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IL GIARDINO SEGRETO



Regia: Agnieszka Holland
Lettura del film di: Rucci Maria Virginia
Titolo del film: IL GIARDINO SEGRETO
Titolo originale: THE SECRET GARDEN
Cast: regia: Agnieszka Holland - sogg: Frances Hodgson Burnett, tratto dal suo omonimo libro - scenegg.: Caroline Thompson - fotogr.: Roger Deakins - mus.: Zbigniew Preisner - mont.: Isabelle Lorente - scenogr.: Stuart Craig - cost.: Marit Allen - effetti: John Evans - interpr.: Kate Maberly (Mary Lennox), Heydon Prowse (Colin Craven), Andrew Knott (Dickon), Maggie Smith (La Signora Medlock), Laura Crossley (Marha), Tabatha Allen (La ragazza del porto), Frank Baker (Funzionario Governativo), Valerie Hill (Cuoca), Peter Moreton (Will), Andrea Pickering (Betty Butterworth), John Lynch (Lord Craven), Arthur Spreckley (John), Walter Sparrow (Ben Weatherstaff), Parsan Singh (Ayah), Eileen Page (La nonna del porto), Irène Jacob (La madre di Mary), Colin Bruce (Il Maggiore Lennox) - durata: 102' - colore - produz.: American Zoetrope, Warner Bros. - orig.: USA / GRAN BRETAGNA, 1993 - distrib.: Warner Bros Italia (1004) - Warner Home Video (Gli scudi)
Sceneggiatura: Caroline Thompson
Nazione: USA - GRAN BRETAGNA
Anno: 1993

Il film IL GIARDINO SEGRETO è stato proiettato, con notevole successo, in una terza media.
L'obiettivo primario riguardava il piano metodologico (secondo la lettura strutturale della metodologia Taddei) in base al quale gli elementi narrativi sono strutturati in un certo modo e conducono così all'idea dell'autore.

 

Sul piano dei contenuti in questo film è sembrata fondamentale - in un'epoca nella quale l'uomo vive la quotidianità senza progetti e senza memorie - l'idea secondo la quale per la costruzione armonica di sé bisogna immettersi nel circuito vitale della natura e della cultura del passato e del presente, nel rapporto comunicativo e fecondo con gli altri.

Idea centrale: ogni essere è un universo che deve esprimersi ed essere esplorato nel mondo delle relazioni personali, culturali, naturali.

È la storia di…

Mary Lennox, nata e vissuta in India fino a dieci anni, scontrosa, poco socievole, facile ad irritarsi e a contraddire, piena di pregiudizi, non inserita nell'ambiente socio-culturale indiano, trascurata dai genitori, presi dalle mansioni pubbliche

- essendo rimasta orfana a causa di un terremoto,

- essendo per questo tornata in Europa ed in Inghilterra, paese d'origine dei genitori,

- avendo conosciuto una giovane fantesca, Martha ed il di lei fratello Dickon, aperti alla comprensione ed alla accettazione del mondo naturale e culturale

- avendo riscoperto grazie a loro il passato della sua famiglia attraverso i luoghi ed in particolare attravero un giardino, sede dei giochi giovanili della madre e della zia,

- si apre alla comprensione della vita nella sua complessità amando e promuovendo i processi naturali, aiutando il cugino Colin e il di lui padre Lord Kraven e approda così al conseguimento e al godimento della goia interiore derivante dall'armonia fra sé e il creato.

VICENDA

La piccola Mary Lennox, nata e vissuta fino all'età di dieci anni in India, dimostra un carattere difficile sia perché non sente propria la cultura del luogo, sia perché si sente esclusa dalla vita affettiva e sociale dei genitori. Rimasta orfana a causa di un terremoto, viene adottata da uno zio scontroso e solitario che vive lontano, per la maggior parte del tempo, dalla fastosa dimora e dal figlio decenne ed infermo nato prematuro. La nipotina scopre nel parco della villa un giardino chiuso da alte mura e da una porta da cui era stata rimossa la chiave. Il padrone, Lord Craven ne vietava l'accesso dopo che la moglie, sorella gemella della madre di Mary, vi aveva trovato la morte cadendo dall'altalena. La ragazzina trova la chiave e con l'aiuto di un amico, provvido di consigli e di saggezza, lo ripulisce. Riuscirà così a porsi positivamente nei confronti della vita, a far tornare la gioia e la salute al cuginetto Colin Craven, e il sorriso e la speranza allo zio.

RACCONTO

Il film ha inizio con l'immagine di un deserto che occupa tutto il quadro.

Da questa immensità color ocra emerge in dissolvenza una splendida costruzione di un tempio indiano.

Il deserto è il luogo dell'iniziazione per l'individuazione di sé e della propria cultura. È il vasto spazio interiore che la natura ci fornisce. Esso è carico di potenzialità che devono poi acquisire concretezza nella coniugazione con la cultura, intesa come armonia tra gli elementi (mondo naturale umano, ultraterreno) perché l’indistinto possa individuarsi nella concretezza dell'esistenza. Il tempio nel suo splendore architettonico, espressione della cultura, ha lo stesso colore del deserto, espressione delle potenzialità naturali che confluiscono e sbocciano nella cultura. Questa identica armonia o interazione riproduce alla fine del film con la brughiera in luogo del deserto e con Dickon (il personaggio "tramite", il giovane demiurgo che sa dialogare con ogni essere vivente) che, con la sorella Martha promuove l'evoluzione della protagonista e anche indirettamente del cugino Colin. Dickon è la concreta armonizzazione dell'elemento naturale con l'elemento culturale. Armonia che si effettua relazionandosi col mondo esterno senza pregiudizi e preclusioni accettando, comprendendo, dialogando e agendo verso chi è in difficoltà. Per questo nell'ultima immagine del film, Dickon si vede in C.L.L., un puntino bianco nella immensità della brughiera (l'elemento culturale si tuffa e si identifica con quello naturale: la vasta brughiera analogica del deserto) mentre la voce della protagonista dice: "tutto il mondo è un giardino".

