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DAMSELS IN DISTRESS



Regia: Whit Stillman
Lettura del film di: Franco Sestini
Titolo del film: DAMSELS IN DISTRESS
Titolo originale: DAMSELS IN DISTRESS
Cast: regia e scenegg.: Whit Stillman – fotogr.: Doug Emmett – mont.: Andrew Hafitz – scenogr.: Elizabeth Jones – cost.: Ciera Wells – mus.: Mark Suozzo, Adam Schlesinger – interpr. princ.: Greta Gerwig, Adam Brody, Analeigh Tipton, Megalyn Echikunwoke, Carrie Maclemore, Hugo Becker – durata: 100’ – colore – produz.: Martin Shafer, Liz Glotzer per Westerly Films – origine: USA, 2011 – distribuz.: Warner Brothers Pictures Italia
Sceneggiatura: Whit Stillman
Nazione: USA
Anno: 2011
Presentato: 68. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia - 2011 – Fuori Concorso – FILM DI CHIUSURA

È la storia di una scalcinata Università della Provincia americana, e in particolare dei suoi studenti – non si vede neppure un insegnante – tra i quali l’autore estrapola tre studentesse, la capogruppo Violet, l’assennata Rose e la sexy Heather, alle quali si aggiunge quasi subito una nuova arrivata, Lily.

Questo quartetto viene visto singolarmente e in gruppo; uno dei primi impegni che le ragazze si pongono è quello di creare una struttura anti-suicidi dovuti alla depressione, patologia che sembra di gran moda tra i ragazzi e le ragazze dell’Ateneo; per fare questo organizzano una sorta di screening con domande mirate sul loro modo di sentire le vicende della vita e su come prendano le varie problematiche che gli si prospettano; ovviamente il tutto è assolutamente a-scientifico, ma le ragazze ci mettono tanto di quell’impegno che dobbiamo necessariamente lodarle.

Da notare che anche una di loro – proprio la capogruppo Violet – cade in depressione e si allontana dall’Università, gettando le compagne in uno stato di forte apprensione; dove è andata? Non molto lontano: ha solo passato la notte in un Motel, scegliendo quello che costa meno, e la mattina seguente fa tranquillamente ritorno tra le amiche che l’accolgono come se fosse tornata dalla guerra.

Anche le altre del gruppetto hanno problemi – quasi tutti legati all’amore – che le portano sull’orlo della depressione; ovviamente la vicinanza delle amiche è un autentico toccasana per ricondurle con i piedi per terra e ricominciare la vita di tutti i giorni.

Tra gli amorazzi che si formano e si chiudono, singolare è quello di Lilly, la quale viene avvicinata e corteggiata da Fred, uno dei “belli” tra i maschi, il quale gli fa uno strampalato discorso; cerco di sunteggiarlo a mente: dunque, lui fa parte di una sorta di setta detta “dei Catari”, risalente all’antichità, che ha, oltre ad una serie di riti che vengono tramandati dal passato, anche una strana “abitudine”: fare sesso senza procreare; al ché la ragazza propone subito il preservativo, mentre lui suggerisce il metodo “inventato” dai Catari che consiste nel non unire i due corpi faccia a faccia, ma faccia dell’uomo contro la nuca della donna, insomma, sodomia bella e buona; la ragazza non gradisce il sistema anche se lo stesso è presentato con dovizia di scientificismo e lo lascia.

Ma questo lasciarsi e riprendersi tra i giovani dell’università è un modo di mettere ogni cosa della vita sul “superficiale”, dando ad ogni aspetto della vita una patina di gioco che le rende simpatiche anche se riguardano sfere intime di questi giovani.

La sequenza finale è anch’essa sull’onda della lotta alla depressione e per fare questo le quattro ragazze hanno inventato “la serata della Sgambala”, un ballo che viene fatto tutti insieme, con una coreografia da film degli anni settanta, con gonne al vento e tanta serenità, almeno apparente.

Insomma, il film è tutto qui, in questo gruppo di giovani – ragazze e ragazzi – che si stanno affacciando alla vita e che ancora balbettano cose a volte senza senso, in attesa di prendere le decisioni future che segneranno la loro esistenza; quindi, per il momento, abbandonarsi ad ogni esperienza ma sapersi fermare prima di toccare l’aspetto pericoloso della cosa; sembra facile, ma nella realtà tutto questo è difficilissimo.

Il film è ben fatto – anche se sembra datato una quarantina di anni indietro – ed è interpretato da bravissimi attori che sanno fare tutto: recitare, cantare, ballare, insomma tutto il campionario di un vero attore.

Il regista, che ha scritto anche la sceneggiatura, dirige con sapienza tutto il cast e ne viene fuori un film gradevole nella sua ingenuità e freschezza espressiva; penso che possa avere anche una certa fortuna al botteghino. (Franco Sestini)

 


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