TO THE WONDER
Regia: Terence Malick
Lettura del film di: Franco Sestini
Titolo del film: TO THE WONDER
Titolo originale: TO THE WONDER
Cast: regia e scenegg.: Terence Malick – mont.: A.J.Edwards, Keith Fraase, Shane Hazen, Christopher Roldan, Mark Yoshikawa – fotogr.: Emmanuel Lubezki – scenogr.: Jack Fisk – cost.: Jacqueline West – mus.: Hanan Townshend – interpr. princ.: Ben Affleck (Neil), Olga Kurylenko (Marina), Rachel McAdams (Jane), Javier Bardem (Padre Quintana), Tatiana Chiline (Tatiana), Romina Mondello (Anna), Tony O’Gans (Sexton), Charles Baker (Falegname), Marchall Bell (Bob) – durata: 112’ – colore – produz.: Sarah Green, Nicolas Gonda, Hans Graffunder, Sandhya Shardanad– origine: USA, 2012 – distrib. intern.: Film Nation Entertainement
Sceneggiatura: Terence Malick
Nazione: USA
Anno: 2012
Presentato: 69 Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia 2012 – CONCORSO VE69
È la storia di tre personaggi, tutti in crisi esistenziale: il primo è MARINA, una ragazza inquieta, con un matrimonio fallito alle spalle che le ha lasciato una figlia adorabile, Tatiana, ma che le preferisce il padre, presso cui si rifugerà dopo un periodo di coabitazione con la madre; il secondo è NEIL, un geologo che cerca di combattere l’inquinamento costante della terra e delle acque e che vive i rapporti con l’altro sesso in maniera superficiale (almeno fino a quando ci riesce); il terzo è Padre QUINTANA, un prete in forte crisi di vocazione che si rivolge continuamente a Dio per invitarlo a farsi riconoscere dagli uomini ed aiutarli a risolvere i loro problemi.
La storia ha inizio in Francia, precisamente a Mont St. Michel, dove Neil e Marina trascorrono un breve ma felice periodo di vacanza fatto di gioia, di amore e di spensieratezza; la donna insieme alla figlia, Tatiana, decidono di partire con Neil per gli Stati Uniti e vanno ad abitare in un piccolo paese dell’Oklahoma dove l’uomo riprende il proprio lavoro di geologo; la coppia non ha la stessa felicità – anche interiore – che ha mostrato nel periodo francese e cominciano a rivelarsi le prime crepe.
È in questo periodo che compare Padre Quintana, un prete con una latente crisi vocazionale, il quale si rivolge costantemente a Dio perché lo illumini e soprattutto si faccia “vedere” da lui e dagli altri parrocchiani (per la verità la Chiesa appare ben poco frequentata).
Alla scadenza del visto d’ingresso negli USA, la coppia si ritrova con il dilemma di cosa fare: sposarsi o troncare, di fatto, la relazione? Neil, molto tiepido nell’affrontare situazioni “definitive”, non prova neppure a trattenere Marina, la quale quindi s’imbarca per la Francia e ritorna nella sua città d’origine, dove cerca di riprendere la vita di prima, ma trova mille difficoltà, una delle quali – forse la più grave – è la scelta che la figlia Tatiana compie: decide di tornare a vivere con il padre.
Intanto Nei ha rincontrato una vecchia amica d’infanzia, Jane, alla quale le cose non sono andate per niente bene – un matrimonio fallito alle spalle ed una figlia deceduta – e con lei rimette in piedi una parvenza di relazione andando comunque a vivere insieme; le cose comunque non funzionano neppure in questo caso anche perché sembra che Neil, quando vede che le cose stanno andando per il verso giusto, abbia paura delle conseguenze “definitive” del rapporto.
Marina, dal canto suo, abbandonata dalla figlia e senza nessuna prospettiva, lascia Parigi e ritorna in Oklahoma, attesa da Neil che nel frattempo è rimasto solo; sembrerebbe la volta buona, i due addirittura arrivano a sposarsi, ma anche in questo scorcio di vita, i due giovani non riescono a superare le difficoltà che una relazione comporta sempre; la ragazza si rivolge a Padre Quintana che li invita a “usare l’amore”, ma al tempo stesso invoca da Dio questa benedizione che ai due non arriva.
Neil intanto è sempre alle prese con problemi di inquinamento, con devastazioni di terre e di acque provocati dall’uomo; anche questa circostanza porta il giovane sempre più verso l’abbandono di qualsiasi speranza di felicità.
Sarà una nuova rottura tra Neil e Marina; quest’ultima sembra quella che accusa maggiormente il colpo e compie anche atti sconsiderati, come portarsi in camera un falegname appena conosciuto e rimanerne ovviamente delusa e frustrata.
E la fine quindi li trova ancora una volta separati: Marina riparte per Parigi e Neil l’accompagna all’aeroporto, senza fare nulla per trattenerla, ma impostando le pratiche per il divorzio; il tutto è accompagnato da nuove, continue invocazioni di Padre Quintana rivolte a Dio affinché si mostri e porti un po’ di felicità a questa umanità che continua a soffrire.
Il film, splendidamente realizzato da Malick, affronta il tema delle varie sfaccettature dell’amore e dell’impossibilità che queste si possano concentrare in qualcosa di utile all’uomo e alla donna; la devastazione della terra e dei mari, che fa da contorno silenzioso ma attivo a tutta la vicenda, sembra messa dall’autore per creare una sorta di simbiosi tra la sofferenza della gente e quella della terra, quasi a metterle in relazione e a dire: tu, uomo stai facendo soffrire la terra e questa sofferenza ti ricadrà addosso.
La continua assillante richiesta del prete a Dio perché venga a mostrarsi e faccia conoscere tutta la sua potenza, sembra destinata a ricercare per l’umanità l’unico sostegno che la possa rendere felice, visto che da sola non riesce ad uscire dal labirinto interiore che si è creata.
Ne è precisa riprova la figura di Neil che da una parte cerca di curare i mali del Pianeta ma dall’altra continua ad essere restio a qualsiasi forte responsabilità ed a vivere le sue relazioni solo a livello epidermico e sostanzialmente sessuale, accorgendosi che questo tipo di piacere non può essere sufficiente per soddisfare l’uomo ma non riuscendo a trovare in se stesso la forza per andare oltre.
E quindi questa forza solo un essere superiore – appunto il Dio invocato da Padre Quintana – può darla al genere umano che viene visto dall’autore come afflitto da una sostanziale e congenita infelicità.
Ma questo “rivolgersi a Dio” è sinonimo di pessimismo? Mi sembra di poterlo affermare con certezza; l’autore non nutre molte speranze nella sistemazione futura di questo genere umano, che non riesce neppure a sistemare “casa propria” e quindi è destinato a pagarne le conseguenze.
Forse, una soluzione potrebbe essere quella di considerare l’amore come “un dovere” trasmessoci da Dio, che l’uomo è chiamato a portare avanti ad ogni costo, pena la distruzione di TUTTO.
Sotto il profilo cinematografico il film è ben fatto, anche se il modo di narrare è spesso tortuoso e di difficile comprensione; gli attori sono tutti a grande livello, ma in particolare mi piace ricordare Javier Bardem nel ruolo di Padre Quintana che si dimostra uno dei maggiori attori dell’attuale panorama cinematografico.