PRÉSUMÉ COUPABLE
Regia: Vincent Garenq
Lettura del film di: Adelio Cola
Titolo del film: PRÉSUMÉ COUPABLE
Titolo originale: PRÉSUMÉ COUPABLE
Cast: regia : Vincent Garenq – scenegg.: Vincent Garenq, Alain Marécaux, Serge Frydman, Hubert Delarue, dal romanzo “Cronique de mon erreur judiciaire” di Alain Marécaux – fotogr.: Renaud Chassaing – mont.: Dorian Rigal-Ansous – scenogr.: Yves Brover – suono: Pascal Jasmes, Aymeric Devoldere, Philippe Amouroux – interpr.: Philippe Torreton (Alain Marécaux), Wladimir Yordanoff (Hubert Delarue), Noémie Lvovsky (Edith Marécaux), Raphaël Ferret (giudice Burgaud), Michèle Goddet (Thessy), Farida Ouchani (Myrian Badaoui), Olivier Claverie (procuratore generale) – durata: 101’ – colore – produz.: Nord-Ouest Film e France 3 Cinéma – origine: FRANCIA, 2011 – distribuiz. internaz.: Films Distribution, Paris
Sceneggiatura: Vincent Garenq, Alain Marécaux, Serge Frydman, Hubert Delarue, dal romanzo “Cronique de mon erreur judiciaire” di Alain Marécaux
Nazione: FRANCIA
Anno: 2011
Presentato: 68. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia - 2011 – Giornate degli autori
Premi: Premio Label Europa Cinemas
Alain Marecaux, padre di quattro figli, affezionatissimo alla moglie oltre che ai suoi genitori anziani, fin dal primo incontro con il magistrato incaricato di raccogliere le prove dei suoi delitti, dopo essere stato brutalmente arrestato in piena notte dalla polizia di stato, non è un presunto responsabile di ciò che ha fatto ma il colpevole di pedofilia. Egli farà di tutto per dimostrare la sua innocenza, sostenuto dall’avvocato d’ufficio, che fin dall’inizio sembra poco propenso a provarne l’estraneità ai capi d’accusa. Viene trasportato, rinchiuso in cellulari, trattato come un animale avviato al macello, da un carcere all’altro, compare davanti ai vari giudici che sanno già come andrà a finire la causa. Muore di crepacuore sua madre, motivo del complesso di colpa per lui che si ritiene responsabile del lutto famigliare. Non tutti in casa sono convinti della sua innocenza: altra causa della depressione che lo consuma. Tenta addirittura il suicidio: lo salvano in extremis. In clinica di alienati mentali lo cureranno e “vi vivrà”. Intanto viene celebrato il processo nei rituali gradi, ordinario e d’appello. L’avvocato difensore dimostra alla Corte quali siano i veri colpevoli delle presunte malefatte dell’imputato. L’accusatrice principale si autoaccusa: “Sono povera e matta. Sono stata io ad accusarlo, io con…” e addita i complici presenti in aula. Vengono tutti condannati. Il magistrato incaricato delle indagini preliminari se la cava con una semplice ammonizione. “Nessun magistrato, aggiunge la didascalia, è stato punito”. I temi e gli argomenti sfiorati o affrontati dal film sono numerosi, tutti molto interessanti sotto il profilo civile e politico. La recitazione dei personaggi è convincente; peccato che lo spettacolo si presenti, secondo me, molto teatrale nel suo complesso. Eccezione va giustamente fatta per il protagonista: ha offerto prova di alta professionalità. Se gli altri interpreti si calavano con un certo sforzo nei relativi ruoli, eccetto l’avvocato difensore, il protagonista mi è sembrato sempre, ripeto sempre, “vero”. La sua non era “finzione” sotto direzione registica. Gli spettatori che alla fine del film l’hanno applaudito per dieci minuti, hanno avuto l’impressione di trovarsi davanti al “presunto colpevole” di delitti infami mai commessi. (Adelio Cola)