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VOY A EXPLOTAR



Regia: Gerardo Naranjo
Lettura del film di: Adelio Cola
Titolo del film: VOY A EXPLOTAR
Titolo originale: VOY A EXPLOTAR
Cast: regia, scenegg.: Gerardo Naranjo - scenogr.: Claudio Castelli - fotogr.: Tobias Datum - mont.: Yibràn Asuad - mus.: Georges Delerue, Zoot Woman, Bright Eyes - cost.: Annai Ramos Maza, Amanda Carcamo - suono: Gabriel Reyna - interpr.: Maria Deschamps, Juan Pablo De Santiago, Daniel Gimenez Cacho, Rebecca Jones, Martha Claudia Moreno - durata: 106' - colore - produz.: Canana - origine: Messico, 2008 - distrib.: Elle Driver
Nazione: MESSICO
Anno: 2008
Presentato: 65. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia - 2008 - Orizzonti

Il film è ambientato in Messico. Con lo scopo di parlare del disagio dei giovani oggi, il regista racconta la storia drammatica di due adolescenti, ROMAN e MARU. Le famiglie ci sono ma làtitano per quanto riguarda attenzione e preoccupazione educativa. I genitori hanno la loro posizione sociale e non fanno mancare niente ai figli, eccetto la loro costante ‘compagnia’. I due giovani frequentano la scuola come un castigo. Sentono avversione per tutto ciò che sa di dovere e di legge. Decidono (troppo improvvisamente nel film!) di partire. Con la macchina di famiglia (meglio, con una delle macchine…) Roman vuole andare lontano ma poi decide di tornare a casa. Intendiamoci, non in seno alla famiglia, mai più! Pianta la tenda con l’amica sulla terrazza del palazzo del papà e vive lassù con Maru rubacchiando in casa mentre i genitori lo cercano chissà dove, e gira sempre armato della pistola del padre. L’amicizia dei due diventa sempre più intima: Iniziata come una bravata e un’avventura, la vicenda si complica in particolare dopo che Maru, dapprima molto riluttante, accetta poi le effusioni sentimentali di Roman. Quando i due s’accorgono d’essere stati scoperti e ormai prossimi all’arresto da parte dalla polizia, organizzano l’ultima fuga. Il giovanotto colloca la pistola su un supporto e la assicura con tiranti in modo tale che il primo che tentasse di entrare nella terrazza per acciuffarli, avrebbe provocato lo sparo. Rimane vittima della ‘trappola’ la povera Maru, che di trascinerà agonizzante sulla strada abbandonandosi sulla sponda d’un muro. La ritrova il fuggitivo Roman, che assiste impotente e disperato alla sua fine. Riuscirà ancora ad allontanarsi, solo, abbandonato da tutti, come il cane che nelle ultime tappe del loro inutile tentativo di uscire da un mondo che non li comprende, si sono tirati dietro.

E’ lodevole la volontà del regista di denunciare le colpevoli responsabilità di coloro che non offrono ai giovani i mezzi e l’educazione per affrontare la vita con dignità secondo positivi principi di vita civile. Mancano tuttavia nel film, non dico la sincerità e l’impegno di illustrare situazioni reali caratteristiche non soltanto del Nessico, ma, (mi sembra), la preparazione tecnica e culturale sotto il profilo d’arte cinematografica per farsi apprezzare sotto tale punto di vista. (Adelio Cola)
 


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