IL TEMPO DELLE MELE
Regia: Claude Pinoteau
Lettura del film di: Adriana Brugnoli
Edav N: 97 - 1982
Titolo del film: IL TEMPO DELLE MELE
Titolo originale: LA BOUM
Cast: regia: Claude Pinoteau - sogg., scenegg.: Danièle Thompson, Claude Pinoteau - scenogr.: Jacques Bufnoir, Bertrand De La Fontaine - fotogr.: Edmond Séchan - mont.: Marie-Josèphe Yoyotte - mus.: Vladimir Cosma - cost.: Jacques Fonteray, Nicole Bize - arredamento: Jacques Brizzio, Marc Baltzarelli - interpr. princ.: Sophie Marceau (Vic Beretton), Brigitte Fossey (Françoise Beretton), Claude Brasseur (François Beretton), Denise Grey (Poupette), Jean-Michel Dupuis (Ètienne), Dominique Lavanant (Vanessa), Sheila O'Connor (Pénélope Fontanet), Bernard Giraudeau (Èric Lehman), Jean-Pierre Castaldi (Brassac), Alexandre Sterling (Mathieu), Frédéric De Pasquale (Antoine), Evelyne Bellego (Èliane), Richard Bohringer (Guibert), Alexandra Gonin (Samantha Fontanet), Alain Beigel (Raoul.) - produz.: Marcel Dassault per la Gaumont Int. - colore - durata: 110' - distrib.: Gaumont - General Video, San Paolo Audiovisivi - Blu-Ray; DNC Entertainment - origine: FRANCIA, 1981
Sceneggiatura: Danièle Thompson, Claude Pinoteau
Nazione: FRANCIA
Anno: 1981
Il trionfo è esploso come il titolo originale del film (LA BOUM), inaspettatamente e talora a livelli di frenesia collettiva: ressa soffocante e interminabili code alle biglietterie, transenne crollate per la smania di assicurarsi un posto a sedere, e, in sala, atmosfera da loggione: applausi, botte e risposte, facili e spontanee identificazioni con relativi sospiri. Protagonisti: soprattutto giovani, ma anche - ed in discreto numero - adulti. Che cosa spiega un fenomeno così sorprendente, che la critica cinematografica ha snobbato con qualifiche di banalità, mediocrità, puritanesimo? La risposta parte dalla lettura del film, ma investe un fatto di costume troppo ampio e nuovo per poter essere sviscerato in breve tempo e in modo soddisfacente. Psicologi e sociologi sono già al lavoro per scandagliare la nuova generazione di adolescenti e giustificare in qualche modo questo loro nuovo idolo - Sophie Marceau, la giovanissima interprete del film - paragonandolo con i vecchi miti dello spettacolo (James Dean, Elvis Presley, John Travolta). Nel contempo, la grande macchina pubblicitaria si è mossa per imporre ed alimentare questo simbolo, e renderlo più credibile creando un parallelo tra la vita e lo schermo, tra la reale Sophie e Vic, protagonsita del film.
La vicenda. Vic è una ragazzina tredicenne, appena trasferita con la famiglia da Versailles a Parigi, iscritta al primo corso di un liceo cittadino. La vicenda si snoda - press'a poco nell'arco di un anno scolastico - seguendone incontri, amicizie, squarci di vita quotidiana; problemi e sentimenti che - come ogni adolescente - ella vive con il senso dell'unicità e del coinvolgimento totale, ma anche con un grande desiderio di comunicazione e comprensione: è l'aspirazione a sentirsi autonoma, è l'importanza di affermarsi come individualità, è l'ansia di sapersi stimata; è l'altalena dei moti dell'animo, l'esplosione di gioia e la voglia di piangere; è soprattutto il primo e fragile sentimento d'amore, che non sopporta intrusioni, derisioni e amarezze. Sullo sfondo di questi momenti garbati e teneri, uno sviluppo, i genitori di Vic affrontano alterne vicende: il tradimento, la temporanea separazione, i malintesi, la riconciliazione.
La conclusione del film, ottimistica circa la solidità della famiglia, è aperta alla naturale evoluzione della protagonista: per Vic si intravede all'orizzonte una nuova «cotta».
Per noi, invece, un «Tempo delle mele parte seconda».
Il racconto. Il film si apre con l'immagine di un'aula scolastica silenziosa e deserta.
Sulla panoramica di una Parigi mattutina, con il sonoro di un prolungato squillo di campanello che annuncia l'inzio delle lezioni, scorrono i titoli di testa. È il primo giorno di scuola, e i giovani riempiono via via il cortile confidandosi avventure estive, timori circa il nuovo anno, smanie per il professore più bello e critiche impietose per il più burbero. Vic viene immediatamente isolata in questa marea vociante: si parlerà soprattutto di lei, ma quello è il suo mondo, ne è immersa e in un certo modo lo rappresenta. A questo punto uno stacco ci porta a conoscere i giovani e dinamici genitori di Vic, alle prese dapprima con il trasloco, poi con le rispettive professioni: dentista lui, disegnatrice di fumetti lei, ancora alla ricerca di un successo professionale. Che arriverà puntualmente, intaccando solo alla superficie il rapporto con la figlia e le sue esigenze di attenzione.
