VIA CASTELLANA BANDIERA
Regia: Emma Dante
Lettura del film di: Olinto Brugnoli
Titolo del film: VIA CASTELLANA BANDIERA
Titolo originale: VIA CASTELLANA BANDIERA
Cast: regia: Emma Dante – tratto dall’omonino romando di Emma Dante – scenegg.: Emma Dante, Giorgio Vasta con Lica Eminenti – fotogr.: Gherardo Gossi – mont.: Benni Atria – scenogr.: Emita Frigato – mus.: Fratelli Mancuso – cost.: Italia Carroccio – interpr. princ.: Emma Dante (Rosa), Alba Rohrwacher (Clara), Elena Cotta (Samira), Renato Malfatti (Saro Calafiore), Dario Casarolo (Nicolò) – durata: 90' – colore – produz.: Vivo Film, Wildside, Ventura Film, Slot Machine con Rai Cinema – origine: ITALIA / SVIZZERA / FRANCIA, 2013 – distrib.: Istituto Luce – Cinecittà (12.9.2013 a Palermo e 19.9.2013 in tutta Italia).
Sceneggiatura: Emma Dante, Giorgio Vasta con Lica Eminenti
Nazione: ITALIA / SVIZZERA / FRANCIA
Anno: 2013
Presentato: 70. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica 2013 – CONCORSO
Il film è tratto dal romanzo Via Castellana Bandiera (pubblicato da Rizzoli nel 2008) di Emma Dante, una delle personalità più vitali, forti e innovative del nostro teatro, che qui si cimenta anche nel ruolo di regista e di interprete cinematografica.
È una domenica pomeriggio e lo scirocco affligge la città di Palermo. Il film inizia con le immagini della numerosa famiglia Calafiore che si cimenta in un tipo di pesca fuori del comune. Ma la vecchia Samira, la nonna di diversi nipotini e suocera del capofamiglia, si trova al cimitero a piangere la figlia Thania e a dare da mangiare a una muta di cani che sembrano partecipare al suo dolore. Samira, che è di origine albanese, si prostra sulla tomba della figlia e viene ripresa con un'angolazione dall'alto che mette in evidenza la sua disperazione e la sua forte personalità. Poi raggiunge gli altri componenti della famiglia e, tutti assieme, fanno ritorno a casa con l'automobile.
Con montaggio parallelo, le immagini passano a presentare due donne, Rosa e Clara, venute a Palermo per festeggiare il matrimonio di un amico, che, con la loro auto, si perdono nelle strade della città. Tra di loro esiste un rapporto sentimentale, ma Rosa, che è originaria di Palermo ma non ha conservato un buon rapporto con la propria città, è scontrosa e dà vita ad una serie di scaramucce con la compagna (che fa la disegnatrice). Ad un certo punto le due donne si perdono un una strada stretta, una specie di budello, Via Castellana Bandiera, proprio mentre, dall'altra parte, sopraggiunge la famiglia Calafiore (al volante, manco a dirlo, c'è Samira). Due donne al volante, dunque, ciascuna con grossi problemi personali, talmente forti e orgogliose da non voler assolutamente cedere il passo l'una all'altra.
Poco alla volta si forma un ingorgo per il sopraggiungere di altre automobili da entrambe le parti (naturalmente la segnaletica non esiste e pertanto ciascuno è convinto di avere ragione). Le due donne sembrano irremovibili nel dimostrare la propria determinazione e la propria forza. A nulla valgono i tentativi da parte di alcune persone di farle ragionare e di far prevalere il buon senso. Ad un certo punto scoppia addirittura una rissa e per poco non ci scappa il morto. Ma nessuna è disposta a cedere e pertanto si assiste ad una sorta di vero e proprio duello psicologico per dimostrare la propria forza, superando ostacoli come la fame e i bisogni fisiologici.
Nel frattempo i componenti la famiglia Calafiore lasciano Samira da sola nell'automobile, entrano nella loro palazzina e pensano di sfruttare la situazione per fare un po' di soldi con le scommesse con la gente del quartiere. Cala la notte, ma la situazione non si evolve. Gli unici che sembrano essere estranei a questa logica perversa sembrano essere un nipote di Samira e Clara, che hanno tra di loro un momento di comunicazione e quasi di amicizia.
Quando spunta l'alba le due donne sono ancora ai loro posti, ma Samira è ormai stremata e sembra in coma. Allora Rosa si decide a fare marcia indietro. Ma sarà proprio questa manovra (le due macchine erano incastrate l'una nell'altra) che provocherà la discesa della macchina di Rosa verso un precipizio. Tutta la gente del quartiere allora accorre, ma si capisce che per Rosa non c'è più niente da fare.
L'ultima inquadratura del film è un piano sequenza che dura a lungo: tutta la gente del quartiere corre in direzione del precipizio uscendo di campo. Alla fine resta l'immagine di quel quartiere degradato, dove non c'è più nessuno, quasi un simbolo della follia degli uomini (o delle donne) che ha effetti disastrosi.
Si può vedere pertanto, in questo duello fuori dal comune, una metafora, oltre che dell'irrazionalità, del mito della forza, che dovrebbe far sentire gli uomini più importanti, ma che invece diventa il segno di un'autodistruzione annunciata. È significativo, infatti, che all'inizio del conflitto, la stradina sia strettissima e non consenta alle due automobili di passare contemporaneamente, mentre verso la fine sembra molto più larga, ad indicare che, se ci fosse la buona volontà, ci sarebbe spazio e posto per tutti. (Olinto Brugnoli)