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PUISQUE NOUS SOMME NES



Regia: Jean-Pierre Duret, Andréa Santana
Lettura del film di: Eugenio Bicocchi
Titolo del film: PUISQUE NOUS SOMME NES
Titolo originale: PUISQUE NOUS SOMME NES
Cast: regia, scenegg.: Jean-Pierre Duret, Andréa Santana - fotogr.: Jean-Pierre Duret, Andréa Santana - mont.: Catherine Rascon - mus.: Martin Wheeler - suono: Jean-Pierre Duret, Andréa Santana, Roman Dymmy - durata: 90' - colore - produz.: Ex Nihilo - origine: Francia/Brasile, 2008 - distrib.: UMedia
Nazione: FRANCIA/BRASILE
Anno: 2008
Presentato: 65. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia - 2008 - Orizzonti

Il film è ambientato nella campagna brasiliana, che sullo schermo ha fino ad oggi avuto minore fortuna della città, delle metropoli con le periferie degradate.

La collocazione nella campagna brasiliana dà l'impressione di poter arrivare a conoscenza di una situazione più originaria, meno complessa da decifrare.
Lo stile del film palesa, a livello di rappresentazione (cioè di informazione materiale) una identità documentaristica, mentre a livello di narrazione ci sono passaggi di finzione, nel senso che quella realtà rappresentata viene in parte e in certe circostanze "diretta registicamente", il che è finzione. Si pensi ad un dialogo tra due fratelli, inquadrati in primo piano, angolazione frontale. E' un caso classico di questo tipo di stile: i bambini sono quelli di quella zona, probabilmente parlano a braccio (cioè senza un copione: diciamo per ipotesi che sono reali), ma sono una realtà rappresentata in funzione delle riprese, vale a dire in una condizione non autonoma, e influenzata (condizionata?) dalla presenza della macchina da presa.
Su questa asserzione si dovrebbe aprire una ampia dissertazione teorica. La si lascia sospesa.
Ora è il momento di dire che cosa si vede. Si vede in generale la gente di un paese brasiliano, molto povero, quasi primitivo, sfiorato da una grande strada asfaltata con un intenssimo traffico; tir immensi la percorrono nei due sensi di marcia, sfrecciano rombanti. La colonna sonora enfatizza quell'effetto, ben noto in fisica, in cui il rumore si alza e si accumula via via che la sorgente - il motore a scoppio e gli attriti delle gomme in movimento sull'asfalto - si avvicina al punto di percezione (un qualsiasi uomo, un qualsiasi microfono posto a lato della strada) per poi sembrare decadere in modo improvviso; (anche fermi sotto la pensilina di una stazione ferroviaria di transito si prova lo stesso effetto).
Nei paraggi c'è anche una grande stazione di servizio, di rifornimento e di ristoro, con un mercato attiguo.
La narrazione cinematografica collega la vita nel villaggio con la vita nel grande "autogrill", per usare un'espressione non del tutto imprecisa
Nel villaggio le strade non sono asfaltate; non arriva l'acqua attraverso un impianto idrico; è portata da un autobotte attorno al quale si sviluppa un affollamento che favorisce i più forti, i più prepotenti.
Nella grande stazione di servizio, automezzi immensi arrivano, sostano, non scaricano, ripartono.
Alcuni ragazzi del villaggio cercano qualche lavoretto come lavavetri, oppure esercitano un piccolo commercio severamente controllato e gestito dagli adulti.
L'idea centrale del film potrebbe essere così formulata (una delle svariate espressioni): nella campagna brasiliana gli automezzi di un mondo lontano passano per alimentare di beni quel mondo, ma alla campagna brasiliana lasciano pochissimo, in certi casi sogni (il ragazzo del paese che vuole, da grande, fare il camionista), in altri illusioni. (Eugenio Bicocchi)
 


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