L’HIVER DERNIER
Regia: John Shank
Lettura del film di: Adelio Cola
Titolo del film: L’HIVER DERNIER
Titolo originale: L’HIVER DERNIER
Cast: regia: John Shank – scenegg.: John Shank, Vincent Poymiro – fotogr.: Hichame Alaouie, Antoine Parouty – mont.: Yannick Leroy – scenogr.: Anna Falgueres – musica: D.A.A.U. – interpr.: Vincent Rottiers (Johann), Anaïs Demoustier (Julie), Florence Loiret Caille (Marie), Michel Subor (Helier), Aurore Clément (Madeleine) – durata: 103’ – colore – produz.: Silex Films, Tarantula Films, Pct Cinema – origine: BELGIO FRANCIA, 2011 – distrib. internaz.: Le Pacte – Paris
Sceneggiatura: John Shank, Vincent Poymiro
Nazione: BELGIO FRANCIA
Anno: 2011
Presentato: 68. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia - 2011 – Giornate degli autori
Film contemplativo più che narrativo e ‘di formazione’, se con tale formula s’intende anche riferirsi al fatto che attraverso ‘tappe’ molteplici e di solito negative il protagonista arriva alla ‘maturità’.
Il “giovane e forte” Johann vive nelle Ardenne, dedito alla cura della vasta fattoria lasciatagli dal padre. Lo vediamo sempre malinconico e triste impegnato in un lavoro che non lo gratifica. Compagne di vita sono le mucche, le pecore, il fedele cavallo bianco che lo porta su e giù per gli scoscesi sentieri della collina. Non parla quasi mai: del resto vive solo. I colleghi della cooperativa della quale fa parte discutono d’un problema di sopravvivenza. Bisogna aggiornare il metodo del mercato del bestiamo d’allevamento per non cadere vittime dei profittatori, e quindi adattandosi al nuovo sistema, che prevede collegamento con l’estero, in questo caso con l’Italia. “Gli italiani” acquisterebbero da loro i vitelli nati nell’anno per farli crescere di peso e poi mandarli al macello. Johann ha ricevuto “tutto quello che ha dal padre e lo vuole conservare così”; non accetta la proposta in discussione, ma i colleghi votano per il sì. La sfortuna sembra perseguitarlo. Ora è veramente povero, il tetto della fattoria è da riparare, il fuoco gli brucia la stalla, l’assicurazione non paga i danni per mancanza di precedenti ispezioni burocratiche, il lutto per la morte del principale responsabile della cooperativa si aggiunge al nuovo impegno che il protagonista che si assume generosamente l’ospitalità della sorella ammalata con a carico due figli, un bambino e un ragazzo. Egli per di più non può formarsi una famiglia, pur amato e sollecitato dalla fidanzata. È a questo punto che scopre la ‘ricchezza’ della vita a contatto e in collaborazione con la terra, lasciatagli in eredità dal padre. Le riprese della vita lenta, parsimoniosa e solenne dell’attività agricola, evidenziata da scarse parole di dialogo ma da ‘imponenti’ rumori provocati dagli uomini, (porte che si aprono e si chiudono, scarponi pesanti che lasciano le tracce sulla neve, frastuono della stalla che cade a pezzi, ‘respiro’ affannoso della foresta scossa dalla tempesta e soprattutto dai fraterni muggiti degli animali con i quali condivide le giornate di lavoro, lontano dalle risse e dall’affanno nella ricerca del guadagno tramite l’aggiornamento e a scapito della tradizione), diventa affascinante.
Il film è, ripeto, contemplativo e nella lenta scansione del tempo e delle stagioni descritte permette allo spettatore di ‘gustare’ quella pace, pur nella fatica quotidiana del protagonista, sempre meno fruibile ai nostri giorni. La fotografia è sempre ‘annebbiata’ e quasi soffocata dall’ambiente esterno povero di luce, sempre ripreso con costante colore ‘terra di Siena bruciata’. L’occhio dello spettatore non viene mai gratificato dall’ammirazione di splendidi paesaggi e da chiare immagini di uomini e di animali. Tutto e tutti sono sempre visti come nella nebbia fitta, che a lungo andare stanca e affatica la vista, pur sorpresa e stupefatta da visioni così singolari e, a modo loro, poetiche.
Il film termina con una inquadratura ottimistica. Più volte la sorella di Johann aveva incoraggiato il fratello:-Vedrai che le cose cambieranno, andrà meglio!”-. La ripresa conclusiva dello spettacolo evidenzia i due nipoti del protagonista, vestiti con vivaci maglioni colori primavera mentre guardano l’orizzonte lontano. Il titolo del film deriva dall’inclusione del paesaggio invernale che lo apre e lo chiude L’opera è molto ben fatta e degnamente interpretata dal protagonista. Come s’è capito dal modo di presentarlo, incontrerà probabilmente difficoltà di distribuzione. (Adelio Cola)