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QUANDO MENO TE LO ASPETTI



Regia: Agnès Jaoui
Lettura del film di: Adelio Cola
Titolo del film: QUANDO MENO TE LO ASPETTI
Titolo originale: AU BOUT DU CONTE
Cast: regia: Agnès Jaoui – scenegg.: Agnès Jaoui, Jean-Pierre Bacri – scenogr.:François Emmanuelli – fotogr.: Lubomir Bakchev – mus.: Fernando Fiszbein – cost.: Nathalie Raoul – suono : Jean-Pierre Duret – effetti: Def2shoot – interpr. princ.: Jean-Pierre Bacri (Pierre), Agnès Jaoui (Marianne), Agathe Bonitzer (Laura), Arthur Dupont (Sandro), Valérie Crouzet (Eléonore), Dominique Valadié (Jacqueline), Benjamin Biolay (Maxime), Laurent Poitrenaux (Eric), Béatrice Rosen (Fanfan), Didier Sandre (Guillaume Casseul), Nina Meurisse (Clémence), Clément Roussier (Julien) – durata: 112' – colore – produz. : Les Films A4, France2 Cinéma, Memento Films Production, La Cinéfacture, Hérodiade con la partecipazione di Canbal +, Ciné +, Télévisions, Lemento Films Distribution, Memento Films International, in associazione con Cofimage 23 e Api 4 – origine: FRANCIA, 2013 - distrib.: Lucky Red (06-06-2013)
Sceneggiatura: Agnès Jaoui, Jean-Pierre Bacri
Nazione: FRANCIA
Anno: 2013

Sono almeno due le storie raccontate dal film e si svolgono in modo parallelo. La prima è parabola speculare della seconda. Si tratta d'un gruppo teatrale di bambini, che sotto la guida della Fata preparano lo spettacolo da presentare ai genitori interpretando la favola della bella addormentata nel bosco. L'altra riguarda le vicende/storie dei numerosi adulti, tra i quali i parenti e gli amici, ognuno afflitto dai problemi della vita reale, tutt'altro che teatrale. Le due storie sono montate nel film a spizzichi con spezzoni di episodi incompleti, che lo spettatore deve a sua volta montare in successione, se non si perde anche lui nel bosco incantato che fa da sfondo alla prima storia. Il film inizia con la seconda, quella vera, con il personaggio che, pur non essendo l'unico protagonista, invaderà lo schermo dal principio alla fine. E' la giovane di 24 anni (la principessa addormentata)  che nel sogno si perde nel bosco e poi trova un uomo/angelo (il principe azzurro) che le indica la strada d'uscita, anzi la trasporta in volo fuori del bosco pericoloso. Risvegliatasi, si incontra per caso (nel film è il CASO, IL DESTINO che muoverà tutti gli avvenimenti e le circostanze che coinvolgeranno tutti i personaggi!) con un giovane, che corrisponde al sogno d'amore. E' musicista,  balbuziente ma 'bello', che sta lavorando per terminare la composizione del pezzo sinfonico che

 

l' orchestra dovrà eseguire durante lo spettacolo dei bambini. E' amore a prima vista. Lei a distanza di tempo incontrerà un altro, 'più bello' del primo, e tradirà il musicista, che ne rimane frustrato; tenta di fare amicizia con un'altra, ci ripensa e infine accetterà il ritorno di lei che, come se non fosse successo niente. gli chiede di tornare insieme. La didascalia finale del film recita in proposito, e non soltanto in riferimento ai due giovani!: "E vissero felici e contenti / e si tradirono molto". Le vicende/storie dei personaggi della seconda storia hanno tutte qualcosa di comune e di simile: progetti e delusioni. C'è la bambina che si sta preparando a ricevere la prima comunione e che poi vi rinuncerà, dopo che il papà la convince che non vale la pena di pensare a quella cosa. Riassumo il dialogo. "Papà, dov'è adesso il nonno morto? In cielo?" -Ma no, il cielo lo inventa chi non si rassegna al fatto che dopo la morte non c'è nient'altro. Il nonno adesso è nella sua bara. Dio non c'è- A lei, dunque, capita quello che non s'aspettava e proprio quando meno se l'aspettava! Altrettanto per gli altri personaggi, dei quali ritengo superfluo riassumere le vicende. Quello che importa per comprendere il succo del film non sono i fatti ma il modo di presentarli scelto dal regista. Chi decide tutto nella vita dei personaggi è il DESTINO. Non si discute se esso esista o no. Questa e così e la vita. Ne volete prove convincenti? Guardate il mio film! Questa evidentemente è la sua opinione.  

