HABEMUS PAPAM
Regia: Nanni Moretti
Lettura del film di: Olinto Brugnoli
Edav N: 390 - 2011
Titolo del film: HABEMUS PAPAM
Titolo originale: HABEMUS PAPAM
Cast: regia: Nanni Moretti – sogg. e scenegg.: Nanni Moretti, Francesco Piccolo, Federica Pontremoli – fotogr.: Alessandro Pesci – scenogr.: Paola Bizzarri – mus.: Franco Piersanti – cost.: Lina Nerli Taviani – suono: Alessandro Zanon – mont.: Esmeralda Calabria – interpr. princ.: Michel Piccoli (Il Papa), Jerzy Stuhr (Il Portavoce), Renato Scarpa (Cardinale Gregori), Franco Graziosi (Cardinale Bollati), Camillo Milli (Cardinale Pescardona), Roberto Nobile (Cardinale Cevasco), Ulrich Von Dobschütz (Cardinale Brummer), Gianluca Gobbi (Guardia Svizzera), Nanni Moretti (Lo Psicanalista), Margherita Buy (La Psicanalista), Camilla Ridolfi e Leonardo Della Bianca (I Bambini), Dario Cantarelli, Manuela Mandracchia, Rossana Mortara, Teco Celio, Roberto De Francesco, Chiara Causa (Compagnia Teatrale), Mario Santella (Cerimoniere), Tony Laudadio (Capo Gendarmeria), Enrico Ianniello (Giornalista), Cecilia Dazzi (Una mamma), Lucia Mascino (Commessa), Maurizio Mannoni (Giornalista TV), Massimo Verdastro (Vaticanista), Giovanni Ludeno (Portiere D’Albergo), Giulia Giordano (Ragazza Bar), Francesco Brandi (Barista), Leonardo Maddalena (Ragazzo Autobus), Salvatore Miscio (Prete), Salvatore Dell’Aquila (Medico), Diapason (Gruppo Musicale) – durata: 104’ – colore – produz.: Nanni Moretti e Domenico Procacci per Sacher Film, Fandango Le Pacte, France 3 Cinema in collaborazione con RAI Cinema – origine: ITALIA / FRANCIA, 2011 – distrib.: 01 Distribution, Sacher Distribuzione (15.4.2011)
Sceneggiatura: Nanni Moretti, Francesco Piccolo, Federica Pontremoli
Nazione: ITALIA, FRANCIA
Anno: 2011
Presentato: 64 FESTIVAL DI CANNES 2011 in Concorso
Il regista. Nanni Moretti ha realizzato nella sua ormai lunga carriera dieci film a soggetto, che vanno da IO SONO UN AUTARCHICO del 1976 a IL CAIMANO del 2006. Inoltre nel 1990 ha girato LA COSA, un documentario di sessanta minuti sul dibattito all’interno del P.C.I. circa la proposta del segretario Achille Ochetto di rifondazione del partito; e, nel 2003, IL GRIDO D’ANGOSCIA DELL’UCCELLO PREDATORE, un piccolo film (27’) contenente venti scene che non erano entrate nel montaggio definitivo del film APRILE. Ora ritorna nelle sale (e al Festival di Cannes) con un film cui non difetta l’originalità e che ha già provocato diverse reazioni (pro o contro), troppo spesso per partito preso e non sulla base di un’analisi del film che qui, lasciando da parte ogni tentazione apologetico-controversistica, si tenterà di fare.
