CHERCHEZ HORTENSE
Regia: Pascal Bonitzer
Lettura del film di: Andrea Fagioli
Titolo del film: CHERCHEZ HORTENSE
Titolo originale: CHERCHEZ HORTENSE
Cast: regia: Pascal Bonitzer – sogg. e dialoghi: Agnès De Sacy, Pascal Bonitzer – fotogr.: Romain Winding – mont.: Élise Fievet – mus.: Alexei Aigui – cost.: Marielle Robaut – interpr. princ.: Jean-Pierre Bacri, Isabelle Carré, Kristin Scott Thomas, Claude Rich – durata: 100’ – colore – origine: FRANCIA, 2012 – distrib. intern.: Saïd Ben Saïd
Sceneggiatura: Agnès De Sacy, Pascal Bonitzer
Nazione: FRANCIA
Anno: 2012
Presentato: 69 Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia 2012 – FUORI CONCORSO
È la storia di Damien, professore parigino di Cultura cinese, che vive con la moglie Iva, regista teatrale, e il figlio Noé. La vita di Damien, come il rapporto con la moglie, va avanti stancamente e nella routine fino a che scopre che la moglie ha una relazione con un attore e che Aurore, la donna incontrata casualmente in libreria e con la quale ha avviato un rapporto amichevole, non è altro che Zorica, la clandestina dell'est che rischia l'espulsione dalla Francia e per la quale, su pressione della fidanzata del fratello di Iva, doveva chiedere aiuto al padre, consigliere di stato, ma freddo e distaccato proprio nei confronti del figlio. Solo alla fine, pur non ottenendo niente, Damien riuscirà a chiedere aiuto rivolgendosi direttamente all'amico del padre, il potente e mitico monsieur Hortense di cui parla il titolo. Ma non solo: salverà materialmente Aurore-Zorica dall'arresto sacrificandosi di fatto al suo posto.
È a questo punto che la vita di Damien cambia: si rende finalmente conto che l’impegno astratto che gli viene imposto nei confronti di una persona sconosciuta coincide con l’interesse reale che prova per una giovane conosciuta per caso; comprende di aver sbagliato e passa all’azione ritrovando fiducia in se stesso nel momento in cui ha la consapevolezza di contare qualcosa per gli altri.
Il film, come ha spiegato il regista, tratta di identità, di una crisi di identità che per Damien equivale a un confronto impossibile con il padre: "La storia che ho cercato di raccontare - ha detto Bonitzer - narra di un uomo che è diventato visibile in modo che una ragazza potesse restare invisibile e, inversamente, della rinuncia all’invisibilità, per vivere finalmente una vita piena".
Simbolica la sequenza finale del film con Damien che raggiunge Zorica nella stazione del paese della nonna adottiva e un anziano cinese che guarda i due allontanarsi. La Cina, sempre presente nel film (la professione di Damien, le storie che racconta, le credenze di Zorica, il ristorante dove pranza il padre...), sembra rappresentare il mistero, il destino, ma anche i valori forti della vita che alla fine trionfano.
Sullo sfondo resta il fenomeno dell’immigrazione trattato con i toni della commedia, ma senza nascondere il dramma.