YA MAN AACH (It Was Better Tomorrow)
Regia: Hinde Boujemaa
Lettura del film di: Adelio Cola
Titolo del film: YA MAN AACH (IT WAS BETTER TOMORROW)
Titolo originale: YA MAN AACH
Cast: regia e scenegg.: Hinde Boujemaa mont.: Naima Bachiri e Mehdi M.Barsou fotogr.: Mehdi Bouhiel, Hatem Nechi, Siwar Ben Hassine mus.: Houssem Ksouri, Chokri Marzouhi, Yassine Akremi e Abderraoul Jelassi interpr. princ.: Aida Kaabi (Aida) durata: 74 colore produz.: Nabin Attia e Dara Bouchoucha origine: Tunisia, 2012 distrib. intern.: Swipe Films
Sceneggiatura: Hinde Boujemaa
Nazione: TUNISIA
Anno: 2012
Presentato: 69 Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia 2012 FUORI CONCORSO Proiezioni Speciali
Lo spettatore che alla fine proiezione conclude: “quando una persona vuole ad ogni costo raggiungere il suo scopo, nessun ostacolo la ferma” probabilmente esprime l’idea centrale del film.
Aida è una quarantenne tunisina di oggi con tutte le caratteristiche della madre: affettuosa e severa, dolce ed esigente, innamorata dei suoi quattro figli, per i quali lotta da sola contro ostacoli d’ogni sorta. Nessun muro è sufficiente ad arrestarla, abbatte qualunque ostacolo (sic!), affronta autorità civili e militari, rischia il carcere per furto d’un cellulare per “dare da mangiare ai figli”. Una volta accusata e processata, nonché condannata al carcere, non si rende conto del motivo per cui viene ritenuta responsabile anche di detenzione e spaccio di droga e di prostituzione. La presunzione comune è a sfavore delle donne tunisine: “così sono!”. L’ideale della protagonista è offrire ai figli un futuro di sicurezza attraverso l’educazione materna e sociale, la frequenza scolastica normale e l’apprendimento di un lavoro sicuro. È preoccupata specialmente del figlio più grande, quindicenne, ribelle e mentalmente disturbato. Anche quando lo maltratta, agisce in quel modo perché lo ama.
La Tunisia, in cui il film è ambientato nel nostro tempo, è in fermento. Il regime naufraga nell’insuccesso e la popolazione esige e organizza la rivoluzione; vuole riconquistare la libertà.
Le pubbliche manifestazioni quotidiane, delle quali Aida viene informata dalla TV, non la turbano né sembrano interessarla (“io di politica non ci capisco niente!”). La sua preoccupazione è uscire di prigione per dedicarsi esclusivamente ai figli che l’attendono.
L’ora abbondante di durata della proiezione è costantemente occupata e dominata da Aida, che parla, parla e racconta la sua vita drammatica fin dalla nascita, provata e temprata da privazioni e sacrifici d’ogni genere, che vuole assolutamente fare evitare ai figli.
Essa non è presentata né come diva né come madre esemplare. Anche lei ha i suoi gravi difetti che sinceramente riconosce. Eppure, il pubblico del film resta coinvolto emotivamente dai suoi problemi e la ammira, applaudendo infine il suo gran cuore di madre e il coraggio che l’ha resa battagliera, anche se soltanto parzialmente vittoriosa, nella sua lotta per la vita.