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SUKIYAKI WESTERN DJANGO



Regia: Takashi Miike
Lettura del film di: Adelio Cola
Titolo del film: SUKIYAKI WESTERN DJANGO
Titolo originale: SUKIYAKI WESTERN DJANGO
Cast: regia: Takashi Miike - scenegg.: Nakamura Masaru, Miike Takashi - scenogr.: Sasaki Takashi - fotogr.: Kurita Toyomichi - mont.: Shimamura Taiji - mus.: Endo Koji - cost.: Kitamura Michiko - suono: Nakamura Jun - interpr.: Quentin Tarantino, Momoi Kaori, Ito Hideaki, Sato Koichi, Iseya Yusuke, Ando Masanobu, Ishibashi Takaaki, Kimura Yoshino, Teruyuki Kagawa, Masato Sakai, Shun Oguri - durata: 121' - colore - produz.: Sedic International - origine: Giappone, 2007 - distrib.: Celluloid Dreams
Nazione: GIAPPONE
Anno: 2007
Presentato: 64. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia - 2007 - Concorso

È la storia di un solitario e misterioso cowboy che giunge in uno sperduto villaggio giapponese dove è in corso una sanguinosa faida tra gli opposti clan rivali dei bianchi Genji e dei rossi Heike.

Essi sono giunti in quel villaggio tempo addietro (in cerca di un presunto “tesoro” nascosto da quelle parti) portando morte e distruzione, tanto che, in poco tempo, gli sparuti indigeni locali che non sono stati da loro uccisi, hanno preferito lasciare le loro case e cercare altri posti dove vivere.
All’arrivo dello straniero misterioso, che dimostra eccezionali doti di “pistolero”, entrambi i capi delle opposte fazioni cercano di assoldarlo promettendogli parte del fantomatico tesoro in cambio delle sue prestazioni, ma, prima che egli decida da che parte stare, un’anziana donna del villaggio gli consiglia di rimanere neutrale e gli concede ospitalità nella sua casa. La donna, Ruriko, vive col piccolo nipote, Heihachi, diventato muto il giorno in cui ha visto suo padre essere brutalmente ucciso da Kiyomori, vile e ottuso capo della fazione rossa. Ruriko racconta allo straniero che, dopo l’omicidio del padre, la madre di Heihachi, Shizuka, (che è quindi figlia dell’anziana stessa), per desiderio di vendetta, si è rifugiata presso il clan bianco, divenendo prima la donna del capo, Yoshitsune, e poi una prostituta, pronta a “vendere il suo corpo” agli uomini del clan pur di vedere qualcuno di loro uccidere Kiyomori.
Heihachi passa tutto il suo tempo suonando e innaffiando un cespuglio di rose rosse e bianche. Esse erano state piantate, alla sua nascita, dai genitori che, provenendo da discendenti delle due opposte fazioni, avevano così inteso simboleggiare l’amore che li aveva uniti e la loro (vana) speranza di porre termine alla sanguinosa divisione.
Il Cowboy solitario, apprendendo tutto questo e immedesimandosi col piccolo Heihachi (dato che anch’egli, da bambino, ha assistito all’omicidio dei propri genitori), decide di sterminare da solo entrambe le fazioni, giocando d’astuzia.
Si fa infatti “assumere” dai bianchi, prendendo contatto con Shizuka e reclamandola come sua proprietà personale (scatenando così l’invidia di un altro membro della fazione che aveva avuto la stessa idea, ma che esce sconfitto dalla rissa con il cowboy) e inizia a fare il “doppio gioco”, passando ai rossi una preziosa informazione riguardo ad un’ “arma segreta” (una mitragliatrice Gatling) da rubare ai bianchi e prendendo come suo messaggero lo Sceriffo, tutore della legge (con tanto di stella di latta!) codardo e dalla doppia personalità “schizoide”, che è stato costretto dai rossi ad unirsi a loro.
Il gioco non riesce poiché Yoshitsune fiuta l’inganno e cerca di uccidere il Cowboy, che riesce però a scappare dal covo dei bianchi, portando con sé la donna.
Durante la fuga, tuttavia, la donna verrà uccisa e lo stesso Cowboy gravemente ferito e salvato solo dall’intervento dell’anziana Ruriko, che si scopre essere la mitica “Bloody Benten”, pistolera tanto eccezionale quanto leggendaria (addestrata in gioventù da Piripero, anch’egli misterioso ed eccezionale tiratore); una sorta di “dea” della pistola, in grado di sterminare da sola centinaia di avversari.
Una volta ristabilitosi grazie alle miracolose cure di un misterioso sciamano/ trombettista, che suona le sue melodie dall’alto di una montagna, il nostro Cowboy con l’aiuto di Bloody Benten affronta i cattivi nello “scontro finale”, attirandoli in una trappola, tesagli usando come “esca” il tesoro (esisteva realmente!), custodito fino ad allora dallo sciamano.
Quasi tutti alla fine cadono sotto I colpi delle rivoltelle; si salvano soltanto il nostro misterioso cavaliere solitario, lo sciamano ed il piccolo Hidehachi che, messo davanti alla scelta di prendere il tesoro e la pistola insanguinata o il cespuglio di rose, sceglie quest’ultimo, pronunciando – lui muto – un’unica parola: “love”, mentre il Cowboy riprende solitario il suo viaggio misterioso.
La riflessione sul MODO di dirigere il film permette probabilmente di leggere l’intenzione avuta dal suo regista: sembra che egli abbia voluto confezionare lo spettacolo con finalità dissacratoria del genere western in tutte le sue componenti e risorse classiche tradizionali.
All’inizio, dopo un prologo emblematico, dal quale lo spettatore è reso immediatamente edotto del registro surreale che verrà adottato dall’autore, vediamo il protagonista che arriva “non si sa da dove” (per tornarvi alla fine) armato e abbigliato da cowboy cavalcando un bruno destriero di guerra.
Gli scontri tra gruppi nemici per motivi d’interesse sono ingredienti che non devono mancare in un film come quello visto; qui però sono non soltanto enfatizzati, ma raccontati con particolari talmente esagerati da risultare inverosimili e, come detto sopra, dissacratori del genere di cui il film fa parte.
Espedienti comici e grotteschi sono confusamente ammucchiati gli uni sugli altri senza logica e senza il minimo senso della misura. Scoppi e frastuoni, catastrofici incendi, pericolose imboscate, cavalcate apocalittiche, inimicizie provocate da gelosia e da avarizia sfrenata si susseguono ininterrottamente nelle due ore di spettacolo (concluso con il tradizionale duello finale tra i due capi delle opposte fazioni e con la vittoria del protagonista); spettacolo che vorrebbe fare il verso e forse imitare con finalità celebrativa produzioni cinematografiche classiche e/o recenti (particolarmente PER UN PUGNO DI DOLLARI).
Spettatori futuri che volentieri siano disposti ad accettare uno spettacolo farraginoso e “fuori-serie”, probabilmente usciranno dalla sala di proiezione in parte gratificati. (Adelio Cola e Manfredi Mancuso)
 


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