La vicenda. Dopo la morte del papa, i cardinali si riuniscono in conclave per eleggere il suo successore. Alla terza votazione viene eletto, inaspettatamente, il cardinale Melville che accetta con titubanza l’incarico che gli viene conferito. Ma, al momento di affacciarsi al balcone per salutare la folla osannante, viene preso da una crisi di panico e si rifugia nelle sue camere. A nulla valgono i tentativi del cardinale Gregori, considerato il piú probabile successore del pontefice defunto, di incoraggiarlo a riprendere il suo posto. Data la grave situazione, viene invitato in Vaticano un noto psicanalista. Ma questi, condizionato dal rigido protocollo che è costretto a rispettare, non riesce ad ottenere alcun risultato. Viene cosí deciso di far uscire, in gran segreto, il papa dal Vaticano per farlo incontrare in incognito con una psicanalista, ex consorte di quello invitato, che ora è costretto a rimanere in Vaticano fino alla conclusione della vicenda. Ad un certo punto il papa riesce a sfuggire ai suoi accompagnatori e si eclissa. Cosí, mentre in Vaticano lo psicanalista entra in confidenza con i cardinali fino al punto di organizzare per loro un torneo di pallavolo, il papa vaga per le strade di Roma e si incontra con la gente comune. Alla fine il papa viene rintracciato dal cardinale Gregori, ma, ancora una volta, chiede di essere lasciato in pace. Allora i cardinali prendono una decisione: escono tutti dal Vaticano e vanno a «riprendersi» il papa che stava assistendo ad uno spettacolo teatrale. Tornato in Vaticano, il papa si affaccia ancora al balcone e, con grande delusione da parte di tutti, annuncia di non essere in grado di sostenere il ruolo che gli è stato affidato.
Il racconto. È significativo che il film sia stato definito una «commedia dolorosa» e appartenga al genere «Commedia, Drammatico» (anche se poi, in vista della presentazione al Festival di Cannes, l’autore abbia optato per «Drammatico»). Queste, infatti, sembrano essere le due anime dell’opera, che affronta un tema serio e per niente banale come quello della crisi di un papa che non si sente all’altezza del suo compito e, nel contempo, crea situazioni di ilarità che rispondono piú a esigenze spettacolari che tematiche. Ma procediamo con ordine. La struttura del film è lineare (a parte tre brevi flashback) e divide la vicenda in due grosse parti, precedute da un’introduzione e seguite da una conclusione.
Introduzione.
Il film si apre con l’immagine notturna di una folla mesta e triste per la morte del papa. Il giorno dopo si svolgono i funerali solenni. In seguito, i cardinali, al canto delle litanie dei santi, si apprestano a riunirsi in conclave. I giornalisti, sempre a caccia di notizie, vengono allontanati dal portavoce del Vaticano: «Ora dobbiamo chiedervi di allontanarvi … da questo momento nessun tipo di contatto con l’esterno». I cardinali entrano nella cappella Sistina.
Da notare – in questa introduzione – due lunghe panoramiche, la prima che va dalla folla verso il cielo, la seconda che dal cielo scende verso la terra. Sembra essere l’indicazione di un rapporto tra ciò che è umano e ciò che è al di sopra dell’uomo. C’è poi da rimarcare un piccolo ma significativo particolare: durante il canto delle litanie, in un clima di grande compostezza, c’è una breve interruzione dovuta forse a una distrazione o a un problema tecnico. Anche questo sembra indicare qualcosa di molto umano (l’interruzione) che avviene all’interno della solennità del canto sacro. Vengono poi rimarcati l’interesse, per non dire l’invadenza, dei mass media e l’isolamento dei cardinali dal mondo esterno (conclave significa infatti: camera chiusa a chiave).
Prima parte.
– Inizia con le votazioni per l’elezione del nuovo papa. Dopo due fumate nere, finalmente si arriva ad un esito positivo: a sorpresa viene eletto il cardinale Melville. I fedeli esultano alla vista della fumata bianca e all’udire il suono delle campane. Il nuovo papa, interrogato circa sue intenzioni, accetta seppur con titubanza.
Anche in questo blocco narrativo vengono sottolineati alcuni elementi che hanno a che fare con l’umanità dei cardinali. S’inizia con un black-out che provoca la caduta di un cardinale; si sottolineano, con una certa ironia, le indecisioni della scelta (uno cancella il nome che aveva scritto, un altro tenta di spiare la scheda del suo vicino, alcuni cardinali giocano con la penna in attesa dell’ispirazione, ecc.) e le tensioni presenti. Significativo il fatto che i vari cardinali, ciascuno nella propria lingua, preghino dicendo: «Non io, Signore!». Si sottolinea ancora una volta l’alone di segretezza che caratterizza il conclave: «Nulla di quanto accaduto nel conclave può trapelare all’esterno». Infine viene dato molto peso all’incredulità, all’emozione e alla titubanza del neoeletto.
