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LA MIA CLASSE



Regia: Daniele Gaglianone
Lettura del film di: Franco Sestini
Titolo del film: LA MIA CLASSE
Titolo originale: LA MIA CLASSE
Cast: regia: Daniele Gaglianone – scenegg.: Gino Clemente, Daniele Gaglianone, Claudia Russo – mont.: Enrico Giovannone – fotogr.: Gherardo Gossi – mus.: Stefano Campus – scenogr.: Laura Boni – cost.: Irene Amantini – interpr. princ.: Valerio Mastandrea, Bassirou Ballde, Mamon Bhuiyan – durata: 92’ – colore – produz.: Axelotil Film, Kimerafilm, Relief con Rai Cinema - origine: ITALIA, 2013 – contatti: Axelotil Film (16.1.2014)
Sceneggiatura: Gino Clemente, Daniele Gaglianone, Claudia Russo
Nazione: ITALIA
Anno: 2013
Presentato: 70. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica 2013 – GIORNATE DEGLI AUTORI

È la storia di una classe di stranieri che fanno lezione per imparare la lingua italiana, condizione essenziale per trovare lavoro: infatti, gli alunni sono tutti extra comunitari che hanno o sono in attesa del permesso di soggiorno; il maestro (Valerio Mastandrea) insegna loro soprattutto a vivere.

La tipologia delle lezioni è semplice: si prende una parola e su questa si costruisce una frase con il contributo di tutti; gli “alunni” parlano soprattutto di loro stessi, delle loro aspirazioni, di come si stanno trovando in questo Paese e, in particolare della legge italiana; è così che il maestro costruisce due scatole con una fessura dalla quale i giovani fanno passare, su una “i doveri” e sull’altra “i diritti”; questo sistema di giocare sulle parole per arrivare al significato ed alla sua essenza sembra dare i suoi frutti e gli alunni fanno progressi.

Improvvisamente un evento prende il sopravvento su tutto il resto e diventa l’elemento catalizzante di tutta la loro attenzione: ad un alunno non è stato rinnovato il permesso di soggiorno e quindi non potrà più frequentare la scuola, dato che la produzione non può pagare chi non è in regola con i documenti. Ed allora, le brevi apparizioni del regista e di altri dello staff tecnico, diventano sistema e, da quel momento in poi, il film diventa veramente una fiction in cui recitano tutti, alunni e troupe, e in questa sorta di ricostruzione di quello che potrebbe accadere al loro compagno, viene fuori la vera storia della classe: viene ipotizzato che il giovane senza permesso venga fermato da due poliziotti (veri ma che fanno gli attori) e che venga condotto in caserma, da dove viene poi trasferito in carcere in attesa del processo e della eventuale successiva espulsione dall’Italia.

Il giovane, nel completo abbandono, si toglie la cintura e s’impicca: così lo trovano le guardie carcerarie il mattino seguente.

L’intera troupe, sia tecnica che artistica (gli alunni e Mastandrea) si ritrovano e piangono per il gesto del giovane amico: e questo è forse il vero film, che prendendo spunto da un tragico evento, ognuno dei presenti si comporterà di conseguenza..

Il film è ben realizzato, misurato nella forma e nella sostanza, senza eccessivo buonismo ma anche senza forti esplicitazioni legislative sulla legge dell’immigrazione; quel che ha detto lo ha detto con le immagini e con la storia: alla proiezione erano presenti quasi tutti i giovani lavoratori/studenti, tutti ben vestiti e giustamente orgogliosi di essere oggetto di attenzione di tanta gente; era ovviamente presente anche il regista e Valerio Mastandrea, ma loro sono di casa.

Un ultimo commento: nella seconda parte del film la fiction e il cinema verità si mischiano insieme e diventano un unico oggetto da esaminare da parte del pubblico, con quell’attenzione che merita un problema come quello dell’immigrazione; ognuno poi dirà la sua, ma con rispetto delle reciproche posizioni. (Franco Sestini)

 


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