BANGBANG WO AISHEN (Help me eros)
Lettura del film di: Franco Sestini
Titolo del film: BANGBANG WO AISHEN (HELP ME EROS)
Titolo originale: BANGBANG WO AISHEN
Nazione: TAIWAN
Anno: 2007
Presentato: 64. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia - 2007 - Concorso
È la storia di Ah Jie, un operatore di borsa che dopo avere accumulato una discreta ricchezza (soldi, casa, auto di lusso), a causa di una cattiva speculazione, perde tutto ed arriva a non avere più i soldi neppure per pagare le bollette di luce ed acqua; se ne sta tutto il giorno chiuso nel suo appartamento con l’unico divertimento di fumarsi una quantità industriale di “canne” e di proseguire la coltivazione della marijuana in segreto nel suo armadio, irrorandola di tanto in tanto di CO2 attraverso il proprio respiro.
Sull’orlo del suicidio, si rivolge al “telefono verde” e conosce la voce di Chyi, una operatrice che lo consiglia e lo induce a riflettere prima di fare il grande passo; alla sua richiesta di vederla di persona, oppone un netto rifiuto ed allora il giovane proietta l’immagine della voce di Chyi su una ragazza, Shin, che di fronte a casa sua ha una bancarella nella quale vende noci di Betel imbottite di uno strano composto e non disdegna di vendere anche …. qualcos’altro.
La ragazza, come del resto le altre colleghe, indossa sempre vestiti succinti che inducono a fantasie erotiche; i due entrano in intimità e queste fantasie diventano realtà, facendo sprofondare la coppia in un beato mondo di piaceri e di sesso.
Intanto ci viene presentata anche la fantomatica ragazza del telefono verde, che ha una vita familiare ben diversa da quello che la voce avrebbe potuto far supporre: è sposata con un tipo strano che ha l'unica passione per cucinare strani manicaretti che poi propina alla moglie che – così rimpinzata – è assai ingrassata; si scopre poco dopo che il marito-cuoco è anche omosessuale e ospita, a cadenze regolari, un giovane nerboruto nella loro casa.
Ah Jie continua la relazione con Shin, includendovi anche delle colleghe della ragazza, tanto per rendere più pepata la situazione, ma non si è dimenticato della “voce” della telefonista e quindi un bel giorno si fa coraggio e si reca alla sede di “telefono verde” per incontrarla di persona; la incontra in ascensore e la donna (la grassa donna con marito omosessuale) si mostra subito disposta ad ascoltarlo, in qualunque posto lui voglia, ma lui rimane molto male per la disarmonia tra corpo e voce e scappa via.
Ah Jie rientra a casa e decide il suicidio: lancia un ultimo S.O.A. al “telefono verde” ma la donna non riesce a raggiungere in tempo il suicida, il quale scavalca il balcone (stranissimo, architettonicamente) e si getta nel vuoto: da notare che l’autore non ci mostra il corpo caduto, a evidenziare che l’elemento significativo è “la scomparsa” e niente altro.
Balza subito evidente che l’autore pone l’elemento “sesso” in relazione alla tipologia della società attuale – tutta fondata sull’ipertecnologismo esasperato – e dedica a questa attività umana diverse sequenze, a cominciare dalle “avances” che vengono effettuate nei confronti delle ragazze che vendono merce varia (dalle noci alle sigarette, ecc.); in queste scene notiamo un elemento particolare: le ragazze sono allogate in una sorta di sgabuzzino a vetri che è sopraelevato rispetto al piano stradale e quindi gli avventori possono ammirarle “dal basso”, con tutto quello che ne consegue.
Questa esasperazione dell’elemento sessuale trova poi il proprio trionfo nelle sequenze che riprendono il protagonista, Ah Jie insieme alla venditrice di noci, Shin, in varie situazioni sessuali a due, a tre e addirittura a quattro.
La domanda che dobbiamo porci è: sono soddisfatti? Godono in queste loro “performances” sessuali? La risposta è un no secco, un no categorico che ci induce a qualche riflessione che lega il narrato anche con il titolo del film: “help me eros” sta ad indicare, se non mi sbaglio, “aiutami eroticamente” ed è quello che il protagonista chiede alla telefonista, quindi non solo come aiuto esistenziale, ma anche e soprattutto come aiuto fisico/sessuale; se poi la telefonista (o la donna in genere) non è come uno se l’aspetta, sotto il profilo dell’immagine, allora non può neppure aiutare?, cioè “dare quell’”help me” che è il grido di aiuto lanciato da Ah Jie nei confronti di qualcuno che possa risollevarlo dal baratro nel quale è sprofondato?
Sembra proprio di si, sembra proprio che l’assunto tematico del film ruoti attorno a questa ricorrente richiesta di aiuto che nasce come aiuto “erotico” e – visti gli scarsi risultati – possa, o meglio, debba diventare un aiuto spirituale.
Forse questo è l’anelito finale dell’autore – che, peraltro, non mi sembra riesca a dire compiutamente, causa carenze di scrittura filmica – e riguarda l’assenza di comunicazione (e di conseguenza di “aiuto”) che discenda da autentici sentimenti, mentre è sovrabbondante la comunicazione dei corpi, quell’aiuto erotico che viene dato a piene mani ma che non sembra risolvere i problemi dei richiedenti: da notare che nel film in esame, il protagonista è attanagliato da problemi materiale, ma essi non possono essere leniti sullo stesso piano materiale ma soltanto su quello spirituale.
Da notare che nell’intera narrazione non vediamo nessuna persona che si possa considerare “felice”: eppure stiamo percorrendo vie di una città avveniristica, con grattacieli spericolati e con arredamenti stupefacenti; inoltre le auto che ci vengono mostrate sono tutte “di gran lusso”: quindi possiamo dire che l’atmosfera è quella del lusso, del benessere, eppure il dolore, la sofferenza è appena sotto la leggera patina di benessere.
Un’altra cosa che vediamo nel film è la totale assenza di persone “di una certa età”: tutti i personaggi – dal protagonista in poi – sono persone giovani ed in alcuni casi giovanissime; l’unica che è un po’ sopra questa età è la signora obesa del telefono verde, ma lei ha l’handicap del fisico che non può essere utilizzato per aiuti erotici, quindi…., ma è anche l’unica che sembrerebbe in grado di aiutare proficuamente coloro che le si rivolgono.
Un’ultima notazione: il regista del film è anche l’interprete principale e direi che è solamente discreto in entrambi i mestieri. (Franco Sestini)