– Dopo la vestizione, il nuovo papa si avvia verso il balcone per la benedizione della folla. Ma prima che il cardinale camerlengo annunci il suo nome si sente un urlo disperato. Il papa scappa, lasciando nel piú grande imbarazzo l’annunciatore e nella delusione la folla in attesa.
È una sequenza particolarmente importante in quanto inizia a presentare la figura del protagonista. Si tratta di un anziano cardinale che, dopo l’iniziale incredulità, sente tutto il peso di quella missione e crolla psicologicamente: l’urlo disperato, le mani sulla faccia, l’invocazione: «Aiutatemi! Non ce la faccio!». Significativa quell’immagine (che tornerà anche dopo in TV) del balcone vuoto, con le tende svolazzanti e con il buio dietro.
– Dopo un tentativo di incoraggiamento da parte del cardinale Gregori, si organizza una conferenza stampa per spiegare ai giornalisti l’accaduto. Piú tardi il papa osserva dall’alto di una finestra la folla che s’allontana delusa e sembra sentirsi male. C’è poi una visita medica che rassicura circa le condizioni fisiche del papa. L’indomani mattina tre cardinali vorrebbero uscire dal Vaticano per andare a fare colazione, ma vengono bloccati dal cardinal Gregori: «Nessun cardinale può avere contatti con l’esterno fino a quando l’elezione sarà avvenuta e pubblicamente annunciata».
Interessante la dichiarazione che viene fatta alla stampa: «Per la grande responsabilità assunta, ha sentito il bisogno di ritirarsi in preghiera: questo gesto inconsueto è anche un atto di umiltà che siamo sicuri voi saprete rispettare». Il nome, tuttavia, non viene rivelato. Ancora una volta, quindi, la segretezza. E poi l’isolamento. Ma anche l’umanità dei tre cardinali che desiderano andare a Borgo Pio per gustare delle squisite paste alla crema.
– C’è poi l’arrivo dello psicanalista, che, con molte limitazioni e alla presenza di tutti i cardinali, pone delle domande al papa. Il risultato non è soddisfacente. Cosí lo stesso medico consiglia di farlo visitare da un collega che non sappia che è il papa. E fa il nome dell’ex moglie, anch’essa bravissima, anche se non come lui. Lo psicanalista viene poi praticamente costretto a rimanere in Vaticano e gli viene «sequestrato» il cellulare: «È proibito per tutti comunicare con l’esterno».
Con l’arrivo dello psicanalista, interpretato dallo stesso Moretti, l’ironia, già presente finora, si combina sempre piú con l’ilarità, dando vita a quella «seconda anima» del film di cui s’è parlato. Per di piú, la presenza dello «psicanalista Moretti» diventa (e lo diventerà ancora di piú in seguito) molto forte rischiando di «rubare la scena» al vero protagonista del film, il papa. Questo elemento comporta uno scompenso strutturale che renderà problematica la formulazione dell’idea centrale. Viene rimarcato anche in questo blocco narrativo l’isolamento nei confronti dell’esterno, ma il peso si sposta verso il rapporto psicanalista-cardinali. Vengono sottolineati: lo scetticismo dei cardinali nei confronti della psicanalisi («I cardinali sono disponibili a chiedere il sostegno della psicanalisi, nonostante il naturale scetticismo che lei senz’altro immaginerà»; il tentativo di imporre la loro visione («Penso sia bene ricordarle che il concetto di anima e quello di inconscio non possono assolutamente coesistere»); idivieti relativi alle domande da fare (niente domande sul sesso, né sulla mamma, né sulle fantasie e i desideri non realizzati, né sui sogni; solo qualche domanda sull’infanzia, ma «con molta discrezione»); la presenza invadente dei cardinali alla seduta; i pregiudizi sulla mancanza di fede da parte del medico. Il tutto, come detto, all’insegna di un’ironia-ilarità che suona come una critica piuttosto bonaria (certamente non astiosa) nei confronti del mondo ecclesiastico. Le uniche parole che il papa riesce a dire al medico sono: «Sa che cosa mi è successo? Quando loro venivano verso di me, mentre cantavano, qualcuno piangeva e tutti erano emozionati, pian piano le persone cominciavano a scomparire, non c’erano piú…è scomparso tutto…non mi ricordo piú niente».
