L’HOMME QUI RIT
Regia: Jean-Pierre Améris
Lettura del film di: Franco Sestini
Titolo del film: L’HOMME QUI RIT
Titolo originale: L’HOMME QUI RIT
Cast: Regia.: Jean-Pierre Améris – scenegg.: (dal romanzo omonimo di Vistor Hugo) Jean.Pierre Améris - mont.: Philippe Bourgueil – fotogr.: Gerard Simon – scenogr.: Franck Schwarz –– cost.: Olivier Bériot – mus.: Stéphane Mouche – interpr.princ.: Gerard Depardieu (Ursus), Marc-André Grondin (Gwynplaine), Corista Théret (Dea) – durata: 95’ – colore – produz.: Edouard de Vésinne, Thomas Anargyros – origine: Francia/Repubblica Ceca, 2012 – distrib. intern.: Europacorp
Sceneggiatura: Jean-Pierre Améris
Nazione: FRANCIA REPUBBLICA CECA
Anno: 2012
Presentato: 69 Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia 2012 – FUORI CONCORSO FILM DI CHIUSURA
È la storia di Gwynplaine, un giovane con una tremenda cicatrice che gli sfregia il volto, dandogli una sorta di sorriso permanente e che per questa “bruttura” viene abbandonato dai “compracichos” (cacciatori di bambini da rivendere) in una landa deserta e desolata; incontra Ursus, un girovago teatrante che ha in precedenza raccolto una bambina cieca abbandonata da tutti; questo terzetto comincerà a spostarsi lungo le strade e le cittadine della Francia dando uno spettacolo in cui Gwynplaine, diventato un giovanotto, ben presto ricopre il ruolo di “vedette”, anche per lo sfregio sul volto, prima coperto da una benda e poi mostrato al pubblico che superato il ribrezzo iniziale,prende ad ammirare quel volto diverso da tutti gli altri.
Il giovane, diventato per tutti “l’uomo che ride”, affascina sempre più il pubblico e, oltre al popolo minuto, anche alcuni esponenti della borghesia e dell’aristocrazia si avvicinano al “Teatro” di Ursus per applaudire il nuovo “fenomeno”; tra questi, ad un certo punto si mescola anche una duchessa che si invaghisce del giovane ma viene da lui rifiutata (l’attrazione per la compagna di lavoro “Dea”, comincia a manifestarsi con sempre maggiore insistenza.
Tutto continua con una routine ormai consolidata: Ursus dirige lo spettacolo interpretato dai due giovani e il pubblico apprezza sempre più lo spettacolo: ad un certo punto arriva un messo del Tribunale che .informa Gwynplaine che egli è l’erede di una grande e nobile famiglia e che di conseguenza può fregiarsi del titolo di marchese. Alla festa che si tiene al castello del neo marchese per l’investitura ufficiale, è presente la Duchessa ma ci sono anche Ursus e Dea; questi due amici dell’ex attore girovago, vengono circuiti dal ciambellano del marchese e, mentre il giovane resta inebriato dalle grazie della duchessa e giace con lei in un sontuoso letto, vengono allontanati e fanno mestamente ritorno al loro carro/teatro.
Il marchese, intanto, ha anche diritto ad un seggio in Parlamento e alla sua prima apparizione, alla presenza della Regina, fa un discorso in cui rimprovera l’aristocrazia di non guardare ai tanti poveri che esistono in Francia e, al tempo stesso, avverte il nobile uditorio che è vicina l’ora in cui i miseri e gli oppressi si faranno sentire, anche in maniera violenta, dai ricchi.
Dopo di che, abbandona ricchezze, castelli e agi, per tornare da Ursus e Dea, gli unici che lo hanno amato per quello che è, ma nel frattempo quest’ultima, oppressa dal dolore per la perdita dell’amato bene, si è suicidata con l’arsenico e la trova sul letto di morte, appena in tempo per poterla salutare. La ragazza spira e, come ultimo anelito dice “ora ci vedo” e Gwynplaine si butta in mare, nell’intento di raggiungere la ragazza all’altro mondo.
Il lacrimoso romanzo di Victor Hugo, viene trasposto con una fedeltà quasi assoluta e quindi ne scaturisce una storia densa di avvenimenti che hanno il truculento e i veri sentimenti come denominatore comune; i due giovani che si sono scoperti innamorati, si uccidono una dopo l’atro, ma restano vivi nella mente e nel cuore di Ursus che può ben definirsi il loro “padre”.
L’accenno alla politica “rivoluzionaria” che aleggia nel finale del film, risente del periodo storico in cui il romanziere scrisse l’opera: si sentiva echeggiare i cannoni della rivoluzione e lo stridore della ghigliottina e questa che il giovane “marchese” rivolge ai suoi “pari” parlamentari, è l’invito ad aprire gli occhi ed il cuore se non vogliono fare una brutta fine; la storia ci dice che non tennero conto di queste e di altri similari avvertimenti e infatti, questa classe sociale, rappresentata come veri “parrucconi”, fu spazzata via dalla rivoluzione.
Girato con l’ausilio di un ottimo cast di attori (Depardieu è “mostruosamente bravo”) e realizzato con buona ispirazione registica, il film mostra una linearità strutturale che ci porta a seguire la vicenda dei protagonisti con trepidazione ed affetto. Film “facile” ma realizzato con ottima pasta e quindi da preferire – a mio avviso – a tanti altri lavori che hanno maggiori “pretese” ma che non riescono a concretizzarle.