Tra i numerosi personaggi ce n'è uno che fa eccezione, il padre del musicista. Meno male, almeno uno!, si dirà. Lo vediamo. gestire un'autoscuola, sempre triste e sopra pensiero? Ma perché? Una fattucchiera gli ha predetto la data della morte: 14 marzo, fra poco dunque, quella medesima del grande Cesare, che poi s'è avverata davvero! L'uomo maturo è scettico, non crede nel modo più assoluto perché "sono tutte stronzate!", come ripete spesso a se a agli altri. Però, però...l'incubo dell'arrivo della data lo perseguita giorno e notte  e perde il sonno. A lui non si addice il titolo del film, perché egli se l'aspetta quello che gli altri non si aspettano perché non sanno che cosa il destino deciderà per loro. Alla fine del film l'uomo sopravvive, dunque anche lui è compreso dal titolo ... rovesciato nell'affermazione generale. In parte rientra nell'eccezione alche il figlio musicista. Egli da tempo non chiede più nulla al padre, che gli ha sempre negato la realizzazione del suo sogno di andare a vivere per conto suo in un suo appartamentino indipendentemente dai genitori. Alla vigilia della morte (!) il padre gli offre i soldi che il giorno dopo avrebbe ereditato dal testamento che gli comunica a voce (... allora all'uomo, che non lo scrive, forse rimaneva ancora in testa un filo di dubbio circa la predizione della fattucchiera! Che guazzabuglio il cuore umano!). Il figlio si rassegna e accetta il denaro che gli viene offerto quando meno se l'aspettava! Ma ... non si aspetta che la sua ex fidanzata 'sognatrice' ritorni a lui! E rientra così nella regola (anzi nel 'destino') generale.

*   *   *

La direzione e l'interpretazione dei personaggi è, (purtroppo in riferimento all'idea centrale del film ma positivamente per chiarezza d'espressione della medesima) eccellente. Quella dell'uomo in crisi provocata dalla conoscenza (conoscenza?) della data della morte è credibile per la verisimiglianza ch'egli riesce a simulare con uno che prendesse la previsione della fattucchiera sul serio. Quella dei due giovani è professionale ma di maniera, e questa li avvicina a quelli 'veri' che tutti conosciamo. La generale somiglianza alla vita reale aumenta osservando che gli ambienti delle riprese sono "come" quelli che tutti frequentiamo normalmente, cucine, salotti, famigliari sale da pranzo. I dettagli sono bel calibrati, quasi per convincerci che stiamo assistendo non a una fiction ma a situazioni normali, nelle quali noi spettatori siamo e ci muoviamo ogni giorno. L'idea centrale del film trova facilitata la strada per entrarci in testa senza suscitare obiezioni, almeno fino a quando non la sottoporremo a verifica critica.

Tra gli adulti si distingue l'interprete della matura attrice, che per professione è addestrata e abituata a fingere. Quando in automobile si lascia guidare dall'istruttore dell'autoscuola, che è il padre del musicista, brilla nell'imprevedibile pericolo di scontro frontale con una macchina che quasi la investe, salvata in tempo dal prudente accompagnatore, il quale, a sua volta, distratto anzi dominato dall'incubo che lo distrae, rischia ugualmente di finire la vita sull'asfalto della strada. "No, dichiara con freddezza riavutosi dallo spavento, non morirò oggi!"

 

Ho anticipato la chiarezza nella comunicazione dell'autore circa L'IDEA CENTRALE del suo film. Non mancano momenti di raggelante umorismo, ma al regista va riconosciuto il merito d'aver espresso senza ambiguità la sua opinione circa il fatto chenella vita tutto dipenda dal DESTINO, dalle cui decisioni imprevedibili nessuno può sperare di sottrarsi.

 

In vista della formazione personale del giovane spettatore è necessario distinguere tra la conoscenza dell'idea centrale del film e la sua critica discussione, alla quale corrisponde l'accettazione o la contestazione della medesima come conseguenza dipendente dai propri convincimenti personali. Per quanto riguarda il sottoscritto, la convinzione che chi guida la storia personale e dell'umanità è la Divina Provvidenza, è la misteriosa verità che consente ad ognuno,, secondo la sua esistenzialità, di vivere con serenità, mai con acritica indifferenza passiva, le vicende della vita.

 

E' LA STORIA DI DIVERSI PERSONAGGI GIOVANI E ADULTI in preda a circostanze ed eventi dolorosi imprevisti, che li provocano a interrogarsi sul perché della vita e in particolare della presenza in essa del male, I QUALI RISPONDONO ai comuni problemi attribuendone le cause al destino

E' da notare che tale idea centrale non è discussa e dimostrata dal film con metodo filosofico, ma indirettamente affermata con il modo di presentare le vicende della vita. La sua espressione, sopra riportata, è più ampia dell'ambito riferito dal film.

Durante lo scorrere  del lungo cast di coda assistiamo alla presentazione dei bambini interpreti dello spettacolo offerto ai genitori. Si presentano sul boccascena del palcoscenico e s'inchinano agli spettatori che li applaudono. Hanno recitato e interpretato la vita sotto la guida della Fata/Destino. Ecco il principe azzurro, che nelle prove non voleva baciare la principessa "perché non mi ama più!", e la principessa che poi da lui fu baciata e risvegliata nel bosco fatato; ecco il lupo, che allontanò provvisoriamente il principe dalla principessa; questo è l'albero e questi i frutti e gli animali del bosco di favola. Ogni bambini all'inizio della prove avrebbe voluto scegliersi il personaggio da interpretare con il relativo splendido costume e fluente parrucca argentata preparata dai genitori, ma chi ha deciso per tutti è stata la Fata con la sua bacchetta magica, che il bambino più piccolo aveva sbadatamente spezzata, ma che subito era stata sostituita.

Ogni particolare della prima storia del film è stata, dunque, in funzione simbolica della seconda.

(Adelio Cola, Torino 21 giungo 2013)
 


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