– Il portavoce del Vaticano cerca di convincere il papa, ma inutilmente. Il cardinal Gregori dà la buonanotte ai cardinali che si sono ritirati nelle loro camere. Ma si sentono le grida d’angoscia del papa che chiede aiuto. L’indomani il papa esce nei giardini vaticani e saluta «con la manina» le guardie svizzere, creando sorpresa ed imbarazzo. Viene poi elaborato un piano segreto per far uscire il papa dal Vaticano, mentre lo psicanalista è ancora «costretto» a rimanere all’interno.
Anche qui i cardinali vengono visti nella loro umanità piú normale (ciascuno ha le proprie abitudini e i propri hobby), cosí come il papa viene presentato come un uomo sensibile e al tempo stesso angosciato.
Seconda parte.
È caratterizzata da un montaggio parallelo che alterna le vicende del papa fuori dal Vaticano e quello che succede dentro il Vaticano.
Fuori. Il papa viene accompagnato in macchina, all’insaputa di tutti, dalla psicanalista che, non conoscendo la sua identità, gli rivolge alcune domande. Al termine della seduta il papa desidera fare una passeggiata, ma, approfittando di un camion che passa, riesce a sfuggire ai suoi accompagnatori e a dileguarsi per le strade di Roma.
Alla psicanalista il papa rivela di non avere legami affettivi importanti, di non riuscire piú a fare niente e di essere sempre stanco; dice che ci sono tante cose da cambiare e di fare di professione l’attore. In uno di quei tre flashback di cui s’è parlato la psicanalista gli fa la diagnosi: è affetto da «deficit di accudimento» (altro elemento ironico che riguarda la psicanalisi, sul quale si era già soffermato il primo psicanalista); in un altro il papa dice di non ricordarsi niente.
– Il papa vaga per la città. Entra in un supermercato, dove si sente male e dove gli viene dato un bicchiere d’acqua. Passeggia poi in mezzo alla gente e a dei giovani che cantano. Entra in un bar dove viene trattato sgarbatamente, ma al tempo stesso riceve una cortesia da una ragazza che gli presta il suo telefonino.
Il film sottolinea questa «immersione» del papa nel quotidiano di una vita normale, a contatto con la gente cosí com’è. Durante la telefonata in Vaticano il papa dice di non sapere dove si trova e aggiunge: «Abbiate pazienza; ho bisogno di tempo; adesso devo ricordare tante cose della mia vita».
Dentro. Il portavoce del Vaticano dà l’incarico ad una guardia svizzera di vivere nella stanza del papa e di muovere ogni tanto le tende per simulare la presenza del pontefice. Intanto lo psicanalista legge ai cardinali un brano della Bibbia e poi si intrattiene con loro in modo sempre piú confidenziale e talvolta scherzoso. Il portavoce annuncia che il papa sta bene ed ha mangiato.
Qui ritorna il tema della segretezza (nessuno deve sapere che il papa è uscito dal vaticano) e il tema dell’umanità della Bibbia: dopo aver letto parte di un salmo («…Falciato come erba inaridisce il mio cuore/dimentico di mangiare il mio pane. Timore e spavento mi invadono/e lo sgomento mi opprime…»), lo psicanalista osserva come nella Bibbia si parli della depressione, dei sensi di colpa, della perdita di peso, di pensieri suicidi: il altre parole, come la Bibbia sia profondamente umana. Al tempo stesso prende sempre piú consistenza l’elemento ironia/ilarità di cui s’è detto.
Fuori. Il papa continua la sua «immersione»: sul tram parla da solo; si incontra con una varia umanità; mangia una brioche in un panificio; cerca una camera in un albergo e guarda la televisione dove vede le immagini del balcone vuoto con le tende svolazzanti e il buio dietro.
Continua il tema del contatto del papa con il mondo nelle sue varie sfaccettature.
