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BLONDIE



Regia: Jasper Ganslandt
Lettura del film di: Adelio Cola
Titolo del film: BLONDIE
Titolo originale: BLONDIE
Cast: Regia e scenegg.: Jasper Ganslandt –– mont.: Johan Bjerkner, Emil Stenberg, Anna Ivanova – fotogr.: Linda Wassberg – scenografia: Catharina Nyqvist Ehrntooth - cost.: Denise Ostholm – mus.: Fredrik Emilson – interpr. princ.: Marie Goranzon (Sigrid), Carolina Gynning (Elin), Melena af Sandeberg (Katarina), Alexandra Dahlstrom (Lova) – durata: 88’ – colore – produz.: Jasper Kurlundsky, Fasaad AB – origine: Svezia, 2012 – distrib. intern.: Trust Nordisk
Sceneggiatura: Jasper Ganslandt
Nazione: SVEZIA
Anno: 2012
Presentato: 69 Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia 2012 – GIORNATE DEGLI AUTORI

Dopo tanto tempo che non ci si vede, le prime cose che si notano sono le sopravvenuto differenze fisiche rispetto al passato. I bei ricordi comuni fanno parte dei primi dialoghi. Succede che dopo non molto tempo, soprattutto se le persone che per qualunque motivo si sono ritrovate, devono convivere nella medesima abitazione, gli screzi, le battute allusive alle reciproche debolezze, le esplicite citazioni di sgarbi subiti e di scontri verbali che a distanza di mesi o di anni si ripetono.

Il clima e le relazioni restano così compromesse e la verità dell’autentico stato d’animo viene a galla e si manifesta riaprendo piaghe antiche mai completamente rimarginate.

È quanto viene “documentato” dal film, dove tre sorelle adulte, si ritrovano nella casa della comune fanciullezza, in occasione del settantesimo compleanno della mamma. Sono affettuose, premurose verso di lei, ma anche impietose. Rievocano vecchi episodi, vere o presunte preferenze e parzialità; la madre accetta tutto con rassegnata dolcezza, anche se certi particolari dolorosi li ha dimenticati. Pare impossibile, eppure il “bollore” delle crisi femminili arriva al culmine sempre mentre tutte sono a tavola: mangiano, devono, chiacchierano, si punzecchiano a vicenda, e ad un certo punto basta poco, una parola in più, un sorrisetto malizioso, a compromettere la pace in famiglia.

La sorella maggiore è madre a sua volta di due gentili bambine, ma non è una campionessa di self-control, così nel parlare come nell’agire…e la madre ne soffre molto. La seconda, si vanta di dire sempre pane al pane e vino al vino, ma tutti non sono sempre disponibilità ad accettare la sua spontaneità istintiva. La terza, notevolmente lontana di età dalle altre due, è malaticcia e dio solito piuttosto incerta sulle scelte, non soltanto ma anche irresoluta nello schierarsi e prendere le parti dell’una o dell’altra sorella decise e disinvolte.

Il film è presentato come spettacolo drammatico diviso in tre atti; assistiamo anche ad alcuni extra fuori set: atto primo, la famiglia si ricompone attorno alla madre che compie 70 anni. Atto secondo: il dolore provocato all’anziana dal comportamento delle tre figlie, è tale che deve essere ricoverata in ospedale per un malessere; è la circostanza nella quale le responsabili, e soprattutto la maggiore, riscoprono il loro sincero affetto per la madre, alla quale si danno il turno di fare assistenza e compagnia; sperimentano il rimorso di certi atteggiamenti irrispettosi e ingiustificati. Atto terzo: la madre torna a casa ristabilita e tutto sembra ricomporsi in bell’ordine familiare; madre e figlie posano immobili davanti all’obiettivo automatico della fotocamera….che non scatta, quasi a significare che l’unione desiderata non si verificherà più.

Quello che succede nello spaccato d’interno nella circostanza della riunione di persone della medesima famiglia in occasione di matrimoni o compleanni l’abbiamo visto…tante altre volte nei film. Sapevamo già che le cicatrici di vecchie piaghe non sono mai definitivamente chiuse e tale può essere anche l’idea centrale del nostro film. Non è dunque originale l’idea che esprime; essa però deriva dai fatti egregiamente diretti e interpretati dello spettacoli e non dichiarato e dimostrato a parole. Pur autodichiarandosi quest’ultimo “finti” (fiction) si presenta come verosimile e quanto può succedere nella vita reale fuori dal set cinematografico. Forse per tale motivo una signora lontana due poltrone dalla mia commentava iogni tanto quanto succedeva sullo schermo sussurrando: “yes! Yes! Yes!”.

 


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