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KHASTEGI (Tedium)



Regia: Bahman Motamedian
Lettura del film di: Adelio Cola
Titolo del film: KHASTEGI (TEDIUM)
Titolo originale: KHASTEGI
Cast: regia: Bahman Motamedian – scenegg.: Bahman Motamedian – scenogr.: Jalil Shabani – fotogr.: Homayoun Pavvar – mont.: Bahman Motamedian, Behzad Mosleh – mus.: Iman Vaziri – cost.: Navid Farahmarzi – interpr.: Asghar Nejad, Ghavi Bal, Moghaddam, Savanpoor, Foghani, Amjadinia, Rahimi – durata: 76’ – origine: Iran, 2008 – produz.: Esmaeil Mirzaei Ghomi
Nazione: IRAN
Anno: 2008
Presentato: 65. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia - 2008 - Orizzonti

Sotto il titolo latino è collocata una citazione dal vangelo di Matteo: “Lo spirito è forte (sic) ma la carne è debole”.

 

Il film racconta la storia d’un gruppo di giovani amici iraniani, i quali, al di là della vicenda comune che li riguarda e che costituisce il problema sociale che li fa soffrire, sono tutti accomunati dall’aspirazione alla LIBERTA’ ed al relativo esercizio civile personale, che non possono godere a causa di atavici tabù. Sono tutti transessuali, come si autodefiniscono, e cioè ‘insieme maschio e femmina’. Se un uomo desidera chiarire la sua esistenzialità sessuale sottoponendosi ad una operazione chirurgica che lo renderà donna, viene considerato un mostro di natura, abbandonato come pervertito dalla famiglia. Viceversa la donna che aspira alla mascolinità è giudicata coraggiosa ma non sarà accettata/accettato dalla società.

I giovani del film sono presentati ad uno ad uno quasi come icone in PPP del volto ‘truccato’ mentre confidano ad un intervistatore, che di solito non si vede se non all’inizio in un raduno di terapia di gruppo, confessando la personale esperienza del caso. Subito dopo li vediamo nella vita quotidiana, in famiglia, per la strada, al lavoro, quando riescono ad ottenerlo truccandosi e vestendosi da maschi secondo modalità opposte al loro sesso. Sono musulmani: che dice il Corano , evocato al riguardo? E’ equivoco ed ambiguo, almeno nelle interpretazioni dei teologi ufficiali. C’è chi accusa di peccato la manipolazione della natura e chi la considera come collaborazione con il Creatore.

 

Nel film si distingue con chiarezza LA VICENDA del gruppetto dei protagonisti, ma IL RACCONTO è strutturato mettendo in luce, attraverso IL MODO di evidenziare lo stato d’animo dei giovani, che la loro non è soltanto una STORIA riguardante la transessualità in Iran, quanto la loro conculcata libertà di scegliere nella vita di agire senza condizionamenti di esterne imposizioni di comportamento. Essi sono paladini dell’anelito alla liberazione da tradizionali tabù che conculcano l’espressione personale di vita.

 

Il regista li guarda con rispetto ed umano compatimento, senza scendere né a giudizi accusatori né a concessioni di approvazione circa un problema sociale oggi di attualità. La soluzione di tale problema non sta nella condanna all’isolamento quasi carcerario inflitto per punizione ai ‘colpevoli’ da parte della famiglia, né in altri espedienti finora quasi mai praticati, quali la terapia psicologica. “C’è, però, la soluzione di tutto!”,  afferma nell’ultimo episodio un giovane intervistato. A questo punto il film mostra il cadavere d’un giovane suicida.

 

Nessun compiacimento spettacolare del regista diminuisce la carica umana del film, che racconta con severa e convinta dignità una questione civile oggi dibattuta. Il suo film prende spunto dal problema rappresentato dalla transessualità in Iran ma genera un grido di allarme nell’appello alla LIBERTA’ civile. (Adelio Cola)

 


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