BOXING DAY
Regia: Bernard Rose
Lettura del film di: Adelio Cola
Titolo del film: BOXING DAY
Titolo originale: BOXING DAY
Cast: regia e scenegg.: Bernard Rose –– soggetto: tratto dalla novella “Padrone e Servo” di Tolstoi – mont.: Bernard Rose – fotogr.: Bernard Rose – mus.: Bernard Rose – interpr. princ.: Danny Huston, Matthew Jacobs, Moshe Ivgy, Naama Shapira, Tom Yefet – durata: 91’ – colore – produz.: Luc Roeg e Naomi Despres – origine: Regno Unito/USA, 2012 – distrib. internaz.: Indipendent
Sceneggiatura: Bernard Rose
Nazione: REGNO UNITO USA
Anno: 2012
Presentato: 69 Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia 2012 – ORIZZONTI
Il titolo del film allude alla connotazione tradizionale attribuita al giorno precedente il Natale. L’opera è ambientata, in questo giorno; il detto popolare a ragione o a torto, minaccia uno scontro.
Il protagonista, benestante piuttosto ingordo di terreni e fabbricati, viene informato circa la possibilità di una ghiotta speculazione edilizia. C’è un lungo elenco di case dimesse ancora in discrete condizioni, messe in vendita da un’Agenzia al 50% del valore e rivendibili al 75% con ampio margine di vantaggio. Il nostro abbandona moglie e figli e parte con il suo autista per visitare i singoli edifici prima di acquistarli. Deve però anticipare il 20% del capitale: circuisce un’anziana signora che si lascia convincere a finanziarlo in attesa del futuro guadagno.
Il viaggio è scandito dalle pause di arrivo alle abitazioni in vendita. Il tempo minaccia pioggia e neve; il ghiaccio rappresenta l’insidia peggiore. La voce del navigatore consiglia l’inversione a “U” appena possibile, ma l’interessato ordina di proseguire. Come era prevedibile l’automobile sbaglia strada e i due occupanti smarriscono l’orientamento, percorrono strade in cui non è possibile telefonare per mancanza del “segnale”. Ormai è sera; quasi subito incombe la notte. Sono perduti, bloccati dal ghiaccio. Il sonno e la stanchezza li sorprendono e rischiano di morire assiderati. L’autista viene abbandonato in macchina dal padrone che tenta di andarsene a piedi in cerca di aiuto. Gira e gira, passando da un ostacolo all’altro, finché, insperatamente si dirige verso una fonte luminosa che si rivela purtroppo essere la sua vettura. L’autista sta per soccombere all’assiderazione ma il padrone, che l’aveva abbandonato, se lo stringe addosso per riscaldarlo. Quando la mattina dopo arriva l’elicottero che li aveva avvistati, il signore è trovato morto e lì’autista viene trasportato ancora in vita all’ospedale. È un caso di un egoismo e carità. La visione delle montagne innevate, viste durante il trasporto dall’alto e da vicino fa scoppiare interminabili applausi dagli spettatori del film. La ripresa è lunga e particolarmente suggestiva ed emozionante. La simpatia che tutti nutrivano per il povero autista e l’antipatia per il ricco signore avaro, trovano ampio sfogo nella capacità del regista di essere riuscito a toccare in profondità i sentimenti degli spettatori, sia pure facendo leva sullo spettacolo. Il film è spesso accompagnato da una struggente scheggia pianistica schubertiana che interviene nelle circostanze più toccanti. La frequente esclamazione del signore “good!” diventa nei momenti del pericolo sincera invocazione di soccorso. Il regista ogni tanto “gioca” tentando di far piegare il film verso il genere giallo, ma sono soltanto modi per tenere desta l’attenzione del pubblico.
Talvolta, commenta qualcuno uscendo dalla sala di proiezione, quando si vuole troppo si corre il rischio di perdere tutto, anche quello che più vale nella vita