TASSE IERI, TASSE OGGI
di NAZARENO TADDEI SJ
Edav N: 395 - 2011
Dal n. 206 di Edav gennaio 1993
Nella Serie Oro dei suoi supplementi, allegato al n° 1387 (15.11.92), il settimanale «Panorama» ha pubblicato un interessante libro inchiesta dal titolo «Tasse».
Nel frontespizio, una frase di Emile De Girardin: «La forza dei governi è inversamente proporzionale al peso delle imposte». Nell'Introduzione, Serio Ricossa scrive: «Il concetto di fisco democratico (…) oggi non è piú che un vago ricordo, perfino nei paesi piú tradizionalisti. Caduti i sovrani restarono i parlamenti, che si posero al servizio piú dei partiti che dei cittadini. E i partiti compresero che, espandendo la spesa pubblica e distribuendola abilmente fra i loro clienti, potevano “comperare” consensi o voti (anche in piena legalità) col denaro dei contribuenti. Da controllori del fisco, divennero perciò suoi alleati nel torchiare i ceti piú produttivi e meno politicizzati, talvolta a favore dei ceti parassitari. (…) Il sindacato avrebbe dovuto insorgere da tempo contro questo nuovo tipo di sfruttamento che in Italia dimezza lo spessore della busta-paga.» Ma per il sindacato, «il nemico è il padrone, non il fisco».
Piú avanti, Giorgio Benvenuto, che da annoso segretario del sindacato UIL, nel febbraio '92 è diventato Segretario generale del Ministero delle Finanze — carica nuova di zecca, unica nei Ministeri d'Italia e coniata apposta per lui (?!?) — confessa d'aver «imparato di piú al Ministero delle Finanze in nove mesi che in tutta la sua esperienza sindacale», ma soprattutto dichiara: «È un meccanismo atroce quello del fisco attuale, le ingiustizie che ho visto stando qui dentro non le avevo mai viste prima in vita mia. (…) Il consiglio [ricevuto qua dentro] e che piú mi ha colpito: vuoi avere potere? Non risolvere mai i problemi.»
Da lí sempre apprendiamo che nel 1986, su cento tasse, sedici da sole procuravano il 97% delle entrate: il resto, decine di tasse dal costo superiore al gettito; e che oggi la situazione è peggiorata: si sono aggiunte altre 20 tasse e solo il giovane governo Amato ne ha aggiunte o inasprite 17. Lo stesso Benvenuto cita vistose e vergognose anomalie.
Accanto a ciò, il problema del'evasione fiscale: perché il fisco non cerca i veri, grandi, evasori e si accanisce contro il povero pensionato o la piccola impresa che per necessità o errore hanno commesso qualche evasione materiale?
Si deve dunque concludere (come noi da anni stiamo avvertendo): è doveroso, perché giusto, pagare le tasse; ma è altrettanto giusto, se non doveroso, difendersi dalle tasse ingiuste. L'attuale fisco è contro giustizia; quindi non obbliga in coscienza. E chi oggi — chiunque sia — combatte chi si pone contro questa ingiustizia (vedi, p.e., qualche anno fa il vescovo di Trieste e, oggi, Bossi) o ignora la vera situazione, o è in malafede, o è schierato col potere economico col quale è oggi evidentemente schierato il governo Amato.
È vero allora quello che scrive il già citato Riscossa: «I politici italiani sono stati abili nel cercare di rendere il pagamento delle imposte e tasse un dovere morale, oltre che legale. Gli evasori veri o presunti sono stati dichiarati peccatori, oltre che criminali da colpire penalmente (“manette agli evasori”). Su questo c'è parecchio da discutere. Se il fisco ha perduto, almeno in parte, le caratteristiche della democraticità, anche le sue prediche potrebbero perdere in parte di efficacia presso la coscienza dei cittadini.»
Entriamo nel mondo della coscienza e quindi della morale, dove la Chiesa ha pure qualcosa da dire: piú che insistere sul dovere di pagare le tasse, oggi, bisogna insistere, con ogni mezzo, perché il fisco sia giusto. Quella che, in questo momento, la Chiesa può e deve formare è la mentalità di una vera giustizia; in questa direzione, e non in altre, deve tendere la giustamente difesa unità dei cattolici. Quando il fisco sarà giusto, con altrettanto calore si potrà e si dovrà invocare l'unità dei cattolici contro l'evasione fiscale. Senza dire che con un fisco piú giusto, anche l'evasione fiscale scemerà automaticamente.