XIAO HE (Loto)
Regia: Liu Shu
Lettura del film di: Adelio Cola
Titolo del film: XIAO HE (LOTO)
Titolo originale: XIAO HE
Cast: regia, scenegg.: Liu Shu fotogr.: Zheng Yi mont.: Liu Shu mus.: Wu Hongfei suono: Lou Kun cost.: Liu Shu scenogr.: Tao Li interpr. princ.: Tan Zhuo (Xiao He), Luo Kang (poliziotto), Guo Zhongyu (studente), Xu Mingzhe (Liu Xiangdond) durata: 90 colore produz.: Beijin Hour Hand Film Workshop origine: REPUBBLICA POPOLARE CINESE, 2012
Sceneggiatura: Liu Shu
Nazione: REPUBBLICA POPOLARE CINESE
Anno: 2012
Presentato: 69 Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia 2012 SETTIMANA DELLA CRITICA
Il film racconta la storia della venticinquenne Loto, professoressa di letteratura in un liceo giapponese e si divide in tre parti. La prima riguarda la vita professionale della protagonista che si dimostra troppo moderna. Assegna, ad esempio, un tema di riflessione agli allievi e li esorta a scrivere quello che personalmente dell’argomento di attualità. “Come quello che pensano?, rimprovera la Preside; si sa già quello che devono pensare!”.Le fa poi rilevare che legalmente non può continuare ad insegnare, perché dopo la laurea non ha ancora frequentato un master. Loto ha capito la lezione: si licenzia prima che lo facciano le autorità. Ritorna in famiglia senza lavoro. Il padre è severo, esigente, tipo “fai questo non fare quest’altro”. La madre è remissiva e tollerante, ma debole con il marito. La figlia decide (senza chiedere il parere al padre padrone, che perciò s’infuria) di andarsene: “voglio esplorare il Mondo!”.
Lavoricchia come giornalista, ben presto licenziata perché non accetta di scrivere quello che la Direttrice esige; fa la cuoca e si scontra con il padro9ne del ristorante perché si permette di interrompere il lavoro, perdendo tempo per dialogare con un suo ex allievo che l’ammira e intende imitare la sua scelta coraggiosa. Due incontri le cambiano la visione della vita: quello di un poliziotto ubriaco, in borghese, che la vorrebbe violentare e di cui riesce a liberarsi dichiarandosi “prostituta affetta da malattie veneree”; con quello poi di un gentile signore che vive solo e mostra di interessarsi di lei che si trova in necessità di aiuto, e che nella sua fierezza non vuole chiedere aiuto alla famiglia. Dopo ripetuti rifiuti accetta come prestito una forte somma dal premuroso e distinto benefattore, che la convince a ricambiare il suo sincero e disinteressato affetto. Arriva improvvisamente e li trova in intimità,il poliziotto: “questa è una retata!”, esclama trionfante e la consegna al giudice come prostituta. Loto chiarisce l’equivoco e viene rilasciata.
La figlia “prodiga” decide di ritornare a casa, dove il padre l’accoglie ma con la solita freddezza e distacco, purché si trovi un impiego. Una ricca signora le offre di lavorare in una boutique di lusso. Lei che sempre s’era vestita “casual” secondo la sua libera scelta, si lascia truccare, massaggiare per motivi estetici, agghindare ma, quando può decidere ritorna a vestire come prima: internamente non si è ancora rassegnata omologandosi alla moda convenzionale, ma bisogna pur vivere!
Loto è giapponese, ma il regista la presenta a livello di “giovane d’0oggi”, fiera, indipendente e ingenuamente libera di fronte al mondo.
Il film non dimostra particolari pregi artistici. La sua conclusione più che pessimistica è realistica.