Regia: Avi Mograbi
Lettura del film di: Adelio Cola Titolo del film: Z 32 Titolo originale: Z 32 Cast: regia: Avi Mograbi - scenegg.: Avi Mograbi, Noam Enbar - fotogr.: Philippe Bellaiche - mont.: Avi Mograbi - mus.: Noam Enbar - suono: Dominique Vieillard - effetti speciali: Avi Mussel, Eran Feller, Issy Dekel - durata: 81' - colore - produz.: Les Films d'Ici - origine: Israele/Francia, 2008 - distrib.: Doc & Co Nazione: ISRAELE/FRANCIA Anno: 2008 Presentato: 65. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia - 2008 - Orizzonti
Le prime inquadrature del film non tengono certamente ‘inchiodato lo spettatore alla poltrona’! Vediamo per alcuni minuti due giovani, uno ed una, che comprendiamo essere intervistati non si bene su quale loro esperienza. I volti sono volutamente ripresi sfocati: evidentemente gli interessati non vogliono essere identificati. Sono, lo comprenderemo molto avanti dal film, un ex soldato ed un’amica, che sarà da lui invitata a raccontare a modo suo l’esperienza bellica da lui riferita. Il regista presenta due ex combattenti. Uno di essi non soltanto racconta ma ritorna sul luogo dell’azione che lo vide impegnato in una ‘operazione punitiva’ contro i palestinesi, durante la quale ammazzò due poliziotti. Siamo, finalmente lo veniamo a sapere, in Israele, dove guerra e guerriglia si alternano con incontri dei responsabili politici al fine di accordarsi su pause di tregua armata.
Ci rendiamo conto (mi riferisco agli spettatori che sono rimasti ai loro posti, abbandonato abbastanza presto da molti di essi!) di trovarci in uno studio cinematografico, dove gli intervistati sono invitati a raccontare (a volto nascosto sotto maschere) ma non ad interpretare imprese militari. "Quella guerra non può, e non deve, essere argomento d’un film!” Durante il sopralluogo sul fronte di combattimento nel quale il soldatino aveva ucciso qualcuno, un cantante anziano accompagnato da un’orchestrina popolare commenta gli eventi, (anche con sovrapposizione d’immagini), facendoli diventare argomento d’una canzone che li commemora. Essa si sviluppa a modo di anafora, il motivo musicale della quale accompagnerà semiologicamente lo scorrere del cast di coda del film sullo schermo.
La giovane insiste nell’interrogare l’amico: “Come ti sentivi quando stavi per scoprire tra i massi e le pietre qualcuno da uccidere? E dopo aver ucciso, quali sentimenti sperimentavi? Paura, ribrezzo, rimorso? Senti ora il bisogno di perdono? Non temi che il figlio dell’ucciso ti scopra e si vendichi? Di notte lo vedi nel sogno?…” Sono sconcertanti le risposte. Una per tutte: “ Era la guerra!”
Se questa è la guerra, conclude conseguentemente lo spettatore, condividendo il giudizio implicito del regista, espresso dal contesto del film, …essa è una brutta bestia!
Il film è un grido di esecrazione contro quello che sembra l’insanabile contrasto che genera scontri e lutti quasi quotidiani tra le due nazioni che si trovano a confondere i rispettivi confini territoriali ai bordi del deserto.
La lunga durata del film, che si basa essenzialmente su interviste con riprese fisse, ha messo a dura prova l’interesse e la pazienza degli spettatori. Dispiace perché esso, fondato su fatti realmente accaduti nel teatro di guerra denominato, come indica il titolo, Z 22, denuncia l’inumanità di rapporti fondati sulla violenza militare. (Adelio Cola)
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