In questo iniziale stacco narrativo è già individuabile una scelta del regista, volta a sviluppare narrativamente due filoni: uno relativo alla realtà e alle problematiche degli adolescenti, l'altro più attento ai loro genitori, e agli adulti in generale.
I due filoni si intrecciano spesso in una serie di confronti e di rapporti, bene rispondendo alla struttura ad incastro del racconto.
Altre volte corrono parallelamente, ciascuno considerando realtà, problemi e momenti di vita assolutamente autonomi e senza alcun rapporto di causalità.
Proprio quando vengano considerati da quest'ultimo punto di vista, i due filoni acquistano in buona parte del film un'esistenza propria ed assumono un uguale peso narrativo, rendendo poco chiara l'individuazione del protagonista. In alcuni momenti, infatti, protagonista sembra essere tutta la famiglia. Questo difetto strutturale è spiegabile, come vedremo, in sede di valutazione.
Circa la scelta dei «modi» cinematografici, possiamo rilevare:
1) Il tono scanzonato e sdrammatizzante che conferisce alla vicenda momenti di ilarità e di autentico divertimento, ma anche un sapore d'incredile: gli espedienti inventati dal padre per nascondere la scappatella extra-coniugale e le bugie narrate da Vic per seguire il suo amato Mathieu al mare; gli equivoci su cui si regge spesso il tenue filo della vicenda, conditi con le penombre delle sale da ballo o delle festine fatte in casa; il contenuto stesso, vivace e ingenuo, di tanti dialoghi.
2) La ricerca di effetti spettacolari, particolarmente manifesta nel montaggio velocissimo, a brevi flash che spesso si oppongono uno all'altro; nell'insistenza su alcuni personaggi secondari che diventano vere e proprie macchiette; nella scelta di un piacevole commento musicale, un rock romantico che ha dato il sottotitolo al film (Reality) e che, indipendentemente dal film stesso, è in testa alle classifiche di vendita dei 45 giri.
3) Un discorso a parte merita la figura di Poupette, la bisnonna effervescente e bizzarra, depositaria delle confidenze e dei timori di Vic. Una figura troppo presente in entrambi i filoni, talora in modo preminente, per non essere stata in qualche modo immaginata e voluta come ideale trait d'union fra la realtà degli adulti e quella degli adolescenti: disponibile all'ascolto, incapace di scandalizzarsi, pronta a trasmettere con simpatia la ricchezza delle proprie esperienze: in altri termini, l'emblema del rapporto ideale tra generazioni. Nello stesso tempo, una figura troppo inverosimile per essere presa sul serio, e quindi, un elemento spettacolare in più.
A questo punto la formulazione dell'idea centrale può essere abbozzata in questo modo: Attraverso la rappresentazione di uno spaccato di vita dei giovanissimi di oggi, mettendone in rilievo i sentimenti e le situazioni più frequenti e comuni, il regista dà vita ad uno spettacolo genuino e piacevole, in cui le scelte compiute in funzione di divertimento superano e quasi annullano eventuali proposte di riflessione.
Valutazione cinematografica. Claude Pinoteau usa con disinvoltura ed eleganza il linguaggio cinematografico, creando immagini frizzanti ed allegre come i personaggi che vivono in esse. Il tono del film è pienamente rispondente all'idea centrale, senza scadimenti nella noia, nel vuoto ispirativo, tanto meno nella volgarità.
Valutazione tematica. Il già accennato difetto strutturale, che assegna lo stesso peso narrativo ai due filoni, serve al regista per non sbilanciarsi troppo e creare un'opera che possa accontentare un po’ tutti.
L'adolescente Vic si apre alla vita sentimentale, ed i giovani trepidano per lei, sognano e vi si riconoscono. I genitori di Vic soffrono l'inquietudine di una crisi di coppia, ed allora sono gli adulti a palpitare e a commuoversi. Tutti i giovani possono ritrovarsi nella Vic che non vuole farsi vedere con i genitori dai suoi amici, nella Vic che fa del suo Mathieu un mito e poi ne strappa le foto disperandosi per un sogno infranto.
Tutti i papà e tutte le mamme possono riconoscersi in quei genitori che, di fronte alla sempre improvvisa indipendenza del figlio, incominciano a «sentirsi vecchi».
Ma chi voglia andare più a fondo, individuare uno solo di questi aspetti, ma nelle sue innumerevoli, delicate e affascinanti sfumature, non ha più risposta.
Valutazione morale. Va dato atto al film di essere uno spettacolo raffinato e sostanzialmente pulito, che si distingue, nella volgarità e nella banalità della produzione attuale, per garbo e delicatezza. Nello stesso tempo, la superficialità con cui argomenti di così viva, universale attualità, vengono solo sfiorati, rappresenta un'occasione perduta per una riflessione più acuta e più matura.
Resta ora da vedere il motivo per cui folle di giovani danno l'assalto alle sale cinematografiche. Occorre un'analisi approfondita, sorretta da indagini e sondaggi d'opinione. Da un lato, potrebbe essere consolante questa svolta nei gusti dei giovani che - forse nauseati da tanta gratuita volgarità - ritornano a sentimenti e a valori primordiali.
Dall'altro, proprio la scelta in massa di uno spettacolo solo da gustare, ma senza alcuna proposta concreta, potrebbe rappresentare la triste conseguenza di una tipica mentalità massmediale che rifugge dall'impegno e scade nel qualunquismo. (Adriana Brugnoli)