BROKEN LINES
Regia: Sallie Aprahamian
Lettura del film di: Franco Sestini
Titolo del film: BROKEN LINES
Titolo originale: BROKEN LINES
Cast: regia: Sallie Aprahamian - scenegg.: Dan Fredenburgh, Doraly Rosa - scenogr.: Mike Kane - fotogr.: Jean-Louis Bompoint - mont.: Brand Thumim - mus.: Laura Rossi - suono: Tim Barker - interpr.: Doraly Rosa (B), Dan Fredenburgh (Jake), Paul Bettany (Chester), Olivia Williams (Zoe), Harriet Walter (Leah), Nathan Constance (Yoss), Nicholas Le Prevost (Alistair), Rita Tushingham (Rae) - durata: 112' - colore - produz.: Axiom Films - origine: Inghilterra, 2008
Nazione: INGHILTERRA
Anno: 2008
Presentato: 65. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia - 2008 - Giornate degli autori
E’ la storia di Jake e B. (diminutivo di Binna), due giovani assolutamente infelici e profondamente in crisi: lui ha avuto da poco la perdita del padre, al quale lo legavano vari momenti di intimità, ma anche di attrito, in particolare per il suo atteggiamento remissivo nei confronti della madre che gli sbandierava davanti il suo amante; B., a sua volta, è costretta a lavorare come cameriera in un bar gestito dalla zia e dal cugino e, al tempo stesso, ad accudire il compagno, Chester, un ex pugile che – forse a causa della boxe (il film non lo dice esplicitamente) - si ritrova con la parte destra del proprio corpo quasi del tutto paralizzata.
Da notare che Jake è in procinto di sposarsi con Zoe, una bella ragazza facente parte della ricca borghesia ebrea, ma sente che, mano a mano che si avvicina il fatale momento, il suo amore per la fidanzata si affievolisce sempre più; ed anche B. ha una crisi particolarmente acuta, derivante dal fatto che Chester, gli nega qualsiasi contatto corporale, anche se, probabilmente, potrebbe avere rapporti con la ragazza.
Di ritorno dal funerale del padre, Jake si ferma nel bar dove lavora B. e, casualmente, conosce la ragazza che, si dà da fare per ritrovare il suo portafoglio rubato da due ragazzotti: l’incontro è fulminante per entrambi che evidentemente sono così affamati d’amore (soprattutto fisico) che sono disponibili per qualsiasi esperienza.
Pur attraverso vari complessi di colpa – in particolare della ragazza – i due arrivano ad avere un primo rapporto completo che sembra mandare in estasi la coppia; a questo seguono alcuni fuggevoli incontri, sempre centrati sulla carnalità, fino al momento che – durante proprio uno di questi momenti – Chester (che nel frattempo ha scoperto tutto) ha una crisi violenta e viene portato all’ospedale per essere messo in rianimazione: sembra che addirittura, ai tanti problemi che aveva in precedenza, si sia aggiunta anche la perdita della parola.
Sembrerebbe che la strada dei due giovani fosse spianata verso un futuro insieme, ma la fine del film ce li mostra così “sistemati”: B., tutta vestita di nuovo, specie per quanto riguarda il look, porta a tracolla la chitarra che Jake gli ha regalato e sembra diventata una utilizzatrice di tale strumento; l’uomo, dal canto suo, ha instaurato una nuova relazione con una ragazza di nome Rachel, che presenta a B. e con la quale si allontana verso la parte sinistra dello schermo, mentre B. si dirige verso la parte destra: entrambi sembrano felici, sicuramente sereni e direi che non è poco.
Il film ha una struttura narrativa lineare che tende a privilegiare la vicenda rispetto a qualsiasi altro elemento cinematografico: l’unica particolarità che ci mostra è una sorta di motto che il padre di Jake era solito dire e che era diventato appannaggio anche del figlio: “qualsiasi tipo di scelta è perdente”, alludendo al fatto che il destino provvede a scegliere per noi e a noi resta soltanto il compito di subirelo.
Nell’ultima parte del film, Jake rinnega il motto paterno, aggiungendoci che “la scelta è perdente soltanto se sbagliata” e riappropiandosi quindi di una sorta di libero arbitrio riferito al futuro di ciascuno.
Ed infatti, al termine del film vediamo che i due protagonisti non seguono i dettami del destino che li porterebbe a gettarsi l’uno nelle braccia dell’altro, ma si dirigono per strade diverse ma ognuna delle quali è frutto di una scelta precisa che l’individuo compie nei confronti della realtà che lo circonda.
La struttura del film è – come ho già detto – imperniata prevalentemente sulla vicenda, della quale l’autore disegna delle realtà fortemente tratteggiate, tese a colpire lo spettatore per la loro forza espressiva, ma risultanti tali solo in virtù della narrazione e della bravura degli interpreti.
Cioè, non c’è da parte del regista una ricerca del modo con cui tratteggiare tale vicenda in funzione dell’espressività e quindi della tematica; questa infatti – sia pure a livello di idea parziale – scaturisce esclusivamente dalla narrazione.
E devo dire che è un peccato che la forma espressiva sia votata soltanto alla vicenda, in quanto l’idea che traspare dal film è di indubbio interesse, in particolare per quanto riguarda i rapporti sia tra padre e figlio e sia tra compagno e compagna; in entrambi i casi si lascia che il destino compia il suo corso e nessuno si pone di traverso alla strada che viene disegnata; sarà Jake, con la scoperta che le scelte sono inutili soltanto se “sbagliate” a rimettere la narrazione sulla strada dell’autonomia che ogni uomo ha nei confronti del proprio destino.
Il film è ben confezionato, con validissimi attori e belle immagini dalla forte espressività; come ho già detto, se avesse avuto anche una struttura più mirata alla tematica, si sarebbe potuto parlare di qualcosa di importante, ma anche così, possiamo dire che – visto il panorama delle attuali produzioni – ci collochiamo ben al di sopra della media. (Franco Sestini)