Il mondo è rappresentato da due ambienti tanto diversi (il deserto e la brughiera) ed entrambi ricchi di infinite possibilità espressive e quindi di vita, totalizzanti il mondo naturale dal quale non possiamo prescindere nella visione globale delle cose, nella valutazione degli eventi, nel rapporto col mondo umano e animale, col mondo dei vivi e col mondo degli estinti. È una realtà unica nella quale immergersi con consapevolezza e con forte sentire (la magia) solo così ci saranno le risposte desiderate e dentro ognuno fiorirà un meraviglioso giardino.

I personaggi hanno tutti un'evoluzione in tal senso. Inizialmente tutti, eccetto Dickon e Martha, si presentano limitati da sentimenti e convinzioni egoistiche e disumanizzanti.

Sono questi cattivi sentimenti "gli sterpi" che impediscono al giardino della nostra interiorità di fiorire.

Mary, la protagonista, è inasprita e chiusa al bello a causa di un rapporto conflittuale con i genitori oltre che ad una cultura fortemente gerarchizzata.

È chiusa quindi nel confine di un egocentrismo esasperato. Subisce inizialmente la benefica influenza di Martha, respinta inizialmente, perché abituata alla differenza dei ruoli che prescinde dal rapporto umano. Poi però ne diventa amica e se la fa complice, contro la governante e intermediaria fra sé e Dickon.

Colin è un bambino infelice, solo: vive nella convinzione di essere prossimo alla morte e di avere la gobba come suo padre. È sempre a letto per una presunta paralisi. Non va mai fuori, non vede nessuno, si vieta di vedere l'immagine della madre morta perché non ne sopporta il sorriso.

Non crede alla storia che Mary gli racconte di un bambino che riesce ad avere dentro di sé l'universo. Egli è chiuso nell'angusto spazio dei suoi problemi e gli è sconosciuta la dilatazione dell'anima di fronte al bello e al buono. Solo più tardi, quando un rapporto affettivo con la cugina e con Dickon guarisce nel corpo e nell'anima, Dickon percorre la brughiera e ne conosce la vita e i segreti, conosce il nome dei fiori, il modo di promuoverne la crescita, interloquisce col pettirosso e ne traduce i messaggi, soccorre l'agnellino smarrito, sprona Mary a non avere resistenze verso gli animali. È lui che aiuta Colin a muovere i primi passi e lo sprona ad osare creandogli la volontà di superare le difficoltà. È ancora lui che permette a Mary di ricostruire il passato, di coniugarsi con il mondo circostante che lei ha sempre rifiutato (generando in sé livore e divisioni; non sa piangere per la stessa ragione che non sa gioire).

Dickon consente così di guardare con occhi umani il mondo nel quale è vissuta la madre fanciulla (la chiave, l'altalena, l'elefantino) e di aprirsi così ad un sentimento di nostalgia e di amore, di comprensione e tolleranza.

Dickon le trasmette il messaggio del pettirosso che a sua volta la indirizza alla porta dl giardino segreto, quel giardino che sembre ormai privo di vitalità, ma che ha ricevuto le segrete cure di un altro personaggio particolare, il giardiniere.

Quel giardino, coperto di sterpi (ciò che interiormente ci impedisce di entrare in contatto col ciclo vitale) custodisce la memoria di una vita felice, interrotta da un dramma, la memoria storica e mitica, un potenziale di bellezza che attende solo un cuore aperto al mondo per svilupparsi. Esso costituisce l'analogia della parte più profonda e naturale dell'animo umano che sboccia e si esprime quando rimuove impulsi violenti, egoistici, i pregiudizi, l'ignoranza che si fa saggezza, tutto ciò che preclude alla visione dell'armonia e della bellezza della vita.

Anche il tutore di Mary non gode la vita perché chiuso nel dolore per la morte della moglie, perché non aperto ai sentimenti ed alla comunicazione, perché timoroso di soffrire ancora. Non comprende che accettare gli eventi, anche tragici, significa entrare nel ciclo vitale che pur nelle sue infinite variazioni conduce alla gioia della condivisione e della comunicazione, le fasi di percorsi tutti ugualmente belli, significa vivere pienamente nel giardino della vita.

La governante, pur credendosi solerte e scrupolosa, in realtà è avida e autoritaria, non riesce a comprendere gli altri, non sa dare a Colin parole di conforto, esprime idee che feriscono in presenza della solitudine, la necessità di comprensione e di calore umano. Isola Colin dal mondo della natura e umano, non sa comunicare, non sa sorridere. Solo il superamento dei sentimenti egoistici, solo il rapporto comunicativo e fecondo con gli altri libera i personaggi dalle angustie dell'egoismo dal dolore del risentimento, dell'ignoranza aprendo l'animo alla bellezza della vita rendendolo consapevole che è circondato da un incantevole "giardino".


 


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