NACIDO SIN (Born without)
Regia: Eva Norvind
Lettura del film di: Franco Sestini
Titolo del film: NACIDO SIN (BORN WITHOUT)
Titolo originale: NACIDO SIN
Cast: regia, scenegg.: Eva Norvind - fotogr.: Michael Vetter, Pedro Gonzales-Rubio, Jaek Sofaer, Mathieu Tonetti - mus.: Annette Fradera, Richard Martinez - durata: 82' - colore - produz.: Asola Films, Buena Onda Americas - origine: Messico, 2007 - distrib.: Buena Onda Americas
Nazione: MESSICO
Anno: 2007
Presentato: 64. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia - 2007 - Giornate degli autori
È la storia – in forma documentaristica - di José Flores, detto anche Marcelino, un uomo di poco più di 40 anni, nato deforme e senza braccia, alto all’incirca un metro; lo vediamo all’inizio del film mentre si arrangia all’uscita della Metropolitana suonando l’armonica a bocca e accompagnandosi con uno strano aggeggio che “gratta” una conchiglia e che è attaccato al piede dell’uomo: la gente si ferma a guardarlo, lo ascolta suonare e, quasi tutti lasciano qualche moneta. Con questi soldi José “ci mantiene la sua famiglia”, composta da moglie e sei figli (dai 13 ai 3 anni) più un altro in arrivo.
Subito all’inizio vediamo le incongruenze della burocrazia: ad una grande Fiera ci sono varie attrazioni che si esibiscono, ma a Marcelino non hanno dato il permesso in Comune e quindi vediamo arrivare le guardie che lo invitano ad andarsene; e si risentono anche, per essere ripresi dalla telecamera e per qualche rumoreggiamento della gente che attornia il gruppetto: comunque, il piccolo, ma grande José non può lavorare. Infatti, per lui il suonare e comunque l’intrattenere la gente non è un chiedere l’elemosina ma un lavoro, nel quale si da qualcosa e si riceve qualcos’altro in cambio
La troupe del film si sposta alla ricerca delle radici di José e si reca nel villaggio natio dove incontriamo la zia e le sorelle di José che ricordano il tempo passato e abbracciano con affetto il parente; scopriamo anche qualche “conquista” di Marcelino, tra cui una che se lo voleva sposare a tutti i costi e un’altra che adesso fa l’attrice di teatro.
In questa parte del film ci sono delle sequenze bellissime anche sotto il profilo puramente cinematografico; ne voglio ricordare una, quella di José che va a cavallo, su un terreno assai impervio, tenendo le redini con i denti e utilizzando quasi esclusivamente le gambe: è bellissima e suggestiva e ci avvicina all’assunto di considerare l’uomo perfettamente uguale agli altri (o quasi).
José è statu utilizzato anche in alcuni ruoli cinematografici da registi di fama, come Jodorovsky, che sono rimasti sorpresi della sua duttilità e della predisposizione a ruoli drammatici.
Lo vediamo poi in famiglia, con i sei figli, e assaporiamo l’armonia che vi regna, cementata da quel “grande uomo” che è José: si pensi che tutti i figli vengono interrogati su quello che vorrebbero fare da grandi e tutti si riferiscono alla loro futura professione come un qualcosa che possa servire per aiutare il padre; “ci ha dato tanto finora, speriamo di poterglielo restituire quando sarà vecchio!”, questo il commento dei ragazzi.
C’è poi il parto della moglie di José che, nonostante i cattivi presagi di qualche medico, si conclude nel migliore dei modi e viene al mondo un altro bellissimo maschietto.
Nell’ultima sequenza ritroviamo Marcelino che è nuovamente “al lavoro”, di fronte ad una fermata dell’autobus, con la sua armonica tra i denti e con il ferretto che gratta la conchiglia: ha una bocca in più da sfamare, un nuovo arrivato al quale dovrà insegnare – come ha già fatto con gli altri – che non si deve mai fare cose irregolari, che non si deve chiedere senza dare in cambio e che non ci si deve mai appropriare delle cose degli altri.
Il film è ben realizzato e scorre molto bene, tra bellissimi paesaggi messicani e realtà urbane, tra ricordi del passato e situazioni presenti da affrontare: è un inno alla condivisione, una massa di insegnamenti sull’accettarsi e sul farsi accettare e, infine, sul metro che dobbiamo applicare per giudicarlo: lo stesso di tutti gli altri o uno particolare, viste le condizioni fisiche altrettanto particolari; ecco, quest’ultima condizione è proprio quello che non vuole José, il quale ha lottato e continua a lottare per essere considerato uno come gli altri, solo…un po’ più basso. (Franco Sestini)