Dentro. (Persemplificare ora si procederà accorpando tutto quello che succede dentro e quello che succede fuori, senza tener conto del montaggio parallelo). Lo psicanalista erudisce i cardinali sull’uso dei sonniferi e degli ansiolitici. Intanto la guardia svizzera se la spassa nell’appartamento del papa e fa andare una musica che si diffonde dappertutto, provocando lo stupore dei cardinali che si mettono a battere il tempo e ad abbozzare una danza.1 I cardinali poi giocano a carte. Anche lo psicanalista viene coinvolto. C’è poi tutta la parte dedicata al torneo di pallavolo, con le varie fasi e con l’inserimento di osservazioni che riguardano temi di fede, come l’evoluzionismo e l’inferno (che, secondo un cardinale, sarebbe deserto). Infine c’è la «confessione» del portavoce che annuncia che da tre giorni il papa non è piú in Vaticano. Si decide di agire.
Tutta questa parte, che non riguarda direttamente il papa che è il protagonista del film (tranne il riferimento dato dalla canzone), ha una doppia funzione: da un lato, dare risalto all’umanità dei cardinali, che si rivelano uomini come tutti gli altri, con le loro ingenuità e le loro debolezze; dall’altro, creare spettacolo facendo ricorso all’ironia e all’ilarità di cui s’è già detto.
Fuori. Il papa si imbatte in una compagnia teatrale che gli fa ricordare la sua vocazione per il teatro. Durante le prove, infatti, dimostra di conoscere a memoria le parole de Il gabbiano di Anton Cechov. Va poi a cena con il gruppo teatrale in una trattoria. Ritorna dalla psicanalista («Sono sempre stato male…ho fatto tante cose nella mia vita…ho fatto anche del bene». Sale in macchina con lei e con i suoi bambini che litigano (ammette che da piccolo anche lui picchiava le bambine). Al bar confessa di non fare l’attore («Volevo farlo, ma non mi hanno preso all’Accademia»). Passeggia per la strada e legge i titoli dei giornali che parlano di lui. Va in una chiesa dove ascolta l’omelia di un sacerdote. Di fronte al portavoce che lo ha rintracciato e lo sollecita a rientrare, esprime ancora i suoi dubbi:«Ma non si può fare che io scompaia? Sparisco. Lasciatemi andar via, vi prego». Alla fine viene rintracciato in teatro da tutti i cardinali (che sono usciti loro, adesso, dal Vaticano): poco alla volta la folla sembra riconoscerlo e gli tributa un caloroso applauso.
In questa parte il papa incomincia a ricordare. Il contatto con gli attori fa emergere le aspirazioni non realizzate. Si«confessa» senza remore, mettendosi a nudo. Ma la cosa piú importante ai fini dell’evoluzione del protagonista sembra essere l’omelia del sacerdote che il papa ascolta attentamente: «… noi oggi che portiamo nel cuore desideri, sogni, progetti, ma anche preoccupazioni, problemi, paure. E tra le tante cose forse ci spaventa il periodo nuovo che stiamo vivendo. Fatti inauditi, attese non si sa quanto lunghe che ci chiedono forse un cuore nuovo, una risposta nuova che Dio stesso ci suggerisce in queste parole: l’umiltà, la sapienza di riconoscere che abbiamo bisogno di Dio, abbiamo bisogno del suo perdono e della sua pazienza. Abbiamo bisogno di mostrare a Lui le ferite, perché Lui è l’unico che le può guarire».
Conclusione.
Il papa fa ritorno in Vaticano. Durante il viaggio in macchina la gente lo saluta. Poi finalmente si affaccia al balcone di fronte alla folla che lo acclama e annuncia il suo rifiuto, provocando sorpresa e sgomento sia tra i cardinali che tra la gente.
