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L'ARTE DELLA FELICITÀ



Regia: Alessandro Rak
Lettura del film di: Olinto Brugnoli
Titolo del film: L'ARTE DELLA FELICITÀ
Titolo originale: L'ARTE DELLA FELICITÀ
Cast: regia: Alessandro Rak – scenegg.: Alessandro Rak, Luciano Stella – mont.: Marino Guarnieri – mus.: Antonio Fresa, Luigi Scialdone – durata: 84' animazione – colore – produz.: Big Sur con Mad Entertainment, Rai Cinema, Cinecittà Luce – origine: ITALIA, 2013 – distr.: Istituto Luce Cinecittà.
Sceneggiatura: scenegg.: Alessandro Rak, Luciano Stella
Nazione: ITALIA
Anno: 2013
Presentato: 70. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica 2013 – SETTIMANA DELLA CRITTICA – Film d’Apertura Fuori Concorso

Il regista. Alessandro Rak, regista e autore napoletano, è stato direttore artistico di special tv di animazione. È autore di cortometraggi vincitori di numerosi premi; ha realizzato videoclip e fumetti. L'ARTE DELLA FELICITÀ è il suo primo lungometraggio di animazione.

 Il film è la storia della rottura e della ricomposizione di un'armonia tra due fratelli, Sergio e Alfredo. In una Napoli battuta dalla pioggia e sommersa da una montagna di rifiuti che sembrano annunciare un'imminente apocalisse, il quarantatreenne Sergio fa il tassista. Musicista per vocazione, ha chiuso con la musica dieci anni prima, quando suo fratello maggiore, Alfredo, l'ha abbandonato per seguire orizzonti più ampi di natura spirituale: è partito per il Nepal e si è convertito al Buddismo. Ora Sergio è venuto a sapere che il fratello è morto e la sua esistenza sembra non avere più senso. Mentre guida il suo taxi, Sergio ascolta una trasmissione radiofonica dal titolo “l'arte della felicità” in cui si disquisisce circa la possibilità di essere felici in un mondo in cui l'anima delle persone sembra essere chiusa in una gabbia e quindi impedita di raggiungere la libertà e la conseguente felicità. È significativo che sul cruscotto del taxi di Sergio spicchino in bella vista una statuetta del Buddha e una lettera proveniente dal Nepal che contiene il testamento spirituale del fratello. Attraverso una serie di flashback veniamo a conoscere l'infanzia e la giovinezza dei due fratelli, uniti ma spesso in contrasto tra di loro, fino al momento della perfetta intesa artistica (Sergio suonava il pianoforte e Alfredo il violino) troncata dall'improvvisa partenza di Alfredo («Se avere orecchio per la musica vuol dire essere sordi a tutto il resto, io ho chiuso con la musica»).

In seguito i due fratelli si erano parlati via internet, ma senza mai riuscire a ricucire la loro unione e a capire l'uno le ragioni dell'altro.

Un giorno Sergio dà un passaggio ad una giovane donna, Antonia, che sembra disperata e senza meta. Tra i due nasce un'improvvisa e inaspettata sintonia che produrrà notevoli cambiamenti in Sergio (importante è il dono dell'anello che Antonia fa a Sergio e significative sono le immagini che creano un'analogia tra il viaggio del taxi di Sergio e quello di una macchinina a molla che, dopo aver urtato contro un anello, cambia direzione). Poi Sergio incontra altri personaggi, più o meno emblematici, che lo fanno riflettere sempre più sul senso della vita e sulla ricerca della felicità, mentre un gabbiano, che rappresenta l'anima del fratello, continua a volteggiare nel cielo («Le anime ritornano sempre»).

Durante un cataclisma che sembra distruggere la città di Napoli, Sergio ha la visione del fratello che lo invita ad entrare in un mondo nuovo dove è possibile ritrovare la perfetta intesa e quell'armonia che si era spezzata. Sergio arriva così a capire che la vera felicità non è qualcosa che proviene dall'esterno o che piove dal cielo, ma è qualcosa che è dentro di noi, qualcosa che va cercata nell'interiorità e nella spiritualità. È frutto di un'esperienza che si potrebbe definire mistica, che non si preoccupa del futuro e non si rammarica per il passato, ma che sa vivere il presente in pienezza. Senza più confini materiali o spirituali, perché la realtà è “una” e permette di congiungersi con le persone care al di là del tempo e dello spazio e di ritrovare l'armonia e la felicità che sono costitutive della vita e della realtà.

Il film, forse un po' troppo didascalico a livello verbale, è ricco di riferimenti al Buddismo e alla spiritualità orientale o comunque mistica. Spiritualità verso la quale si sta manifestando un vivo interesse anche nella cultura occidentale. Lo si può capire dai numerosi articoli, pubblicazioni, testi letterari e anche film (si veda, per esempio, il film UN GIORNO DEVI ANDARE di Giorgio Diritti) che caratterizzano questo particolare momento storico. (Olinto Brugnoli)

 


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