo del film: DON’T EXPECT TOO MUCH
Titolo originale: DON’T EXPECT TOO MUCH
Cast: regia : Susan Ray – fotografia: Peter McCandless – montaggio: Tom Haneke – musica: Tim Ray, Stormin’Norman Zamcheck, Markus de Pretto – voce narrante: Susan Ray – produzione: The Nicholas Ray Foundation, Susan Ray – origine: USA, 2011 – colore – durata: 70’– interpreti: Gerry Bamman, Bernard Eisenschitz, Victor Erice, Jim Jarmusch, Myron Meisel – distribuzione internazionale: Cowan DeBaets Abraham & Sheppard LLP
Nazione: USA
Anno: 2011
Presentato: 68. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia - 2011 – Fuori Concorso
È un documentario sul famoso regista Nick Ray, realizzato dalla moglie usando materiali d’archivio del defunto marito e interviste di amici e di ex allievi del celebre maestro di cinema. Sullo schermo vediamo quasi sempre riprese di lui durante il suo impegno di insegnante a un gruppo di giovani non professionisti. L’originalità del suo metodo consisteva nel fatto che, secondo la sua convinzione, «a fare cinema s’impara facendo cinema, non assistendo a lezioni teoriche». Egli esige che tutti gli allievi si esercitino in tutti i ruoli della realizzazione del film: regista, datore di luci, segretario di edizione, microfonista in presa diretta, montatore… «E che film faremo?», chiedono: «Il vostro, anzi il nostro». Nessun copione, nessun programma, soltanto l’arrivo e la permanenza e attività del gruppo sempre sul set. Il tempo per Ray non ha la minima importanza. Per girare una inquadratura, è disposto ad attendere fino «a dodici ore», e con lui tutti fermi seduti per terra, «in attesa che il regista sia pronto e che l’interprete sia pronto!», per provare e riprovare poi fino a cento volte!. Quello sarà, quando arriverà, il momento della verità. Se un personaggio deve piangere, il regista lo insulterà, gli ricorderà i momenti brutti del suo passato e del suo presente finché lo costringerà a piangere davvero, non a fingere di versare lacrime. Quella è la verità. Ogni appartenente al gruppo potrà fare quello che vuole, ma tutti dovranno vivere come membri della medesima famiglia. Contrario e nemico d’ogni autorità, Ray sarà libero da tutto e da tutti… unico fastidio quello di riuscire a trovare sovvenzioni e produttori disposti a credere nei suoi innovativi programmi, se così si possono definire i film che intende dirigere. Quello che sullo schermo vediamo in brevi spezzoni, egli non è riuscito a terminarlo; è rimasto frammentario e confuso. La sua innovazione tecnica di assemblare in un’unica visione riprese di pellicole a 35mm, a 16mm e super 8, assieme ultimamente ai primi esperimenti video, testimonia la inesauribile febbre di ricerca e sperimentazione che lo tormentava. Oggi quel suo film con i giovani discepoli, per confessione della moglie, lascia tutti sorpresi e stranamente impressionati, ma «è il documento della possibilità d’una famiglia di giovani riuniti nell’ideale della creazione d’un film sotto la guida d’un regista inimitabile» - Gli ex allievi di allora ricordano il maestro con ammirazione e riconoscenza, alcuni con autentica venerazione, dicendosi privilegiati dalla sorte d’aver avuto la possibilità di vivere accanto al geniale regista. Nick Ray, «demolito» dalla scarsità di sonno («se ne concedeva 4 ore e mezza la notte per lavorare 19 e mezza!»), dal fumo («sempre con la sigaretta in bocca e il bicchiere di vino in mano!»), dall’alcol e dalla droga, cedette infine le armi vinto dal cancro ancora nel pieno della sua attività produttiva. Il film proiettato si divide in due parti: una breve introduzione con il ricordo dei film diretti dal regista Nick Ray, seguita dal documentario delle sue cosiddette lezioni di cinema, intercalate dalle interviste sopra ricordate. (Adelio Cola)