ALBERT NOBBS
Regia: Rodrigo García
Lettura del film di: Adelio Cola
Titolo del film: ALBERT NOBBS
Titolo originale: ALBERT NOBBS
Cast: regia: Rodrigo García – sogg.: George Moore, dal racconto The Singular Life of Albert Nobbs – scenegg.: Gabriella Prekop, John Banville, Glenn Close – fotog.: Michael McDonough – mont.: Steven Weisberg – scenogr.: Patrizia Von Brandenstein – cost.: Pierre-Yves Gayraud – mus.: Brian Byrne – interpr. e personaggi: Glenn Close (Albert Nobbs), Aaron Johnson (Joe), Mia Wasikowska (Helen), Janet McTeer (Hubert), Pauline Collins (la signora/Mrs Baker), Brenda Fricker (Polly), Jonathan Rhys Meyers (Viscount Yarrell), Brendan Gleeson (il dottor/Dr Holloran) – durata: 114’ – colore – produtt.: Glenn Close, Bonnie Curtis, Julie Lynn, Alan Moloney – produz.: Trillium Production, Mockingbird Pictures, Parallel Film Productions
Sceneggiatura: Gabriella Prekop, John Banville, Glenn Close
Nazione: IRLANDA
Anno: 2011
Presentato: 29. Torino Film Festival – FESTA MOBILE: FIGURE NEL PAESAGGIO
“Polpettone!”, sento protestare in sala. Sì, d’accordo, ma con ingredienti di prima scelta. Il film è interpretato in modo ammirevole da tutti i personaggi. La/il protagonista, (una nuova Victoria/Victor, donna truccata da uomo) esce di scena prima della fine del film (muore dopo eccessiva emozione di delusione disperata) e il tema delle donne dell’800 inglese disprezzate continua. Le vicende e i fatti della storia costituiscono il ‘polpettone’. L’intreccio è causato da gelosie, invidie, conseguenze del risparmio (Lei/lui) e di avarizia dei comprimari (la padrona dell’albergo di lusso, nel quale lavora sotto pseudonimo di Albert Nobbs la protagonista, che fa parte del personale dipendente. A complicare, ma alla fine a semplificare e risolvere i problemi, entra in campo un’altra donna travestita da maschio. Per la donna (in Inghilterra, allora...) non c’era né rispetto né accettazione civile del suo sesso. Una servetta, concupita e resa incinta da un giovane operaio “esperto di caldaia” (da riparare nell’albergo in cui lavora anche la protagonista, dopo il suo licenziamento dal precedente: è il pretesto per fare incontrare i due in cerca di ...fortuna!), che le promette l’America, si lascia convincere da ms.. Nobbs, che lei non sa essere una donna, a progettare il futuro con lei che la “desidera” (vedi i regali che le fa). Quest’ultima viene abbandonata per gelosia dal giovane ed entra così nel ruolo di ‘sedotta e abbandonata’ con bebé sulle braccia, in attesa di ‘allontanamento’ dopo la morte del falso Albert Nobbs, deluso/a perché scoperta nella sua identità,. La seconda donna/uomo si offre di prendersi cura della poveretta e di suo figlio. E la storia di donne sfortunate d’essere venute al mondo in quelle circostanze storiche continua. Ma il film finalmente finisce. Il racconto del tristissimo passato delle due donne travestite è dalle medesime riferito dalle loro voci (senza flashback). Un malinconico leit motiv musicale accompagna le sventure femminili del film, che si svolge tutto in interni lussuosi con personaggi femminili ‘sofferenti’, tra i quali la protagonista disperatamente rassegnata al suo destino (il forzato ossimoro diventa il motore della complicata sceneggiatura). Stridente è il contrasto tra il minuzioso teatrale galateo dei nobili ospiti accolti dalla signora dell’albergo e la loro condotta in privato (alcol e sesso). E’ saggio ma molto problematico da mettere in pratica il consiglio rivolto indirettamente a tutti, ma dedicato in particolare alla protagonista “ Sii te stessa!”; ella avrebbe potuto rispondere: “La verità fa male”.