L’UDIENZA
Lettura del film di: Nazareno Taddei sj
Edav N: 282 - 2000
Titolo del film: L’UDIENZA
Titolo originale: L’UDIENZA
Nazione: ITALIA
Anno: 1972
Amedeo, un giovane ufficiale in congedo, vuol parlare col Papa. Ma quel fatidico due febbraio, partecipando a un’udienza di gruppo, traspare questa sua intenzione e cominciano i suoi guai. L’affidano a un commissario della polizia italiana che lo sta trattando da criminale, fino a quando non scopre il suo tesserino degli ex ufficali; ma non lo molla. Gli dà segretamente il numero di telefono di Aiche – prostitutella di lusso – con l’ovvia intenzione di poterlo seguire meglio. Ma costei si innamora e cerca di aiutarlo. Attraverso un principe della nobiltà nera, si arriva a un monsignore della generazione che «ha introdotto in Vaticano un’aria fresca e innovatrice» e, con lui, a un cardinale di curia che invece lo considera coinvolto con le forze teologiche contestatrici e lo schiaffeggia. Amedeo tenta di far giungere al Pontefice un suo messaggio con una cerbottana, ma lo pescano e lo ricoverano in una specie di convento-prigione. Amedeo non desiste. Nel frattempo, Aiche si trova incinta e gli chiede di sposarla e di andarsene insieme; ma Amedeo è troppo preso dalla sua idea. Sono intanto passati mesi. Amedeo non desiste e una notte, approfittando di una solenne uscita notturna del Papa, scavalca le transenne per avvicinarlo; ma è preso e messo in reparto psichiatrico, malato invece com’è di bronchite. Aiche ormai, che ha avuto il figlio, si unisce col commissario. Aiche non gli è più accessibile. Amedeo è ammalato, gira a vuoto. Tenta un’ultima volta il portone di bronzo, perché ha freddo e cerca asilo, ma trova lo sbarramento delle guardie svizzere: «Già, casa privata» ripetendo tra sé la frase che le guardie gli avevano detto la prima volta. Muore di crisi polmonare sotto il colonnato, mentre un nuovo giovane che s’è presentato per parlare col Papa, viene affidato – come già lui – al commissario. (da NAT in «Note Schedario», maggio 1972)
Sono passati quasi trent’anni, ma qualcosa di vero di poco encomiabile in certi ambienti anche religiosi ed ecclesiastici, e non solo, c’è ancora. Eppure questo film di Ferreri «non convince. (…Anzitutto,) il personaggio di Amedeo. Non è il povero diavolo che vorrebbe parlare col Papa e di per sé ne avrebbe tutte le ragioni e ne è impedito per ovvie ragioni; è un fissato, uno sostanzialmente anormale, nonostante la sincerità degli intenti (…tanto) da rifiutare l’unica strada possibile, pur lunga e incerta, offertagli dal monsignore.» (ivi)
In secondo luogo, ci sono vari elementi nella vicenda, messi lì solo perché fanno comodo per un film che vuol essere satira contro il Vaticano e tutto ciò che gli sta attorno, compresa la polizia italiana, rappresentata dal commissario. P.e. «cosa c’entra con la storia di Amedeo che il principe stia organizzando gruppi militari per difendere i valori eterni del cristianesimo, facendo pensare al noto principe Borghese dell’epoca? e cosa c’entra anche il cardinale che se la prende con Amedeo come fosse legato con i preti contestatori olandesi?» (ivi) Niente; ma servono a far fare brutte figure a quell’ambiente; però gratuitamente.
Lo stesso si può dire di dettagli, basta uno sguardo o una mezza frase, per far capire che si vuole proprio gettare il discredito su ambienti, più che su persone, i difetti denunciati dal film, che purtroppo talvolta ci sono nella realtà sebbene non a quel modo, in sé sono giustificabili o scusabili; ma così come sono mostrati non riescono ad avere valore emblematico (e quindi non dimostrano molto): sono difetti o errori di quelle persone in quel preciso racconto che è inventato dalla sceneggiatura e dal regista e non di un sistema al quale quelle appartengono; quindi solo qualche spirito settario potrebbe passare sopra all’incongruenza del racconto.
Insomma, «un’occasione perduta!» (ivi) e quant’altre in questi quasi trent’anni! Un vero peccato!
Gassman è il principe romano che aiuta Aiche a trovare un contatto col Vaticano. Ascolta il giovane Amedeo sul suo trono principesco, presentatogli da Aiche, che poi gli lava i piedi. Lo si rivedrà in due o tre circostanze; l’ultima, quella in cui sta addestrando alla guerra un gruppo di giovani. Non è una gran parte, ma dà il suo contributo alla satira contro la Roma cattolica, Vaticano, nobiltà nera, &.. soci (che, poi, chissà se ci sono, come dice la propaganda avversa!).