È molto importante cogliere le motivazioni che spingono il papa a non accettare l’incarico:« (…) Sí, sono stato scelto, ma questo, invece di donarmi forza e consapevolezza, mi schiaccia e mi confonde ancora di piú. In questo momento la Chiesa ha bisogno di una guida che abbia la forza di portare grandi cambiamenti, che cerchi l’incontro con tutti, che abbia per tutti amore e capacità di comprensione. Chiedo perdono al Signore per quello che sto per fare (…) Io però devo parlare a Lui e a voi con sincerità. In questi giorni io ho pensato molto a voi e purtroppo ho capito di non essere in grado di sostenere il ruolo che mi è stato affidato. Io sento di essere tra coloro che non possono condurre, ma devono essere condotti. In questo momento posso dire soltanto: pregate per me. La guida di cui avete bisogno non sono io, non posso essere io».
Significazione. Si può cercare di sintetizzare in questo modo:
– l’introduzione mette soprattutto in risalto l’isolamento della Chiesa (o, meglio, della gerarchia ecclesiastica) nei confronti del mondo; ma lascia anche intravedere elementi di un’umanità semplice e normale;
– la prima parte sviluppa questo elemento anfibologico: l’ufficialità della Chiesa con i suoi elementi di segretezza, di isolamento, di sacralità, ma nello stesso tempo l’umanità delle persone, sia per quanto riguarda i cardinali, sia per quanto riguarda il papa;
– la seconda parte, da un lato, è in funzione dell’evoluzione del protagonista a contatto con la gente comune e le varie situazioni della vita quotidiana (che rappresentano una vera e propria «terapia» per il papa); dall’altro, mette sempre piú in risalto la bonaria e giocosa umanità dei cardinali. Tuttavia qui nasce uno squilibrio strutturale, dovuto all’invadenza del personaggio dello psicanalista che rischia di far passare in second’ordine il protagonista. Inoltre la preoccupazione di tipo spettacolare sembra prendere il sopravvento su quella tematica;
– la conclusione esprime il punto d’arrivo dell’evoluzione del protagonista che, da un’iniziale rifiuto di tipo emotivo e viscerale (la paura, il panico) arriva ora a motivare la sua decisione con argomentazioni razionali, frutto di una riflessione sulla propria inadeguatezza.
È difficile formulare l’idea centrale del film a causa di quello scompenso strutturale di cui s’è parlato e degli elementi spettacolari che distraggono da quella che dovrebbe essere la prima sorgente della significazione del film, cioè l’evoluzione del protagonista.
Si può tuttavia intuire che Nanni Moretti intende criticare la Chiesa (la gerarchia) per certi aspetti che la rendono inadeguata ai tempi problematici che stiamo vivendo, invitandola a recuperare quell’umanità normale e semplice – caratterizzata da dubbi, debolezze, fragilità – che la rendono piú vicina all’uomo, piú vera, piú credibile.
Tematicamente non si può non rimarcare quel difetto strutturale già accennato che impedisce al film di raggiungere una piena unità strutturale e quindi tematica. Tuttavia l’appello all’umiltà (che è una virtú), che può arrivare anche alle estreme conseguenze di un papa che rinuncia al proprio incarico perché si sente inadeguato, dev’essere tenuto nel debito conto e non può non essere apprezzato. Cosí come l’esaltazione dell’«umanità» degli uomini di Chiesa non va considerata come qualcosa di negativo, visto che, per salvare l’uomo, il Verbo si è fatto carne, cioè umanità, con tutte le debolezze, le paure e le angosce che questa comporta.
Resta quella che qualcuno ha definito la «presa in giro» degli uomini di Chiesa (dei cardinali, mai del papa, che viene sempre presentato con grande rispetto e simpatia). Ma l’ironia, quando non è astiosa o demolitrice, come in questo caso, può essere un modo efficace per «castigare i costumi», per ridere degli altri e di se stessi evitando cosí di prendersi troppo sul serio. (Olinto Brugnoli)
1 Questa scena è particolarmente importante perché la canzone che i cardinali ascoltano ha un titolo molto significativo (Todo cambia) e si sovrappone alle immagini del papa che vaga per la città. Il papa poi incontra una donna che canta la stessa canzone. Tutto ciò crea un collegamento tra quello che avviene dentro e quello che avviene fuori. (La canzone è cantata da Mercedes Sosa, la cantante argentina morta nel 2009, simbolo della resistenza alla dittatura,che ha chiamato a raccolta le madri dei desaparecidos coi loro fazzoletti bianchi di denuncia).