IMOGENE
Regia: Robert Pulcini e Shari Springer Berman
Lettura del film di: Adelio Cola
Titolo del film: IMOGENE
Titolo originale: IMOGENE
Cast: regia: Robert Pulcini, Shari Springer Berman scenegg.: Michelle Morgan scenogr.: Annie Spitz fotogr.: Steve Yedlin cost.: Tom Broecker interpr. princ.: Kristen Wiig (Imogene), Darren Criss (Lee), Annette Bening (Zelda), Matt Dillon, Natasha Lyonne (Allyson), June Diane Raphael (Dara) durata:103' colore produz.: Maven Pictures, Anonymous Content, Ambush Entertainment, Foggy Bottom Pictures origine: USA, 2012 distrib.:
Sceneggiatura: Robert Pulcini e Shari Springer Berman
Nazione: USA
Anno: 2012
Presentato: 30 TORINO FILM FESTIVAL 2012 - Festa Mobile
La protagonista interpreta una giovane (notevolmente lontana dalla sua vera età!) piena di vitalità, circondata da amici e amiche di varia estrazione ma tutti benestanti impiccioni. Occupano i giorni in passatempi allegri e spensierati. Sono tutti sempre ‘felici’, mangiano bevono danzano (ma...quando ‘lavorano’?) e pare che non coltivino ideali migliori. Lei è dotata d’una parlantina brillante e la sua facilità di parola la fa emergere in società. Amicizie invidie e gelosie si susseguono come in certe telenovelas. La prima parte del film, lunga e prolissa, racconta la vita spensierata di quel gruppo di giovani nullafacenti; la ripetitività dei fatti non torna nella seconda parte, più breve e sbrigativa. La protagonista Imogene e gli amici si comportano in qualche episodio ricco diparole e scarso di fatti come adolescenti. Gli interventi di danze e canzonette fanno ripensare a musical programmati nei particolari a tavolino in fase di sceneggiatura. Il complesso del film sembra suggerire l’idea che la vita conviene “viverla intensamente” (e cioè come?...) finché c’è tempo...
Non ho riscontrato particolari pregi nel film d’ordinaria programmazione. Gli spunti spettacolari non mancano: vedi il tentato suicidio della protagonista aspirante autrice di teatro, attuato a scopo di attirare su di sé l’attenzione dopo in insuccesso professionale; la successiva ‘educazione’; il contorno di amici ‘premurosi’; la scomparsa e riapparizione d’un padre ‘morto’ e poi ‘risorto’. La commedia malinconica e noiosa è stata sommersa dalla brillante cascata di dialoghi teatrali.
È nell’insieme ‘disimpegnato’, malgrado i fatti raccontati, che si può trovare qualche pericolo e contemporaneamente la relativa attenuazione dell’effetto negativo del film sullo spettatore giovane. Lo spettacolo si presenta dapprima come specchietto per le allodole, ma poi l’eccezionalità delle circostanze lo svela “fiction” sotto ogni punto di vista. Finisce per risultare innocuo