QUELLA ETÀ MALIZIOSA
Regia: Silvio Amadio
Lettura del film di: Nazareno Taddei
Edav N: 28 - 1975
Titolo del film: QUELLA ETÀ MALIZIOSA
Titolo originale: QUELLA ETÀ MALIZIOSA
Cast: scenogr., arredamento: Saverio D'Eugenio - fotogr.: Antonio Maccoppi - mont.: Silvio Amadio - interpr. princ.: Nino Castelnuovo (Napoleone), Gloria Guida (Paola), Anita Sanders (Madre di Paola), Mimmo Palmara (Il pescatore spagnolo), Andrea Aureli (Il patrigno di Paola) | colore - durata: 87' - VM 18 - produz.: Dominizia Cinematografica - distrib.: D.E.C.A.
Sceneggiatura: Piero Regnoli, Silvio Amadio
Nazione: ITALIA
Anno: 1974
Collocato come genere tra i film sexy (forse per ottenergli un po’ più d'interesse, sfruttando il titolo) non mantiene nessuna delle promesse, sia pur… erotiche o guardonesche, che fa; e mostra che anche il titolo non è più di una trovatina di richiamo.
Resta comunque uno degli esempi di quanto il nostro cinema - autori e pubblico - sia andato indietro. Gli autori (salvo eccezioni ovviamente), perché sembrano non aver più fantasia, limitandosi alla formuletta: un po’ di nudo, un po’ di sorpresa, un po’ di bei posti (o vestiti o arredamenti), un nero d'unghia di riferimenti culturali o sociali e molta molta distanza da tutto ciò che possa essere impegno soprattutto di idee o di pensiero. Il pubblico, perché corre sempre di più ai film in proporzione della loro vuotaggine o sciocchezza.
Napo [leone], un ragazzo d'una certa cultura e quasi pittore, in cerca di lavoro viene assunto da una bella e giovane signora come giardiniere nella villa sull'isola d'Elba, dove costei sta col… non-marito, studioso, malato di cuore, e con la lolita Paola (ovviamente molto bella) figlia sua ma non del non-marito. Lui è un bel ragazzo e le due donne, a modo loro, gli mettono gli occhi addosso.
Nei dintorni abita un non giovane pescatore spagnolo tra il satiro e il primitivo. Con lui pare che la signora supplisca almeno qualche volta alle deficienze cardiache del proprio uomo. Lui, invece, vorrebbe papparsi Paola.
Ma Paola ha deciso di farsi Napo, cui francamente non dispiace di accettare. E si mettono d'accordo.
La mattina fatidica, nella pineta di Calenzano, mentre Napo va a raccogliere i vestiti seminati da Paola nel tragitto amoroso, il pescatore sorprende nuda la ragazza e sta per violentarla. Paola si difende colpendolo a morte con un sasso. Disperazione e corsa a dir tutto alla mamma. La quale arriva alla pineta e trova Napo che cerca di far qualcosa per nascondere le prove della causa della morte e assistere in qualche modo il ferito (insomma vuol salvare Paola). La signora lo manda alla casa a prendere medicinali; ma poiché nel frattempo l'uomo muore, lei se lo carica in motoscafo e lo va a seppellire nel mare.
E sapete la conclusione? Torna Napo con le medicine quand'ormai tutto è compiuto. La signora gli racconta, aggiungendo che, se per caso, il cadavere riaffiorasse, lui passerebbe per l'assassino dal momento che Paola deve stare fuori dall'impiccio e tutti - ma chi? - testimonierebbero che tra lui e il pescatore non correva buon sangue. E Napo, licenziato, lascia l'isola, portandosi le mutandine di Paola che egli aveva nascoste nel tentativo di far scomparire la causa della morte.
Il film si liquida da solo e i critici non hanno trovato difficoltà a giudicarlo - troppo generosamente - «mediocre».
Ma non metteva conto ne parlassimo, se non rilevassimo le ragioni strutturali di questa - ed è un eufemismo - mediocrità.
È ovviamente film di vicenda, a idea (almeno come tentativo) spettacolare.
Cito gli ingredienti di «sorpresa» sessuale: Paola che in corriera, al primo incontro, si struscia addosso a Napo, il quale - date le circostanze - deve far di tutto per non accorgersene; le signora che cerca di convincere Napo d'essere un ipocrita sessuale perché non ha il coraggio di mostrarsi nudo a lei, mentre lei si mostra nuda a lui, ma quando egli cerca l'approccio sessuale lo respinge con disprezzo per il suo mancato dominio; i massaggi che il non-papà fa fare da Napo a Paola febbricitante, in assenza della moglie, con spirito da guardone; il bacio che Paola rifiuta a Napo davanti alla chiesa diroccata con la scusa della non concorrenza (nei confronti della madre); il «piedino» di Paola a Napo in macchina.
Altri tentativi di sorpresa: la signora non farà mai l'amore con Napo, nonostante tutto e si suppone lo faccia talvolta col pescatore; il non-marito, guardone della non-figlia; l'amore che si vuol far credere sbocci tra Napo e Paola; tutto il finale, ivi compresi i carabinieri che fanno notare a Napo d'aver perso le mutandine, proprio mentre sta per imbarcarsi.
Nero d'unghia di riferimenti… sociali: il ragazzo proletario, che si dà alla cultura, ch'è moralmente sano, che perfino si innamora e che non può che accettare l'ingiustizia finale; mentre i ricchi sono tutti e tre variamente schifosi (perfino Paola - almeno lo si fa intravvedere - pur disperata d'aver ucciso, per salvarsi accetta di lascia licenziare ed eventualmente incolpare Napo).
La verità è che tutto è inverosimile; ma il pubblico spera sempre che la spiegazione salti fuori. E alla fine non sta poi tanto a discutere. Ha vissuto bene o male quel pochinetto di emozioni; lo stesso attendere la fine è stata una certa emozione.
Al massimo dirà «tr…» alla donna (non ha il tempo di dirlo a Paola perché in quel momento urge ancora l'attesa) e dirà «ma guarda che roba!» a Napo che se ne va con le mutandine di Paola in tasca.
E che gli resta in testa (comunicazioni inavvertite) al pubblico?
Una nuova iniezione di gran voglia di cose erotiche e di superamento d'ogni criterio morale in merito; una nuova iniezione d'abitudine ad abbandonarsi alla curiosità e alla emozione, senza mai chiedersi il perché delle cose; un inconscio desiderio di vivere situazioni di un certo genere, convinto che se gli capitasse quel che è capitato a Napo saprebbe sfruttare assai meglio le occasioni e destreggiarsi comunque meglio di lui; che le cose sono cattive solo quando le fanno i nostri… avversari e non quando le facciamo noi; e così via. Per qualcuno forse resterà anche che i ricchi sono tutti e sempre porci in ogni senso.
Bisogna rendersi conto che l'aspetto marcio e corrompitore di questi film è in questo travisamento del modo di pensare, in questo capovolgimento della gerarchia dei valori. E non sono solo i film sexy o di violenza ad essere così immorali e deleteri: sono anche molti film tanto… buoni da entrare talvolta omaggiati anche nelle sale parrocchiali.